La più grandiosa traversata da Novate Mezzola alla Valmalenco
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sull'alta Valle di Preda Rossa
Punti di
partenza ed arrivo
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Tempo necessario
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Dislivello in
altezza
in m. |
Difficoltà
(T=turistica, E=escursionistica, EE=per
escursionisti esperti)
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Rif.
Ponti-Chiesa Valmalenco
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6-7 h
|
380
|
EE
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SINTESI.
Dal rifugio Ponti imbocchiamo
la traccia segnalata che procede verso
est-nord-est (a destra per chi guarda al monte
Disrazia), traversando una fascia di lastroni,
per poi piegare a destra e risalire il ripido
fianco della morena centrale della Valle di
Preda Rossa. Giunti
sul filo della morena, troviamo l'indicazione su
un masso del Sentiero Roma e
scendiamo per ripida traccia sul fianco opposto,
guadando poi un ramo del torrente. Saliti su un
cordone morenico, seguendo
i segnavia che ci fanno avvicinare al fianco
orientale della valle. La traccia ci porta
presso un grande masso, sul quale è scritta,
in caratteri molto grandi, l'indicazione del
rifugio Desio. Dobbiamo oltrepassare un
pianoro occupato spesso, anche a stagione
avanzata, da un nevaio, prima di giungere ai
piedi della costiera, che attacchiamo in
corrispondenza di un nevaio.
Questo va risalito in direzione del vertice di
sinistra, oppure in parte fiancheggiato a
destra, salendo per gande, ed alla fine
tagliato verso sinistra. Nell'ultima parte la
pendenza è significativa, per cui sono
consigliabili i ramponi. Tocchiamo poi un
terreno misto costituito da sassi mobili e
terriccio, che rende piuttosto faticosa
l'ulteriore salita al passo di Corna
Rossa, che avviene fra canalini e
lastroni, con tratti assistiti da corde fisse.
Alla fine siamo al passo, dove si trova il
dismesso e pericolante rifugio Desio
(m. 2836). Scendiamo, poi in Val Torreggio
(Val del Turéc'), seguendo le indicazioni ed i
segnavia del Sentiero Roma, dapprima per
sfasciumi, lungo la valle Airale
(attenzione a non prendere a sinistra per il
lago della Cassandra), poi su terreno meno
faticoso, nell'alta Val Torreggio
(Val del Turéc'), dove, in una
bella piana disseminata di larici,
raggiungiamo alla fine la meta della prima
giornata, il rifugio
Bosio (m. 2086), dopo aver
varcato il torrente Torreggio su un bel ponte,
collocato recentemente dai cacciatori.
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Valle di Preda Rossa e dei suoi percorsi
L’ultima giornata del Sentiero Roma prevede il passaggio dalla Val Masino alla Valmalenco, con discesa finale a Chiesa Valmalenco (sgésa) o a Torre S. Maria: si compie, così, il progetto grandioso di una traversata da Novate Mezzola, alle porte di Valtellina e Valchiavenna, al cuore della Valmalenco, baricentro delle Alpi Retiche.
Guado del torrente di Preda Rossa
Dal rifugio Ponti, seguendo le abbondanti segnalazioni, si può salire al passo di Corna Rossa. Questo itinerario, nella sua prima parte, coincide con quello seguito dagli alpinisti che scalano il Disgrazia. Si attraversa il primo torrente che scende dal ghiacciaio di Preda Rossa ("sgiascé"), per poi salire sul filo della grande morena centrale che termina ai piedi del medesimo ghiacciaio. Seguendo le bandierine rosso-bianco-rosse, si scende, quindi, sul lato opposto, seguendo un sentierino e, ignorate le indicazioni per il Monte Disgrazia ("desgràzia"), si raggiunge un masso sul quale è segnalato il percorso per i rifugi Desio e Bosio.
Salita al passo di Corna Rossa
Volgendo lo sguardo alle spalle, si può godere di un buon colpo d’occhio sulla poderosa costiera Remoluzza-Arcanzo, fra Valle di Preda Rossa e Val di Mello ("val da mèl"), sulla quale sono individuabili, da nord (cioè da destra) la Bocchetta Roma ("pas da ciöda"), il pizzo della Remoluzza (sciöma da remolöza, m. 2814), il pizzo di Averta (dal dialettale "avert", cioè aperto, m. 2853), il pizzo Vicima (sciöma da veciöma, m. 2687), la cima degli Alli (sciöma dei äl, o Ali, m. 2725) e la cima di Arcanzo (m. 2715). La discesa termina sul greto del secondo torrente che scende dal ghiacciaio e che deve essere attraversato. Il sentiero è a tratti ben visibile, ma talora ci si deve affidare alle segnalazioni.
Salita al passo di Corna Rossa
Fra massi rosseggianti sempre più numerosi e con immagini sempre diverse del Monte Disgrazia ("desgràzia", m. 3678, alla cui sinistra si individua bene la sella di Pioda, a sua volta a destra del monte Pioda - "sciöma da piöda"-), il percorso prosegue, passando a monte della seconda morena della valle, quella orientale, e giungendo ad un grande masso, su cui un’indicazione indirizza ad un nevaio che è presente anche a stagione avanzata e che deve essere risalito.
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traversata dalla morena centrale di Preda Rossa al
passo di Corna Rossa
E' già
visibile, in alto, la piccola depressione del passo (m.
2836), posto a sud della
cima di Corna Rossa (m. 3180); il Monte Disgrazia,
intanto, si defila sempre più dietro la dorsale della
punta di Corna Rossa.
Il nevaio va tagliato verso sinistra,
o aggirato a monte, con cautela, perché, nella parte
alta, è abbastanza ripido, per cui val la pena di
calzare i ramponi. Raggiunta la fascia di rocce sul suo
limite superiore, si inizia la salita su un fondo
costituito da terriccio, sassi mobili e massi talora
scivolosi. Per questo va affrontata con cautela: in un
paio di punti corde fisse la rendono più sicura.
Ex-rifugio Desio al passo di Corna Rossa
Sono pochi i punti esposti, ma conviene ugualmente salire senza fretta. Poco oltre il secondo punto attrezzato con corde fisse, si raggiunge finalmente il passo di Corna Rossa, annunciato dalla punta del parafulmine posto nei suoi pressi (e tutt’altro che superfluo: la zona, per la presenza di rocce con alto contenuto ferroso, è particolarmente bersagliata dai fulmini; lo si tenga presente e si eviti, di conseguenza, di affrontare la salita al passo in condizioni di tempo incerto).
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dal passo di Corna Rossa
La prima immagine che lo sguardo incontra, oltre il passo, è quella del versante destro della Val Torreggio (Val del Turéc'). Volgendo lo sguardo a sinistra si vede il versante sinistro della Val Airale (Val di Rai), prosecuzione della Val Torreggio (Val del Turéc'). Più a sinistra ancora, ecco il rifugio Desio (m. 2830), chiuso perché pericolante, a seguito delle eccezionali nevicate dell’inverno 2000-2001: esso rimane oltre il crinale, per cui non è visibile per chi sale. Insieme al rifugio Marinelli, fu il primo costruito in Valmalenco, per facilitare l'ascensione al monte Disgrazia. Nel 1880 venne edificato un primo rifugio, chiamato di Corna Rossa, sostituito poi nel 1924 dal rifugio Desio, del CAI di Desio, per parecchio tempo gestito dalla famiglia di Egidio Mitta. Assolveva alla sua funzione con una capienza di 18 posti letto e servizio di ristorazione.
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Valle di Preda Rossa vista dal passo di Corna Rossa
Volgendoci ancora alle spalle ammiriamo la morena centrale di Preda Rossa, parte della costiera Remoluzza-Arcanzo e, sul fondo, alcune fra le più famose cime della Val di Mello ("val da mèl"), che, durante le precedenti giornate, abbiamo imparato a conoscere bene: i pizzi del Ferro ("sciöme do fèr"), la cima di Zocca ed i pizzi Torrone, fra i quali spicca, per la forma a punta di lancia, il pizzo Torrone orientale. Visto da qui, il rifugio Ponti non è che un piccolo punto perso fra le gande.
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Val Torreggio (Val del Turéc') vista dal passo di
Corna Rossa
Dal passo di Corna Rossa, attraverso la Val Airale (Val di Rai), si deve, ora, scendere in Val Torreggio (Val del Turéc'), il cui fondo è dominato dai Corni Bruciati. Per farlo si seguono gli abbondanti segnavia rosso-bianco-rossi, che dettano il percorso più razionale fra un mare di massi rossi di tutte le dimensioni. Si presti attenzione a non seguire la deviazione a sinistra, anch’essa segnalata, per i laghetti di Cassandra.
Apri qui una panoramica della
Va Torreggio dal passo di Corna Rossa
Nel primo tratto di discesa procediamo verso sud, fino ad un cengione che ci fa scendere dal circo superiore della valle e ci fa accedere, a quota 2570 metri circa, ad una scorbutica fascia di grandi massi, fra i quali i segnavia dettano il percorso meno faticoso. Pieghiamo decisamente a sinistra ed a quota 2500 metri circa siamo alle morene di un antico ghiacciaio e ad una strozzatura della valle, oltra la quale si comincia ad intravvedere qualcosa come una traccia di sentiero.
![]() Discesa dal passo di Corna Rossa |
![]() Discesa dal passo di Corna Rossa |
![]() Discesa dal passo di Corna Rossa |
![]() Discesa dal passo di Corna Rossa |
Procediamo ora verso nord-est e sud-est, scendendo ad intercettare il sentiero che, alla nostra sinistra, sale al vallone dei laghetti di Sassersa. Procediamo ancora verso sud-est, prima di piegare a sinistra e procedere in direzione est, fino alla piana del rifugio. Superato il torrente Torreggio, alla nostra destra, su un ponte in legno, eccoci finalmente al rifugio Bosio-Galli.
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Val Airale (Val di Rai)
Potrebbe essere un’interessante variante allungare la discesa per visitare i suggestivi e nascosti laghetti di Cassandra. Per farlo, iniziamo dal passo di Corna Rossa a scendere in Val Airale (Val di Rai) seguendo il Sentiero Roma, ma, una trentina di metri sotto il passo di Corna Rossa, lo lasciamo per piegare a sinistra, in direzione est (indicazioni "Cassandra"), seguendo segnavia ed ometti nella traversata delle rosse placche del versante meridionale della cima di Corna Rossa (m. 3180).
Apri qui una fotomappa
dell'alta Val Torreggio
Il primo tratto della traversata non propone particolari problemi, ma circa a metà dobbiamo perdere quota su un versante di lisci roccioni, sfruttando gradoni, canalini e piccole cengie. I segnavia rosso-bianco-rossi dettano il percorso, che propone passaggi esposti, da affrontare con la massima attenzione. Dopo la breve discesa, tocchiamo un versante di sfasciumi morenici, puntando ad un grande ometto, alle cui spalle lo sguardo raggiunge la media Val Torreggio (Val del Turéc') e la catena orobica. Su un vicino grande masso troviamo la segnalazione di un bivio: prendendo a destra (indicazione "Bosio") troviamo una debole traccia che si cala verso il fondo della Val Airale (Val di Rai), intercettando il sentiero che scende dal passo di Corna Rossa, mentre andando a sinistra (indicazione "Cassandra") ci portiamo ai laghetti di Cassandra. Traversiamo dunque a sinistra, in leggera discesa, fino ad affacciarci ad un ampio vallone che si apre ai piedi del ghiacciaio della Cassandra, annidato nel versante meridionale del monte Disgrazia (m. 3678). Scendendo facilmente su terreno morenico scopriamo, così, lo splendido sistema dei laghetti di Cassandra, nascosti in un vallone nascosto ai piedi del pizzo di Cassandra.
La vedretta di Cassandra
Dici Cassandra e sei nel cuore del mito, di uno dei
miti più singolari ed inquietanti fra quelli che ci sono giunti
dall'antica Grecia. Ne è protagonista la figlia di Priamo che,
avendo rifiutato l'amore di Apollo, fu colpita dalla maledizione di
annunciare sciagure che si sarebbero avverate, senza però essere
creduta da nessuno. Profetizzò così la caduta di Troia;
nessuno le credette, ma Troia cadde veramente. Ora Cassandra, impietrita
dal dolore, è uno dei pizzi che fa da corona alla maestosa mole
del Monte Disgrazia ("desgràzia").
Certo, i cultori degli etimi obiettano che l'origine più probabile è da "cassera", vedretta... O forse dalla moda che per un certo periodo si impose, quella di dedicare le cime conquistate alle donne amate (nei paraggi ci sono un pizzo Cassandra, una punta Enrichetta, una punta Rachele, una punta Rosalba). A guardare più da vicino la cosa, si scopre, poi, che nell'uso locale il toponimo è al plurale, "le Cassandre" (li Casàndri), il che richiama la denominazione delle profonde forre che il Mallero ha scavato appena a monte di Sondrio, anch'esse denominate "Cassandre". In Val Airale li Casàndri è il nome che si riferisce all'intero ripiano morenico che comprende un sistema di laghetti (laghét di casàndri) ed è delimitato dai Corni di Airale, dai pizzi Giumellino e Cassandra, dal monte Disgrazia (che da questo lato mostra la vadretta della Cassandra) e dal passo di Corna Rossa. Si tratta di uno degli angoli più selvaggi
ed aspri delle alpi Retiche.
Il lago superiore di Cassandra
Il mistero si infittisce quando apprendiamo che il cronista solettese Franciscus Haffner, nel 1666, scrive, in una sua cronaca: "Anno 1624 d.C. Nel mese di marzo sul Monte Cassedra [Cassandra], in prossimità del confine con l’Italia, una valanga seppellì un intero paese e uccise più di 300 persone". A quale epocale tragedia si riferisce? Unica ipotesi plausibile, anche se problematica, è che si tratti della valanga che seppellì l'abitato dell'antica Bondoledo, allo sbocco della Val Torreggio, là dove oggi si trova la chiesetta di San Giuseppe. Impossibile pensare che sia scesa direttamente dal pizzo di Cassandra, ma forse il riferimento è alla cima rilevante più vicina al luogo della tragedia. Se così fosse, il cerchio parrebbe chiudersi: siamo partiti dall'annunciatrice di sventure e ad un sventura siamo infine tornati.
![]() Traversata Corna Rossa-Cassandra |
![]() Traversata Corna Rossa-Cassandra |
![]() Traversata Corna Rossa-Cassandra |
![]() Traversata Corna Rossa-Cassandra |
Riprendiamo ora il racconto della traversata. Passiamo a destra del più alto ed ampio dei
laghetti (m. 2746), nelle cui splendide acque di un blu
intenso si specchia il nevaio che scende dal ghiacciaio
della Cassandra, e di un laghetto più piccolo (m. 2700).
Ci affacciamo poi ad un ampio vallone e, sempre seguendo
segnavia ed ometti (indicazioni "Bosio"), descriamo un
arco in senso orario, quindi assumendo gradualmente
l'andamento sud-est e sud ed ignorando, sulla sinistra,
la deviazione per il passo Cassandra (m. 3097), che
permette di accedere alla Vedretta della Ventina
(védrècia de la venténa), in alta Valmalenco (val del
màler; la discesa è molto complessa, perché il
ghiacciaio è crepacciato, e richiede impegno alpinistico
ed assicurazione in cordata).
L’arco descritto ci permette di giungere in vista dei
due laghetti inferiori (m. 2464), che vediamo più in
basso.
![]() Bivio |
![]() Traversata ai laghi di Cassandra |
![]() Vallone dei laghi di Cassandra |
![]() Lago superiore di Cassandra |
Volgiamo ancora a destra (direzione sud-ovest), scendiamo al più grande, passando a sinistra di un pronunciato torrione, quotato 2710 metri, ed a destra di una enorme ganda. In prossimità del laghetto, che resta alla nostra sinistra, procediamo verso sud per superare, con una certa fatica, una fascia di grandi massi rossi (seguiamo i segnavia, per non complicarci inutilmente la vita).
Lago superiore di Cassandra
Poi, piegando a destra (direzione sud-ovest), varchiamo una breve porta e, sfruttando un facile canalino, raggiungiamo il pianoro quotato 2391 metri. Attraversiamo il pianoro, volgiamo a sinistra e, seguendo i segnavia bianco-rossi, superiamo, con cautela, un sistema di roccette, restando a destra del torrente che scende in Val Airale con una cascata. Dopo un’ultima discesa fra pietrame e magri pascoli, intercettiamo, a quota 2250 metri, il sentiero principale che dal passo di Corna Rossa scende alla piana della Val Torreggio (Val del Turéc'). Seguendolo verso sinistra raggiungiamo il rifugio Bosio-Galli.
Apri qui una fotomappa della
discesa verso il lago di Cassandra inferiore
Torniamo ora al racconto
dell'itinerario principale, nel suo ultimo tratto.
La piana, nella quale il torrente
Torreggio disegna qualche pigro meandro, è dominata, ad
ovest, dai Corni Bruciati (settentrionale, m. 3097, e
meridionale, m. 3114), che, alla fine, risultano le cime
che più risaltano nell’intero Sentiero Roma: li possiamo
vedere, sotto diverse angolatura, infatti, dalla Val
Ligoncio (val dò ligùnc') e dal passo del Barbacan nord
fino alla Val Torreggio (Val del Turéc'), cioè durante
tutte le giornate della traversata, esclusa la prima.
Piana del rifugio Bosio-Galli
Dal rifugio Bosio, infine, inizia l’ultima parte della discesa. Possiamo scegliere di scendere a Torre S. Maria o a Chiesa Valmalenco. Nel primo caso abbiamo due possibilità. Seguendo il sentiero che dal rifugio comincia a scendere verso destra (est-sud-est), raggiungiamo l’alpe Palù (toponimo assai diffuso, che deriva da "palude", m. 1971), dalla quale iniziamo una lunga traversata sul fianco meridionale della Val Torreggio (Val del Turéc'), che termina allo splendido terrazzo dell’alpe Piasci, dove si trova anche il rifugio Cometti (m. 1720). Qui giunge una carrozzabile sterrata (chiusa al transito dei veicoli non autorizzati), che scende fino a Torre.
Rifugio Bosio-Galli
La seconda possibilità prevede di seguire per un tratto il sentiero, segnalato, che, in direzione est, scende all’alpe Lago di Chiesa, effettuando una traversata sul fianco settentrionale della Val Torreggio (Val del Turéc'). Dobbiamo prestare attenzione alla nostra destra: dopo circa mezzora di cammino troviamo, in una radura, un cartello (indicazione per Torre), posto un po’ più in basso rispetto al sentiero principale, che indica la partenza di un sentiero secondario che scende in una splendida pineta (direzione sud), raggiungendo una radura e, poco oltre, il limite settentrionale dell’alpe Acquabianca (m. 1568), nel cuore della Val Torreggio (Val del Turéc'), sul suo versante settentrionale. Il sentiero piega, poi, a sinistra: seguendo i segnavia scendiamo, quindi, all’alpe Son (m. 1364), dominata, sulla sinistra, dalla dirupata rocca di Castellaccio (m. 1777).
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Val Torreggio (Val del Turéc')
La successiva discesa tocca le baite di quota 1284 e termina a Ciappanìco (m. 1034), graziosa frazione di Torre S. Maria. Qui troviamo, sulla parete di un’antica casa, la scritta “Benvenuti a Ciappanico alto”, e, su un pannello arrugginito, l’indicazione “Sentiero Roma”, che serve come indicazione per coloro che intendano effettuare la traversata da est verso ovest (cosa, evidentemente, perfettamente legittima e, in diversi punti, come il Passo Camerozzo, perfino più agevole, anche se la direttrice più tradizionale è quella che abbiamo raccontato, da ovest ad est). Una strada asfaltata porta, dopo 2,7 km, a Torre S. Maria.
Apri qui una panoramica dell'alpe Lago di Chiesa
Raccontiamo, infine, la discesa a Chiesa Valmalenco. Per
effettuarla, torniamo al rifugio Bosio:
imbocchiamo il sentiero per l’alpe Lago di Chiesa, che
raggiungiamo dopo una lunga traversata sul fianco
settentrionale della Val Torreggio (Val del Turéc'). L’alpe
Lago di Chiesa è posta in una splendida conca
a quota 1614, che anticamente ospitava effettivamente un
lago. Sul limite orientale dell’alpe troviamo una
carrozzabile che scende fino ad intercettare la strada
Chiesa-Prìmolo (etimologicamente, terreno "primus", di
prima scelta).
Meglio, però, seguire l’antica mulattiera, che troviamo
nel primo tratto della carrozzabile (se ne stacca sulla
destra). Dopo una discesa nello splendido scenario di un
bosco di larici, giungiamo ad intercettare la già citata
strada Chiesa-Prìmolo, in
corrispondenza di un tornante destrorso (per chi sale).
Seguendo la strada, concludiamo la lunga discesa a Chiesa
Valmalenco (m. 960).
Piana di Preda Rossa
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line.
Mappa del percorso - particolare della carta tavola elaborata da Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere
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