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La val d'Avédo,
o di Vermolera,
rappresenta il cuore nascosto e selvaggio della Val Grosina,
ed insieme la meta di una delle più classiche escursioni fra queste
montagne, quella al rifugio Dosdè (m. 2824), al passo omonimo. |
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Per raggiungere l'imbocco
della valle dobbiamo percorrere la strada che risale la Val Grosina,
superando Fusino,
e lasciarla ad una deviazione a sinistra poco prima di Eita.
I cartelli segnalano che stiamo percorrendo un tratto del Sentiero
Italia, che però si separa dal sentiero per il rifugio alla piana
dei laghetti di Tres. |
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Siccome la strada che sale
ai prati di Avedo (o
Avè, m. 1670)
è stretta e ripida, ci conviene, però, iniziare la salita a piedi,
da una quota approssimativa di 1640 metri. |
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La pista, sulla quale
all'asfalto si sostituisce ben presto la terra battuta, passa a
monte dei prati dell'alpe, |
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e regala diversi scorci
panoramici su Eita,
riconoscibile per il caratteristico campanile. |
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Stiamo risalendo il primo
dei gradini che la valle, nel suo sviluppo, propone: |
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lo scenario, qui, è ancora
quello gentile dei pascoli verdeggianti che hanno permesso, in Val
Grosina, quel largo sviluppo della zootecnia per il quale essa è
famosa. |
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Superato un piccolo spiazzo
che viene utilizzato da qualche audace automezzo come parcheggio, |
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ci avviciniamo alla porta
che introduce al secondo gradino. |
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Superata la località Stabini
(o Stabine, m. 1821), infatti, entriamo nella piana di Vermoléra; la
pista si è fatta sentiero e, qui, si avvicina al torrente, il Roasco
(o Rio) di Avedo, che, per un tratto ancora, rimane alla nostra
sinistra. |
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L'aspetto solitario della
piana è mitigato dalle due baite (m. 1927), mentre sul fondo è già
ben visibile il successivo gradino che ci impegnerà nella salita. |
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Ora, però, attraversiamo un
ponticello e passiamo sul lato opposto della valle, lasciando il
torrente alla nostra destra. |
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Il sentiero, ben marcato, si
allontana, poi, dal torrente, che scende, alla nostra destra, da una
breve gola. |
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La salita è, in questo
tratto, abbastanza ripida, per cui si rende probabilmente necessaria
qualche sosta, che ci consente di abbracciare con un colpo d'occhio
il percorso effettuato dalla piana di Vermolera. |
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Alla fine, ecco la piana dei
laghetti di Tres (m. 2186): |
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al suo ingresso, ci
riportiamo a destra del torrente, |
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che qui defluisce dal più
grande dei laghetti. |
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Lo scenario comincia a
mutare, ma la piana è ancora connotata da un aspetto gentile e
raccolto. |
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Nei pressi della baita più
grande, un cartello segnala che il Sentiero Italia si stacca ora da
quello che sale al passo di Dosdè. |
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Quest'ultimo piega
leggermente a destra (nord-ovest), tagliando in diagonale l'ampio
crinale settentrionale della piana e guadagnando quota con molta
gradualità. Alla nostra destra, intuiamo, oltre il gradino roccioso
dal quale scende un ramo del torrente, la presenza di un laghetto
alpino, quello di Spalmo, a 2515 metri. |
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Noi, però, lasciamo alle
spalle il crinale settentrionale e ci accingiamo ad aggirare il
dosso che nasconde alla vista il segmento più alto della valle; ci
accompagna qualche segnavia bianco-rosso. |
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C'è ancora parecchia strada
da fare: al termine della salita, infatti, si apre di fronte a noi
il lungo pianoro che precede un nuovo e modesto gradino. |
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Siamo ormai nel regno della
solitudine: il pian del Fréc' presenta tutte le caratteristiche
degli scenari di alta quota, dove i pascoli sempre più magri cedono
il passo ai massi ed agli sfasciumi. |
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La piana ha un andamento
assai tranquillo, che ci permette di ammirare, sulla nostra destra, |
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l'aspro
versante sud-occidentale della più alta cima di questo gruppo
montuoso, la cima Viola (m. 3374), che da qui appare come un modesto
corno che chiude a sinistra il fianco del massiccio. |
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Ancora un gradino, per
quanto modesto, |
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prima di accedere alla conca
che ospita |
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il bellissimo lago Negro (lac
Négru, m. 2560), |
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che, unito allo scenario dei
corrugati contrafforti della cima Viola, |
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regala uno dei più
affascinanti scorci di alta montagna |
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del versante retico
valtellinese. |
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Il sentiero percorre buona
parte del perimetro del lago, |
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Ci portiamo, così, sul lato
suo occidentale, |
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dal quale esso si mostra in
tutta la sua ampiezza e bellezza. |
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Ci sono ancora un paio di
gradini da risalire, prima di guadagnare il passo. |
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Il sentiero si fa sempre più
labile, per cui dobbiamo prestare molta attenzione ai segnavia, |
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per evitare fatiche inutili |
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nel caotico dedalo dei massi
di ogni dimensione |
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che occupano il versante che
ci separa dal passo. |
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Superato il primo breve
gradino, raggiungiamo alcuni modesti specchi d'acqua, |
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e ci accingiamo agli ultimi
sforzi: portandoci sul versante sinistro del canalone, |
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passiamo proprio ai piedi
del terrazzo roccioso al di sopra del quale si mostra il rifugio. |
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La salita diretta non è
possibile, per cui dobbiamo aggirare l'ostacolo proseguendo verso la
sella del passo e lasciando il rifugio alla nostra sinistra. In
breve raggiungiamo, così, la croce posta sui 2824 metri del passo. |
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Il rifugio, o capanna, del
CAI di Bormio, non è sempre aperto: se si desidera fruirne, bisogna
chiedere le chiavi a Fusino. Per raggiungerlo, sono necessarie circa
3 ore e mezza di cammino, che permette di superare un dislivello di
quasi 1200 metri. |
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Dal passo si può scendere
facilmente in val Cantone di Dosdè, che confluisce nella val Viola
Bormina: da qui, con un'ultima facile discesa, possiamo raggiungere
Arnoga, in Valdidentro, concludendo, se abbiamo a disposizione due
automobili, una bellissima traversata che richiede circa 6/7 ore. |
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Se, invece, dobbiamo tornare
per la medesima via di salita, dovremo limitarci ad ammirare, a
nord, la cima del corno di Dosdè (m. 3233), |
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mentre ad est la cima Viola
mostra uno scorcio della sua vedretta. |
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