Il rifugio a 2225 metri, nei pressi della Cros de l'Alp, sulla dorsale monte Padrio-monte Gavia
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Campo-Rifugio Cros de l'Alp |
1 h e 15 min. |
435 |
E |
SINTESI. Raggiungiamo Grosio, staccandoci
dalla ss. 38 all'ultimo svincolo utile, che ci porta al bivio per Grosotto
o Grosio. Noi, però, non giungiamo fino al bivio, ma percorriamo
un tratto del vecchio tracciato della ss. 38, che passa ad est di Grosio,
fino a raggiungere il punto in cui la strada piega decisamente a destra
(proseguendo diritti si raggiunge la frazione di Vernuga), imboccando
un ponte sul fiume Adda. Circa seicento metri oltre il ponte, dopo aver
oltrepassato la frazione Lago, troviamo una strada che si stacca sulla
destra, con l'indicazione per Monno, Edolo e Passo del Mortirolo. Salendo su questa strada tocchiamo le località Piazzo Martino, a 1003 metri, poi Le Baite, a 1057 metri, Bértàgna, a 1267
metri, fino al Piodaro (agriturismo Baita del Gufo), a 1327 metri. Poco oltre lasciamo la strada prendendo a sinistra (stradina stretta e ripida; indicazioni per Campo). A due successivi bivi prendiamo a destra e raggiungiamo la baita più alta di Campo (cartello con "Località Chemp - s/m 1790); ma conviene parcheggia un po' prima perché la strada è sconnessa. Qui non imbocchiamo il debole sentierino che, diritto davanti a noi, corre
sul limite cintato del prato più alto, ma quello che, risalendo,
alla nostra destra, verso nord-nord-ovest, la radura a monte della baita,
si addentra in un bellissimo bosco di larici, con traccia che nel bosco si fa marcata. Superiamo una radura e, dopo qualche
largo tornante, raggiungiamo una curiosa pianetta, poco oltre la quale
troviamo, alla nostra destra, un ammasso di materiale franoso. Cominciamo,
ora, ad effettuare un arco verso destra (est), che ci porta a guadagnare
il filo di un dosso, lasciando alla nostra destra un valloncello parzialmente
occupato da materiale franoso. Questo tratto è assai ripido,
e ci porta gradualmente ad uscire dal bosco. Dopo
un'ultima salita nello scenario suggestivo di una macchia che progressivamente
si dirada, ci ritroviamo proprio ai piedi del rifugio Cros de l'Alp, e raggiungiamo
facilmente il suo piazzale, a 2225 metri. |
Per
presentare il rifugio, ci si può rifare alle parole che si leggono
sulla targa posata sulla facciata d'ingresso il primo agosto 1982, anno
dell'inugurazione: "Questo rifugio è sorto sui ruderi di
un vecchio "bait", grazie alla buona volontà ed alle
robuste spalle di un gruppo di grosini aiutati dalle offerte dei privati
cittadini, delle ditte e dell'amm. comunale di Grosio. Al senso civico
e alla buona educazione di quanti ne fanno uso è affidata la
manutenzione e la salvaguardia della natura".
Dunque, la storia del rifugio inizia da una lodevole iniziativa di persone
che, innamorate della montagna, hanno voluto aggiungere una struttura
preziosa come punti di appoggio per tutti coloro che vogliono cimentarsi
nell'esplorazione di un angolo dell'Alta Valtellina fra i meno conosciuti,
ma non certo fra i meno meritevoli di attenzione.
Un'iniziativa, almeno apparentemente, singolare, in quanto le montagne
di cui può far vanto il comune di Grosio, nella ridente ed amena
Val Grosina, sono di una tale bellezza, si potrebbe pensare, da non
suscitare il desiderio di conoscere anche questi remoti anfratti del
versante opposto. Si tratta, infatti, del solitario versante montuoso
che sta immedietamente a valle di quel segmento della lunga dorsale
monte Padrio-monte Gavia (la dorsale che separa le provincie di Sondrio
e Brescia), denominato crinale di Varàdega o Valràdega
("fil de Valràdega"), il facile crinale compreso fra
la cima di Va(l)ràdega, a nord-est (m. 2634), ed il passo di
Va(l)ràdega, a sud-ovest (m. 2272). Ma, quando si ama la montagna,
nessuno dei suoi aspetti può lasciare indifferenti.
Vediamo,
allora, come raggiungere il rifugio. Raggiungiamo Grosio, staccandoci
dalla ss. 38 all'ultimo svincolo utile, che ci porta al bivio per Grosotto
o Grosio. Noi, però, non giungiamo fino al bivio, ma percorriamo
un tratto del vecchio tracciato della ss. 38, che passa ad est di Grosio,
fino a raggiungere il punto in cui la strada piega decisamente a destra
(proseguendo diritti si raggiunge la frazione di Vernuga), imboccando
un ponte sul fiume Adda. Circa seicento metri oltre il ponte, dopo aver
oltrepassato la frazione Lago, troviamo una strada che si stacca sulla
destra, con l'indicazione per Monno, Edolo e Passo del Mortirolo.
Cominciamo, quindi, a percorrere la strada per il passo, che inizialmente,
con una sede larga e comoda, sale all'ombra di un fitto bosco. Poi la
strada passa accando ad alcuni maggenghi estremamente panoramici, dai
quali si può godere di un ottimo colpo d'occhio sulla val Grosina. Piazzo Martino (Piaz Martìn), innanzitutto, a 1003 metri, poi Le Baite (Bàiti), a 1057 metri, Bértàgna, a 1267
metri, fino al Piodaro (Piùdéer), a 1327 metri. Qui troviamo
anche, un poco sotto la strada, sulla destra, un agriturismo, che potrebbe
rivelarsi un importante punto di appoggio, se decidessimo di affrontare
la salita in bicicletta: si tratta della Baita del Gufo, dove si può
anche pernottare (per prenotazioni, telefonare al numero 0342 847048).
Poco oltre l'agriturismo, ad 8 chilometri dall'inizio della strada per
il Mortirolo, ce ne stacchiamo sulla sinistra, seguendo le indicazioni
per Campo (Chemp). Possiamo
scegliere di percorrere questo tratto anche a piedi, considerando che
la strada, asfaltata per poco più di tre chilometri (cioè
fino alla parte bassa dei prati di Campo), è stretta e ripida
(in alcuni casi un'automobile di bassa cilindrata con più persone
a bordo potrebbe avere qualche problema). Il primo tratto della strada
sale all'ombra di una bellissima pineta. Incontriamo, dopo 300 metri,
un primo bivio, al quale, sempre seguendo le indicazioni per Chemp,
prendiamo a destra; lo stesso facciamo ad un secondo bivio, ad 1,7 km
dal primo. Raggiunti i prati di Campo, proseguiamo sulla strada, che
alterna tratti asfaltati e tratti in terra battuta, con un fondo un
po' sconnesso. Alla fine, dopo 3,3, km dalla partenza della strada che
si stacca da quella per il Mortirolo, raggiungiamo la baita più
alta, con un cartello su cui sta scritto "Chemp - s/m 1790".
In realtà ci conviene parcheggiare più sotto, per evitare
agli ammortizzatori un'inutile prova.
Dalla baita parte il sentiero per il rifugio. Bisogna stare attenti
a non imboccare il debole sentierino che, diritto davanti a noi, corre
sul limite cintato del prato più alto, ma quello che, risalendo,
alla nostra destra, verso nord-nord-ovest, la radura a monte della baita,
si addentra in un bellissimo bosco di larici. Si tratta di un sentiero
all'inizio (nel prato) non molto evidente, che però, poi, diventa
una vera e propria mulattiera, anche se non è segnato sulle carte
IGM.
Superiamo, così, una seconda incantevole radura e, dopo qualche
largo tornante, raggiungiamo una curiosa pianetta, poco oltre la quale
troviamo, alla nostra destra, un ammasso di materiale franoso. Cominciamo,
ora, ad effettuare un arco verso destra (est), che ci porta a guadagnare
il filo di un dosso, lasciando alla nostra destra un valloncello parzialmente
occupato da materiale franoso. Questo tratto è assai ripido,
e ci porta gradualmente ad uscire dal bosco. Dopo
un'ultima salita nello scenario suggestivo di una macchia che progressivamente
si dirada, ci ritroviamo proprio ai piedi del rifugio Cros de l'Alp, e raggiungiamo
facilmente il suo piazzale, a 2225 metri.
Teniamo presente che il sentiero è sempre molto evidente, anche
se mancano i segnavia, se si eccettua qualche raro segno azzurro o rosso;
solo nell'ultimo tratto troviamo alcune frecce rosse, una delle quali
disegnata su un tronco che reca scolpito un volto sorridente, sicuramente
di buon auspicio, o almeno di conforto, dato che la stanchezza si fa
sentire).
Alla sinistra del rifugio, adagiato in una bella e piccola conca, è
ben visibile la grande croce lignea che sovrasta le ultime rocce di
un ripido versante: si tratta della Cros de l'Alp, dalla quale il rifugio
stesso ha tratto il nome.
Siamo in cammino da circa un'ora ed un quarto, ed abbiamo superato circa
435 metri in salita. Considerato lo sforzo non eccessivo, dopo una pausa
ristoratrice possiamo mettere in programma un'ulteriore tratto di salita,
di circa 30-40 minuti, alla volta dell'evidente sella di quota 2345,
sulla verticale (in direzione est) del rifugio. Questa prosecuzione
dell'escursione è motivata da diversi elementi di interesse,
di natura panoramica e storica. La sella, infatti, è un ottimo
osservatorio sulla cima di Va(l)ràdega, alla sua sinistra, ed
il passo omonimo, alla sua destra. Guardando in direzione nord-ovest,
poi, scorgiamo, oltre le cime della Val Grosina, la parte orientale
della testata della Valmalenco, con il pizzo Varuna (o Verona). Si apre
davanti al nostro sguardo, ad est, infine, il solco della valle di Va(l)ràdega,
tributaria dell'alta Valcamonica.
Ma
c'è di più: alla sella giunge una mulattiera militare
costruita, durante la seconda guerra mondiale, per consentire il trasporto
di pezzi di artiglieria (per questo viene denominata "Canuniéra").
Il facile crinale, infatti, avrebbe assunto un rilievo strategico in
caso di sfondamento, da parte austriaca, del fronte dello Stelvio.
Bene ce n'è abbastanza per giustificare la facile salita, servita
da un sentierino che spesso si perde, e che parte dal lato di destra
(per chi sale) del rifugio, dove troviamo anche, qualche metro più
in là, la "toilette" (così recita il cartello
apposto). Il sentierino attraversa una fascia di pini mughi, poi si
dirige al poco pronunciato dosso a sud del rifugio. Dobbiamo stare attenti
a non perdere una deviazione a sinistra, perché la traccia prosegue
verso il passo di Va(l)ràdega. Se non la troviamo, saliamo a
vista sul dosso, fino ad incontrarla. Potremmo
anche salire a vista, ma la traccia ci aiuta a superare senza eccessive
fatiche una fascia di massi medio-grandi. Poi, una breve salita sul
facile crinale terminale ci porta alla sella, sul confine fra le province
di Sondrio e di Brescia.
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la mappa on-line
Mappa del percorso - particolare della carta tavola elaborata da Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere
Copyright © 2003 - 2025 Massimo Dei Cas
Escursioni e camminate (consigli ed indicazioni; I miei canali su YouTube: paesi e campane, rifugi e vette, passi e poesie, poesie, musica) |
|||||||
Storia, tradizioni e leggende |
|||||||
Immagini, suoni e parole |
|||||||
Copyright © 2003 - 2025 Massimo Dei Cas Designed by David Kohout