Quattro giorni nel regno del granito del gruppo del Masino, fra Italia e Svizzera
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Quattro giorni per un indimenticabile incontro con l'incomparabile granito della Val masino. Quattro giorni fra versante meridionale e settentrionale del gruppo del Masino, cioè fra Italia e Svizzera, fra Val Masino (e Val Codera) e valli tributarie della Val Bregaglia. Una splendida traversata che richiede allenamento ed esperienza escursionistica, ma è priva di difficoltà propriamente alpinistiche. Una traversata che da San Martino porta ai rifugio Allevi-Bonacossa in Valle di Zocca, traversa per il passo di Zocca alla Valle ed alla Capanna dell'Albigna, si porta per il passo di Cacciabella al rifugio Sciora e per il Vial al rifugio Sasc' Furà, rientra in Italia per il passo di Trubinasca, scende al Bivacco Pedroni-Del Prà in alta Val Codera e di qui, per il passo del Porcellizzo al rifugio Gianetti, dal quale, discesa l'intera Val Porcellizzo fino ai Bagni di Masino, con discesa finale che riporta a San Martino. Le quattro giornate sono diversamente modulabili, a seconda di gusti ed energie. Viene proposta quella che forse è la scansione più razionale.
Il periodo consigliato va da 1 luglio al 15 settembre (periodo di apertura dei rifugi sul versante elvetico; si tenga anche conto che dopo il 15 settembre le corde fisse che servono la traversata del Vial dalla Val Bondasca al Vallone di Trubinasca vengono ritirate).
PARCHEGGIO DI VAL DI MELLO-RIFUGIO ALLIEVI
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Parcheggio di Val di Mello-Cascina Piana-Valle di Zocca-Rifugio Allievi |
4 h |
1350 m. |
E |
SINTESI. Saliamo in Val Masino sulla strada provinciale e, oltrepassata Cataeggio, parcheggiamo a San Martino. Raggiunto il parcheggio di Val di Mello (bus-navetta nella stagione estiva), ci incamminiamo sul tratturo che si addentra nella valle, oltrepasssando la località Ca' di Carna (m. 1061) e raggiungendo la località Cascina Piana (m. 1092). Procediamo oltre, stando a sinistra, fino ad incontrare il bivio segnalato al quale lasciamo il tratturo per imboccare sulla sinistra il sentiero per il rifugi Allievi-Bonacossa. Il
sentiero, recentemente sistemato nei punti più ripidi con una
comoda gradinatura, sale, nel primo e faticoso tratto, sulla sinistra
(per noi) della valle, per poi attraversare il torrente Zocca su un
bel ponte, anch'esso collocato da poco. L'ulteriore
salita fino alla casera di Zocca (seminascosta, sulla destra, a m. 1725)
non dà molti momenti di respiro, per poi cominciare ad assumere
pendenze meno severe, uscendo dal fresco bosco di conifere e tagliando
in diagonale il fianco destro della valle, fino ad affacciarsi al corridoio che immette nel pianone di Zocca che, per la sua conformazione, dà il
nome alla valle (m. 2016). Attraversata la piana sul lato destro, raggiungiamo il piede dell'ultimo
ed ampio zoccolo glaciale che ci separa dal circo superiore della valle.
I segnavia ci guidano nel tratto in cui la traccia sembra perdersi,
finché la ritroviamo e, seguendola, risaliamo faticosamente lo
zoccolo, attraversando due vallecole e portandoci, nell'ultimo tratto,
verso sinistra, sul bordo di un marcato canalone che scende verso la
piana. Siamo ormai in vista dei rifugi Allievi e Bonacossa (m. 2385),
che raggiungiamo dopo aver attraversato, proseguendo verso sinistra
(nord-ovest), un torrentello. |
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La prima tappa dell'anello del Masino ha come protagonista la Valle di Zocca. Uno
dei più famosi alpinisti italiani, Walter Bonatti, ha definito
la Val Màsino l’università dell’alpinismo.
Se così è, la Valle di Zocca ("val da zòca") è sicuramente la sua
aula magna, lo spazio più prestigioso e solenne, dove si tengono
le lezioni più importanti. Si tratta, infatti, della valle degli
alpinisti per eccellenza, tanto numerose ed eleganti sono le possibilità
di scalata che essa offre, su pareti e vette divenute anch’esse
assai conosciute, la cima di Zocca, la punta Allievi, la Cima di Castello ("castèl"),
la punta Ràsica, il pizzo Torrone occidentale. È, però,
anche la valle degli escursionisti, sia di quelli che la eleggono a
meta ideale di un’uscita in Val di Mello ("val da mèl"), sia di quelli che ne
fanno una tappa nel cammino del Sentiero Roma (senté róma). Non c’era bisogno,
per la verità, di un così ampio preambolo per invitare
gli amanti dell’escursionismo a visitarla, ma è giusto
sottolineare i diversi motivi di interesse che la valle regina fra le
laterali settentrionali della Val di Mello ("val da mèl") offre.
Raggiungiamo dunque, staccandoci dalla ss 38 all’altezza di Ardenno
e percorrendo la statale di Val Màsino, il paese di San Martino ("san martìn"),
per poi addentrarci in Val di Mello ("val da mèl"), fino al parcheggio (che nei finesettimana
estivi e, dalla seconda metà di luglio fino alla fine di agosto,
per l’intera settimana è raggiungibile solo a piedi o con
il servizio di bus-navetta). Dal parcheggio incamminiamoci sul largo
sentiero che si addentra nella valle, ignoriamo una prima deviazione
a sinistra (non segnalata) per la val Qualido e raggiungiamo le baite della Cascina
Piana (m. 1092). Sempre rimanendo sul lato sinistro (per noi) della
valle, proseguiamo fino ad incontrare, su un grande masso, la segnalazione
del sentiero (senté da zòca) che si stacca sulla sinistra da quello principale e comincia
a salire in Valle di Zocca. Si
tratta di una salita piuttosto faticosa, che non concede molti momenti
di respiro, ma che, avvenendo in buona parte all’ombra degli alberi,
non è resa più gravosa dalla calura estiva.
Dopo circa 500 metri dalla partenza possiamo osservare, a monte del sentiero (5 metri sopra, circa), nel bosco chiamato "pèsc", un larice monumentale (làres), a 1240 metri di quota: è alto 29 metri, ha una circonferenza di 590 cm ed è classificato fra gli alberi monumentali della Provincia di Sondrio.
Per un buon
tratto rimaniamo sulla parte sinistra (sempre per noi) della valle;
poi, sfruttando un bel ponte in legno che da qualche anno ha sostituito
il precedente (a sua volta chiamato "èl punt nöf", perché costruito, negli anni sessanta del secolo scorso, in sostituzione di un ponte più antico - punt véc' -, collocato più in alto), passiamo sul lato opposto, ammirando l’aspetto
selvaggio e suggestivo del torrente Zocca che, in questo punto (a 1500
metri circa), si precipita rabbiosamente verso il fondovalle, rinnovando
la sua millenaria aggressione ai grandi massi di granito che ne costellano
il letto. Si capisce facilmente perché in questo tratto la valle sia chiamata "valàscia".
La fatica della salita è ripagata dalla bellezza del sentiero,
che, con un ottimo recente lavoro di risistemazione, è stato
per lunghi tratti scalinato, il che attenua di molto i disagi per la
pendenza spesso severa. Anche la bellezza dei luoghi contribuisce a
risollevare lo spirito fiaccato dalle lamentele del corpo: guadagniamo
quota, infatti, all’ombra di un bellissimo bosco di larici, fra
le cui fronde, ad un certo punto, occhieggia il torrione che nasconde la cima o punta di Zocca,
che, pur non essendo, con i suoi 3147 metri, la più alta e neppure
la più celebre vetta della testata della valle, si è meritata,
anche per l’imponenza e la possanza del suo profilo, il privilegio
legare il suo nome a quello della valle stessa. A 1725 metri incontriamo,
qualche decina di metri a lato del sentiero, la casera di Zocca (casèra da zòca), che serve l'alpe omonima (munt da zòca), la più ricca di pecore, almeno fino a qualche decennio fa, dell'intera Val Masino.
Cima di Castello, punta di Rasica e pizzo Torrone occidentale
Poi
il sentiero, superato un passaggio su placca chiamato "i punt", esce dal bosco ed affonda un lungo traverso che taglia il
fianco orientale della valle, in direzione nord-ovest, avvicinandosi
ad una strozzatura che introduce alla piana terminale della valle, detta
Pianone (m. 2070). Poco sopra il sentiero, sulla nostra destra, si trova una grotta naturale che veniva utilizzata dai Finanzieri negli appostamenti che servivano a sorprendere eventuali contrabbandieri che scendevano con il carico verso il fondovalle: per questo era chiamata "càmer di guèrdie" (ce n'è un altra, con lo stesso nome e la stessa funzione, a monte del sentiero che dai Bagni sale al rifugio Gianetti, in corrispondenza delle cosiddette Termòpili). Sempre a monte del sentiero si trova il pascolo su pendio poco ripido che veniva chiamato "curt dai pòrsc", perché vi stazionavano i maiali. Prima
di entrare nella piana oltrepassiamo un crocifisso, il "crusùn", posto a memoria dell'alpinista Agostino Parravicini, morto sullo spigolo sud del pizzo di Zocca nel 1935. Poi, ecco la conca
naturale, dove il torrente si concede una pigra sosta ed un caléc
spartano lascia intuire quanto fosse dura la vita di chi caricava questi
monti nel periodo estivo. Una conca, in dialetto “zocùn” (Pianone, sulla carta IGM):
ecco la ragione del nome della valle. Mentre l'interesse attuale della valle è legato all'escursionismo ed all'alpinismo, dobbiamo ricordare che in passato questo era un alpeggio, proprietà del comune di Val Masino, che caricava 50 capi di bestiame.
Attraversiamo la piana, rimanendo sul suo lato sinistro (per noi) e,
seguendo i segnavia rosso-bianco-rossi, ritroviamo il sentiero che,
superata una fascia disseminata di massi, riprende a salire per vincere
l’ultimo grande gradone roccioso che ci separa dagli ultimi pascoli
dell’alta valle, dove sono collocati i rifugi Allievi e Bonacossa ("capàna da zòca").
La prima parte del dosso, sul quale serpeggia il sentiero, viene chiamata "èl dòs de scàut", perché in passato, quando era consentito farlo, scout e campeggiatori vi collocavano le loro tende. Ma prima di affrontare gli ultimi sforzi, fermiamoci ad ammirare la
testata della valle, che dalla piana mostra già la sua splendida
imponenza: già si vedono la punta Allievi, dall’elegante
profilo (m. 3121), la Cima di Castello ("castèl", m. 3392, la più alta
vetta del gruppo del Màsino) e la punta Rasica ("rèsga", m. 3305, così
denominata per la forma del suo crinale di vetta, che richiama quella
di una sega), ma è sempre,
alla loro sinistra, il torrione di Zocca ad imporsi per gli impressionanti
bastioni di granito che culminano nell’affilato profilo della
vetta.
Dalla piana ai rifugi ci vogliono circa altri tre quarti d’ora
di cammino: poi, superato un valloncello, eccoci giunti alla meta, a
m. 2395.
I rifugi Allievi e Bonacossa (m. 2395) sono posti al centro dell'anfiteatro della splendida Valle di Zocca, laterale settentrionale dela Val di Mello (Val Masino). Antenata dei rifugi fu la capanna Zocca (capàna da zòca), costruita nel 1897, a cura della sezione milanese del C.A.I. Rifatta nel 1905, venne successivamente distrutta da una valanga. Durante la prima guerra mondiale venne riedificata per ospitare un distaccamento di alpini per presidiare il passo di Zocca, che guarda alla Val Albigna, perché il generale Cadorna era convinto che lo stato maggiore svizzero avrebbe potuto concedere il permesso di passaggio alle truppe austro-ungariche, che avrebbero potuto quindi invadere la Valtellina dalla Valle di Poschiavo, dall'Engadina e dalla Val Bregaglia. Assunse, allora, la denominazione che onora Francesco Allievi, alpinista appassionato della Valle di Zocca. Durante la seconda guerra mondiale venne usata come punto di appoggio dalle formazioni partigiane e quindi danneggiata durante il rastrellamento nazifascista del 1944. Ricostruita nel 1950, è affiancata, dal 1988, dal rifugio Bonacossa. Nell'inverno del 2000 è stata seriamente danneggiato da una valanga, e successivamente ristrutturata.
Testata della Valle di Zocca
Siamo in cammino da tre ore e mezza-quattro, ed abbiamo superato un dislivello di oltre 1350 metri. Se però abbiamo ancora energie residue, ci conviene concederci una pausa, per poi riprendere il cammino. La pausa ci permette anche di scoprire un altro protagonista della valle, che si mostra, un po’ defilato, sull’estremità di destra della testata: si tratta del pizzo Torrone occidentale (m. 3351), che ha la curiosa caratteristica di essere costituito da un massiccio basamento di granito sul quale pare poggiata una punta che, vista da qui, appare sfuggente e quasi insignificante.
Rifugio Allievi
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo (CNS, COME QUELLE SOPRA RIPORTATE), che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line.
CARTA DEL TERRITORIO COMUNALE sulla base della Swisstopo (CNS), che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri).
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