Un tranquillo anello di mountain-bike appena fuori Sondrio
CARTA DEL PERCORSO - ALTRE ESCURSIONI
A poca distanza da Sondrio, sul versante orobico, è possibile
percorrere un tranquillo anello di mountain-bike, ricco di suggestioni
paesaggistiche e storiche. Si tratta, oltretutto, di un anello che,
data la quota modesta del suo punto di maggiore elevazione, si presta
ad essere percorso per buona parte dell’anno, anche se in inverno
inoltrato alcuni punti del percorso possono presentare l’insidia
di placche di ghiaccio.
Punto di partenza e di arrivo dell’anello è la località
Porto di Albosaggia (il termine viene spesso ricondotto all’etico “alpes agia”, cioè “alpe sacra”; probabilmente, però, deriva da una gens romana, l’Albutia), che si raggiunge facilmente staccandosi dalla tangenziale
di Sondrio all’altezza dello svincolo di via Vanoni (rispettivamente
primo ed ultimo per chi viene da o procede in direzione di Morbegno)
ed oltrepassando il ponte sull’Adda che segna il confine fra Sondrio
ed Albosaggia. La denominazione della località, posta a 327 metri
di quota, deriva dal fatto che un tempo si poteva usufruire proprio
qui di un servizio di traghetto che congiungeva le due sponde dell’Adda.
Gli amanti delle tranquille biciclettate o del footing conoscono bene
questa località, perché proprio da qui parte il Sentiero Valtellina, che per circa 8 km si snoda, in una bella striscia di asfalto,
nei pressi della riva meridionale dell’Adda.
Superato
il ponte, ignoriamo la strada alla nostra sinistra, che sale verso la
Moia ed il centro di Albosaggia (e che sfrutteremo al ritorno), ed imbocchiamo,
sulla destra (ovest), la strada pedemontana orobica, che congiunge Albosaggia
con i comuni di Caiolo, Cedrasco, Fusine, Colorina e Selvetta. Percorriamo
la pedemontana per 4 km, lasciando alle spalle Albosaggia ed impegnando
un rettilineo in salita che conduce alle porte di Caiolo. Al termine
della salita, però, invece di oltrepassare il ponte che conduce
in paese, lasciamo la pedemontana, staccandocene sulla sinistra (indicazioni
per la chiesa parrocchiale ed il cimitero comunale).
Dopo alcuni tornanti ed una salita di circa 700 metri, raggiungiamo
il piazzale del cimitero. Una stradina che ne fiancheggia il lato settentrionale
ci porta, in breve, alla chiesa parrocchiale di San Vittore, che merita
una visita per diversi motivi. La chiesa è stata edificata in
epoca medievale (risulta già esistente nel secolo XIII), per
poi essere interamente ricostruita nel 1617. Sorge alla sommità
di uno sperone roccioso che cade quasi a picco sul lato orientale dello
sbocco della valle del Livrio, e può essere raggiunta anche salendo
a piedi su una bella mulattiera che si imbocca da Caiolo, valicando
un ponticello sul Livrio. Dal sagrato si gode di un’ottima visuale
non solo su Caiolo, ma anche sulla piana della media Valtellina, dalla
Sassella fino ad Ardenno. Mentre ammiriamo il panorama, possiamo lasciar
correre la mente su diversi motivi di interesse e suggestione, legati
a storia e leggenda.
La
storia, innanzitutto: Caiolo è centro di origini assai antiche.
La sua prima denominazione è Soltoggio, mentre l’attuale,
nella forma di Caliolo, compare per la prima volta nel 1024. Nella piana
che si stende proprio sotto di noi venne combattuta, il 16 marzo del
1487, la battaglia di Caiolo, nella quale le truppe del duca di Milano,
Ludovico il Moro, ebbero modo di rifarsi, dopo alcune precedenti sconfitte,
sconfiggendo, a loro volta, le truppe dei Grigioni, che comunque riusciranno,
qualche decennio più tardi (1512) ad ottenere il dominio della
valle.
La leggenda, poi, anzi, le leggende. La prima , legata al fenomeno dei
fuochi fatui, racconta di misteriose fiammelle che spesso i viandanti
osservavano nella piana di Caiolo, e che interpretavano come segno visibile
della presenza delle anime dei defunti. Il comportamento delle fiammelle,
narrano, era davvero singolare: sfuggivano quando qualcuno, più
coraggioso, cercava di afferrarle, sembravano, invece, inseguire coloro
che affrettavano il passo presi dalla paura. La seconda leggenda riguarda,
invece, proprio l’edificazione della chiesa di san Vittore. Inizialmente
il sito scelto si trovava nella piana, ma avvenne qualcosa di prodigioso:
il mattino seguente al primo giorno di lavoro, si scoprì che
quanto edificato il giorno prima era stato distrutto, e le pietre utilizzate
vennero trovare più a monte nel luogo dove attualmente si trova
la chiesa. Ci
si rimise, nondimeno, al lavoro, perseverando nella scelta originaria,
ma la mattina seguente il fatto prodigioso si ripetè, e così
per i giorni seguenti, finché si comprese che quel segno aveva
un significato ben preciso: il luogo prescelto da Dio non era la piana,
bensì proprio la sommità dello sperone roccioso sul Livrio.
E lì, senza più intoppi, la chiesa venne edificata. Ma
le curiosità legate alla chiesa non sono finite qui. E’
diventata proverbiale l’espressione “laurà per la
gesa de Caiöl”, cioè “lavorare per la chiesa
di Caiolo”, che significa: lavorare senza alcuna remunerazione.
Bene, è tempo di risalire in sella, tornando al piazzale del
cimitero ed imboccando una stradina asfaltata che prosegue nella salita,
in nello scenario di una selva che, soprattutto d’autunno, regala
suggestioni di grande impatto emotivo. La stradina intercetta una più
larga strada asfaltata che sale da Albosaggia: proseguendo nella salita,
incontriamo, al primo tornante sinistrorso, un cartello che segnala
la contrada Coppi, a 475 metri di quota. Il cartello è posto
all’inizio di una pista sterrata, che si stacca sulla destra dalla
strada: percorriamola, ed in breve raggiungiamo l’incantevole
conca prativa dove, vicino ad un gruppo di baite, si trova la torre
Ca di Cup (Case dei Coppi), dalla quale si vede, sul lato opposto della
valle del Livrio, la torre dell’antico castello di Caiolo, dei
De Capitanei, poi passato alla famiglia Quadrio. La torre Ca di Cup,
in buono stato di conservazione, è posta in una posizione panoramicamente
assai felice, per la funzione di avvistamento cui doveva assolvere.
Torniamo
sulla strada asfaltata e proseguiamo nella salita, passando per la contrada
Mosconi (m. 520), dove troviamo una piccola chiesetta, e giungendo ad
intercettare, in località Foppe (m. 685), la strada che dal centro
di Albosaggia sale verso l’alpeggio di San Salvatore. Abbiamo
percorso, dal cimitero di Caiolo alle Foppe, 2,8 km (complessivamente
7,5 dal Porto di Albosaggia). Se vogliamo prolungare la salita, possiamo
proseguire per tre tornanti ed imboccare, sulla sinistra, la deviazione
che, in breve, ci porta alla contrada di Albosaggia Vecchia (m. 837),
oppure continuare sulla strada per San Salvatore fino alla località
S. Antonio (m. 775), dove troviamo una chiesetta recentemente restaurata.
Se, invece, vogliamo iniziare la discesa dalle Foppe, seguiamo la comoda
strada che, passando per Ca’ de Moi (m. 563) raggiunge il centro
di Albosaggia, nella zona del municipio e del castello Paribelli (ad
1,8 km dalle Foppe). Il castello risale al secolo XII, e fu dimora di
una delle più illustri famiglie valtellinesi.
Proseguendo
nella discesa, verso destra (est), passiamo sotto il grande terrapieno
della chiesa parrocchiale di Santa Caterina, iniziata nel 1354 e consacrata
nel 1421, per poi essere ingrandita tra il 1614 ed il 1680 da maestranze
che venivano dal Canton Ticino. Poco sotto la chiesa, ignoriamo la deviazione
a destra per la Moia e concludiamo la discesa raggiungendo il punto
di partenza (Porto di Albosaggia) e chiudendo un anello che misura complessivamente 12 km
e che richiede circa un’ora di pedalata.
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line
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