Il dipinto che ritrae le autentiche fattezze di Maria
Chi
ama camminare fra i sentieri di montagna si imbatte assai spesso nel volto
di Maria: tutte le cappellette, o santelle, poste nei luoghi di sosta
o di pericolo, raffigurano, infatti, la Madonna. Diversa è la rappresentazione,
affidata all’ispirazione dell’artista, e così diversi
sono i volti.
Ma qual è il vero volto di Maria? Domanda, in apparenza, senza
senso, perché i pittori si sono ispirati alla propria immaginazione,
non ad una reale visione della Madonna che per quel che sappiamo, non
è apparsa loro. Siamo, però, sicuri che tutti i dipinti
sacri siano opera di una mano umana? State a sentire quel che racconta
questa leggenda, di cui parla un articolo pubblicato su "Pro Valtellina" dell'ottobre 1910 (e ripreso dal volume "Leggende e tradizioni valtellinesi" di Giuseppina Lombardini, Sondrio, Mevio Washington, 1925, pg. 16).
Tanto e tanto tempo fa Maria decise di apparire al popolo di Dio in quel
di Morbegno, per alimentare fra quella gente un’autentica devozione.
Apparve, così, presso la cappelletta che è posta vicino
all’attuale santuario dell’Assunta, che allora, però,
non c’era ancora. Apparve in vesti semplici. Portava con sé
la culla del suo Figlio, di Gesù Bambino.
I Morbegnesi furono assai onorati di essere stati scelti dalla Madre di
Dio, e si domandarono come potevano esprimere la loro gratitudine e venerazione.
Prese corpo, allora, il progetto di costruire un segno grandioso della
loro fede, un santuario che doveva far impallidire ogni altro santuario.
Pensarono e fecero le cose in grande, convinti che Maria avrebbe gradito
il loro zelo. Non fu così, perché non avevano capito che
la Madonna si era presentata in vesti umili per essere venerata in umiltà
e semplicità. Così, mentre già fervevano i lavori
per erigere il santuario
dell’Assunta, Maria si incammino verso la media Valtellina, con
la culla di Gesù Bambino sulle spalle.
Cammina cammina, raggiunse un minuscolo paesino, posto all’imbocco
di una valle che da esso prendeva il nome, Bondone. Un paese quasi nascosto,
a mezza costa, sul versante orobico, fra Carona e Castello dell’Acqua.
Nascosto come la sua gente, semplice ed umile, che non desiderava apparire
con opere grandiose, ma vivere di una fede schietta e senza fronzoli.
Gente che accolse, commossa, la Madre di Dio, ed eresse una chiesa bella
ed essenziale, come le montagne che la incorniciavano.
Questa gente piacque a Maria, che volle farle il regalo più grande,
un regalo che avrebbe fatto conoscere il nome di Bondone in tutto il mondo.
Posò, dunque, la culla a terra, entrò nella chiesa, pregò
il Figlio perché benedicesse il paese e cominciò a dipingere.
Sì, a dipingere. Su una tela dipinse la sua immagine, il suo volto,
il suo vero volto. Poi rivolse il suo sguardo materno al popolo di Dio
e si congedò dai fedeli. Quando questi si resero conto del regalo
che avevano ricevuto, la ringraziarono con preghiere ferventi e rinnovate,
ma si guardarono bene dal vantarsi per quello che era accaduto. È
per questo che, ancora oggi, pochi sanno che nella chiesa di S. Lorenzo
di Bondone una tela raffigura il vero volto di Maria. E la culla? Maria
non la portò con sé. Sembra che il profilo della culla sia
ancora visibile in un masso del torrente Bondone, che scorre vicino alla
chiesa.
I
devoti di Maria non possono, quindi, mancare di salire a Bondone, il 10
agosto o nelle domeniche estive, per vedere il suo volto. Per farlo, debbono
lasciare la ss. 38 a S. Giacomo di Teglio (fra Sondrio e Tirano), in direzione
delle Orobie; superato il ponte sull’Adda, debbono proseguire seguendo
le indicazioni per Carona. Poco prima di Carona, troveranno una stradina
sterrata che si stacca dalla strada principale sulla destra, e che in
breve conduce a Bondone. La devozione mariana in terra di Valtellina è
legata a molte altre storie e leggende. Probabilmente quelle legate alla
Madonna della Sassella riassumono lo spirito di tutte le altre.
Chi viaggia da Milano in direzione di Sondrio, poco prima di raggiungere
l’ingresso del paese, si trova, sulla sinistra, la ben visibile
rocca sormontata dal santuario della Beata Vergine della Sassella. Non
sappiamo esattamente quando fu eretto. Una leggenda ci porta assai indietro
nel tempo, al 932 d. C., quando Maria apparve all’arciprete di Sondrio,
lamentandosi che in Valtellina non fosse stato eretto alcun santuario
dedicato al suo culto. La leggenda parla anche di un forte dolore della
Vergine, legato al fatto che la fede si stava indebolendo ed il rischio
di un ritorno del paganesimo non era remoto.
Un santuario mariano sarebbe stato un segno forte del necessario ritorno
all’ardore della fede dei padri. L’arciprete accolse prontamente
la richiesta di Maria, convocò il popolo di Dio nella forma più
solenne e riferì le sue parole accorate e forti. Tutti furono scossi,
nel profondo del cuore, dai richiami della Madre di Dio. Venne prontamente
decisa l’erezione di un grande
santuario, nei pressi della strada di fondovalle, che correva non lontano
dal fiume Adda. Questo rendeva agevole il trasporto del materiale, che
venne in breve tempo accumulato.
Tutto era ormai pronto, ed il giorno destinato allo scavo del materiale
era prossimo. Nella notte che precedeva il solenne inizio dei lavori,
però, accadde un prodigio. Nessuno ne fu testimone, ma all’alba
gli operai, che vennero di buon ora per disporre quanto era necessario
per l’inizio dei lavori, non trovarono più neppure una pietra.
Allibiti, pensarono ad un furto sacrilego, e corsero a denunciarlo all’arciprete.
Ma, al loro ritorno, scoprirono che non di furto si era trattato, ma di
miracoloso spostamento. Seppero, infatti, dai contadini che abitavano
sulla rocca della Sassella, che proprio lì tutto il materiale era
andato a finire.
Non si tardò molto a capire quello che era successo: la Vergine
aveva compiuto il prodigioso trasporto, per far capire che quello doveva
essere il luogo dove sarebbe sorto il santuario, un luogo alto, ben visibile,
come alta e ben visibile agli occhi di tutti deve essere la fede. E così
accadde. La Vergine non mancò di mostrare, nei tempi successivi,
la sua gratitudine, operando diversi miracoli.
Il più famoso fu compiuto il 18 giugno 1736. Fu un giugno di intense
piogge, che resero il fiume Adda gonfio e minaccioso. Quel giorno due
frati cappuccini, insieme ad altre nove persone, si imbarcarono sul traghetto
che al Porto di Albosaggia conduceva
sulla riva opposta del fiume. Ma la violenza delle onde spezzò
la catena che serviva per impedire che il traghetto fosse portato via
dalla corrente. Il naviglio cominciò, allora, ad essere sballottato
con grande veemenza dai flutti, e non ne resse l’impeto. Tutti gli
undici passeggeri caddero nel fiume, fra gli sguardi atterriti di pochi
testimoni, che li dettero sicuramente per annegati. Ed invece così
non fu. Per intervento miracoloso di Maria, tutti scamparono dalla violenza
delle acque, e furono riconsegnati alla terraferma, anche se in luoghi
diversi, alcuni sulle rive presso Castione, altri presso Caiolo, altri
ancora, infine, addirittura al ponte di S. Pietro. Per questo i Sondriesi
sono così devoti alla Madonna della Sassella, che riconoscono come
la loro Madonna e protettrice.
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