CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line
La
prima valle di una certa ampiezza (dopo le minori val Fràssino e val
Fredda e la selvaggia valle del Combolo) che incontriamo sulla
nostra destra (est), salendo in Val Fontana, è la Val Malgina, che
offre diversi elementi di interesse. Una precisazione, innanzitutto:
non confondiamo questa valle retica con l’omonima e più ampia valle
orobica che si apre a monte (sud) di Castello dell’Acqua
(curiosamente, le due valli sono pressoché alla stessa longitudine).
La Val Malgina di Val Fontana ha un orientamento da ovest ad est ed
è delimitata, a sud, dal monte Còmbolo (m. 2900) e dal suo crinale
occidentale, che scende fino al dosso Combolo (m. 2224), ed a nord
dalla dorsale che, partendo dal pizzo Malgina (m. 2802), si sviluppa
verso nord-ovest passando per la cima della Ganda Rossa (m. 2745). |
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Un
tracciato militare la percorreva quasi interamente, giungendo fin
nei pressi del terminale passo di Malgina, che guarda sulla parte
alta della Val Saiento (prima laterale occidentale della Valle di
Poschiavo, in territorio Svizzero). Di questo tracciato restano
numerosi tratti, mentre altri sono stati invasi dai magri pascoli e
ridotti a sentiero. Nonostante ciò, la via per salire in valle,
proprio per questa origine, ha un andamento estremamente regolare,
il che rende il cammino meno faticoso. La mulattiera militare,
costruita durante la Prima Guerra Mondiale, si spiega tenendo
presente i timori strategici dello Stato Maggiore italiano: gli
Austriaci, si pensava, avrebbero potuto violare la neutralità della
Svizzera e quindi tentare una manovra di aggiramento delle linee
italiane, sul fronte dello Stelvio, proprio passando per la Valle di
Poschiavo. Di qui la necessità di presidiare i passi che danno su
questa valle. |
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Oggi
questi timori sono solo un lontano ricordo, ma suscita ancora una
strana impressione pensare che questi luoghi, così legati ad un’idea
di pace immota e profondissima, siano stati, in passato, toccati
dalle opere della guerra. |
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Per
salire in valle si parte dal Pian dei Cavalli, e precisamente dalla
prima baita che incontriamo sulla nostra destra all’inizio della
piana, che si stende ad una quota di 1537 metri. Alla baita sale una
carrozzabile, che diviene, poi, tratturo. |
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Questo, dopo un breve tratto in nel bosco di larici a monte dei
prati, lascia il posto al sentiero. Proprio all’inizio della salita,
a causa di un piccolo smottamento, c’è un passaggio che richiede
attenzione; lo si può, tuttavia, evitare risalendo, a vista, il
dolce crinale disseminati di radi larici che si trova a destra della
baita, fino ad intercettare il sentiero a monte di tale passaggio.
Questo, dopo aver lambito il torrente Malgina (che rimane sulla
nostra destra, in quanto noi saliamo sul fianco settentrionale della
valle), se ne allontana ed inizia una lunga e regolare serie di
tornanti nel bosco, |
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fino
ad uscirne nei pressi del Baitello Malgina, piccolo edificio posto a
quota 1880, ristrutturato nel 1996 dai Cacciatori del Settore n. 4
di Val Fontana e Val d’Arigna, con il patrocinio dei comuni di
Chiuro e Ponte (gran parte della Val Fontana è in territorio del
comune di Chiuro). Una sosta al baitello, dal momento che siamo in
cammino da un’ora, o poco meno, ci permette di gustare un panorama
già interessante; |
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in
particolare, se guardiamo verso ovest, noteremo, in primo piano, sul
versante opposto della Val Fontana, la piramide del pizzo Calino (m.
3024), sul fianco settentrionale della Val Vicima, mentre alla sua
sinistra, in secondo piano, appare la vetta di Rhon (m. 3137),
culmine della testata della medesima valle. |
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Il
sentiero inizia ora una serie di tornanti regolari sull’ampio fianco
montuoso occupato da una fascia di pascoli, in direzione est:
guadagniamo, così, progressivamente quota, ma, sotto di noi, resta
sempre in vista il baitello, che si fa sempre più piccolo, |
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finché
approdiamo ad un primo terrazzo, nel quale il pascolo lascia
progressivamente il posto ad una grande ganda. Si tratta dell’ampia
fascia denominata “Sassi del Pastore”, che occupa la parte
medio-alta della valle. Siamo ad una quota approssimativa di 1950
metri, e troviamo anche il rudere di un baitello utilizzato dai
pastori che un tempo salivano in valle (oggi regna, qui, una
solitudine pressoché incontrastata ed un silenzio quasi irreale,
rotto solo dai fischi delle marmotte o dal rotolare di qualche sasso
per il passaggio dei camosci o per il processo di disgelo). Si può
vedere anche un grande masso, sotto il quale potrebbero trovare
ricovero, in caso di necessità, tre o quattro persone. |
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La
mulattiera presenta, in un breve tratto, una caratteristica
struttura a ponte, cioè corre per qualche metro leggermente rialzata
rispetto al livello del pianoro, per superare una zona acquitrinosa,
dove i pezzi di artiglieria avrebbero potuto impantanarsi. |
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Dobbiamo salire ancora un po’, ad una quota di oltre 2300 metri,
prima di dominare con lo sguardo la parte terminale della valle, che
ci appare come una grande conca ricoperta, in buona parte, di massi.
Vi distinguiamo facilmente l’intaglio del passo di Malgina (m.
2618), che conduce in alta Val Saiento, prima laterale meridionale
della Valle di Poschiavo, in territorio elvetico. |
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Alla
nostra destra, si impone allo sguardo la massiccia e severa parete
settentrionale del pizzo Combolo (m. 2900), mentre alla nostra
sinistra si mostra il più tranquillo crinale che si articola dalla
cima di Ganda Rossa al pizzo Malgina. |
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Volgendo lo sguardo alle nostre spalle, infine, vediamo di nuovo la
vetta di Rhon, mentre alla sua destra appare, dietro il pizzo
Calino, l’alta costiera che, passando per la cime di Forame (m.
3058), culmina nella punta Painale (m. 3248). |
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La
mulattiera si presenta ora in più punti interrotta da materiale
franoso, ed alla nostra sinistra incontriamo un grande masso, con
una scritta in vernice gialla che indica il passo Malgina. Qualche
decina di metri più in alto, su un altro masso è segnata la scritta
“Lach”. Qui siamo ad un bivio, e dobbiamo scegliere se proseguire in
direzione del passo, oppure salire il ripido versante alla nostra
sinistra fino alla bocchetta che dà sulla Valle dei Laghi, posta
immediatamente a nord della Val Malgina. In entrambi i casi, il
cammino si fa, da qui in poi, più faticoso, perché non esiste un
tracciato preciso che ci possa aiutare. Esaminiamo entrambe le
possibilità. Proseguendo in direzione del passo, troviamo ben presto
una sgradevole sorpresa: |
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la
mulattiera si perde, sepolta da frane e slavine scese dal versante
settentrionale della valle, e ci tocca di proseguire a vista, in
direzione dell’imbocco del canalino che conduce al passo. La
traversata è resa disagevole dalla natura del terreno, che spesso ci
propone fasce di sassi mobili. Alla fine, però, con un po’ di
pazienza, ci ritroviamo sotto il passo. Un sentierino, dalla traccia
molto debole, risale un più stretto canalino che si trova a sinistra
del passo, per poi compiere un breve traverso a destra, con un
tratto un po’ esposto. Possiamo anche salire per il canalino
principale, che scende direttamente dal passo |
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(attenzione, però, ai sassi mobili, soprattutto se siamo compagnia;
per prudenza, evitiamo di trovarci nella verticale di chi sta sopra
e prestiamo la dovuta attenzione per non far rotolare sassi verso il
basso). |
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Le
nostre fatiche, raggiunto il passo, sono ampiamente ripagate: |
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sul
versante dell’alta Val Saiento si apre, infatti, un panorama
stupendo, che mostra, in primo piano, l’incantevole Lago del Matt (Lagh
dal Mat). In lontananza scorgiamo, oltre la dorsale Mortirolo-Monte
Padrio, che separa la provincia di Sondrio da quella di Brescia, il
gruppo dell’Adamello. |
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Siamo
in cammino da circa tre ore e mezza, ed abbiamo superato un
dislivello di circa 1080 metri, ma l’escursione non può terminare
qui: in una decina di minuti, infatti, con facile discesa a vista, |
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raggiungiamo le rive del lago, posto ad una quota di 2523 metri e
circondato da un suggestivo sperone roccioso a nord-est |
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e da
alcuni specchi d’acqua minori |
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a
sud-ovest. |
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Se,
dalle rive del lago, volgiamo lo sguardo a nord possiamo distinguere
chiaramente, a destra del passo, il profilo del pizzo Malgina. |
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Proseguendo per un breve tratto su facili balze erbose scendendo in
direzione sud giungiamo in vista di un secondo lago, il lago della
Regina (Lagh da la Regina, m. 2417), |
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al
quale possiamo scendere su traccia di sentiero, oppure procedendo a
vista. Se abbiamo a disposizione un’automobile a Prato Valentino (m.
1700, sopra Teglio), possiamo concludere l’escursione con
un’elegante traversata che ci riporta in territorio italiano
sfruttando il passo del Meden. Al lago della Regina troviamo,
infatti, un cartello che segnala una duplice direttrice per la
prosecuzione della discesa, quella per l’alpe di Pescia Alta (m.
2054) e quella per il passo del colle d’Anzana (m. 2224). Seguendo
questo secondo sentiero, che scende un po’ per tagliare il versante
montuoso che costituisce l’estrema propaggine dello spigolo di
sud-ovest del pizzo Combolo, possiamo risalire, dall’altra parte,
verso destra (sud-ovest), fino alla larga sella del passo (m. 2438),
rientrando, così, in territorio italiano. |
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Proseguendo verso sud-ovest, troviamo il sentiero che scende ad
intercettare la mulattiera militare proveniente dalla parte alta del
lungo dosso erboso sopra Prato Valentino. Seguendola verso destra
(sud-ovest), intercettiamo, a quota 2291, sulla costa che scende dal
monte Brione, la pista che proviene da Prato Valentino, cui
giungiamo, infine, dopo una facile discesa. La traversata Pian dei
Cavalli-Prato Valentino, per il passo Malgina, richiede circa 6-7
ore, e comporta un dislivello di circa 1150 metri. |
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Facciamo però, ora, un bel balzo indietro, e torniamo al masso
presso la mulattiera in alta Val Malgina, per esaminare la seconda
possibilità, vale a dire la traversata alla Valle dei Laghi. |
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Questa
avviene risalendo il ripido versante erboso a sinistra (nord) della
mulattiera, descrivendo un arco verso sinistra, in direzione
dell’evidente sella erbosa posta sul crinale che separa le due
valli, a destra della cime di Ganda Rossa. Non c’è un vero e proprio
sentiero: qua e là se ne incontrano sporadiche tracce, così come si
possono trovare gli sporadici segnavia dell’Alta Via della Val
Fontana (costituiti da un triangolo rosso con bordo giallo). |
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Senza
seguire una direzione obbligata, ma cercando l’itinerario che eviti
i punti di maggiore pendenza, |
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alla
fine, con fatica, ci affacciamo alla Valle dei Laghi, da una quota
di 2687 metri. |
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Si
impone subito allo sguardo il più grande dei laghi che danno il nome
alla valle, cioè il Lago gelato (Lac Gelt, a quota 2480 metri). La
discesa in questa valle richiede attenzione e prudenza, perché
sfrutta un ripido canalone erboso sulla parte sinistra, detritico su
quella destra. Disceso il canalone, approdiamo ad una ganda che,
percorsa in direzione est-nord-est, cioè tendendo a destra, ci porta
sulla soglia del gradino della conca che ospita il Lago Gelato.
Scendiamo, ora, verso sinistra, costeggiamo la riva occidentale (di
sinistra, per noi) del lago ed affacciamoci, presso il punto nel
quale esce l’emissario del lago, ad un pendio che conduce ad un
largo dosso, nel centro della valle; |
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scendendo per il pendio, su terreno occupato da sfasciumi e sparuti
pascoli, portiamoci a sinistra del dosso, affacciandoci al gradino
inferiore della valle, occupato da due laghi gemelli, a quota 2309. |
Con
facile discesa, verso destra o verso sinistra, ci portiamo sulla
riva meridionale del primo dei due, traversando, poi, facilmente
all’altro, nei cui pressi troviamo anche il rudere di un baitello.
Poco sopra il rudere, corre il facile sentiero che, percorso verso
sinistra, ci consente un’agevole discesa all’alpe Arasè (m. 1939). |
Dal
limite inferiore dei prati dell’alpe parte il comodo sentiero che
conduce al fondovalle, a monte del Pian dei Cavalli. Percorrendo la
carrozzabile verso sinistra, possiamo, quindi, alla fine tornare
all’automobile, al Pian dei Cavalli, dopo una traversata che
richiede circa 5-6 ore di cammino e che comporta un dislivello
approssimativo di 1150 metri.
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