CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line
La
Val Forame rappresenta l'estrema propaggine della Val Fontana che, nella
sua parte più alta, modifica l'orientamento nord-sud piegando
verso ovest. E' anche uno degli ambienti più conosciuti della
valle, in quanto viene percorsa dagli escursionisti che salgono al rifugio
Cederna-Maffina.
Per raggiungere la valle bisogna, quindi, risalire l'intera Val Fontana,
a cui si accede da Ponte in Valtellina, staccandosi, sulla sinistra,
dalla strada provinciale 21 Panoramica dei Castelli, che proviene da
Tresivio e prosegue verso Castionetto, quando troviamo le indicazioni
per San Bernardo e la Val Fontana.
|
|
La strada che si inoltra in val Fontana raggiunge il rifugio Finanziere
M. Erler, in località Campello, a 1400 metri, per poi proseguire,
con fondo piuttosto sconnesso, fino al bellissimo Pian dei Cavalli (m.
1548) e terminare all'alpe Campiascio (m. 1680). |
|
In
fondo all'alpe, presso la piazzola dove la carrozzabile termina, un
ben visibile cartello indica il punto di partenza del sentiero per
il rifugio, indicando in due ore e mezza il tempo necessario per
raggiungerlo.
|
|
Il
tracciato, segnalato da segnavia, sale sul lato sinistro idrografico
(destro, per chi sale) della val Forame, con diversi tornanti. Il
primo tratto della salita avviene, con diversi tornanti, in
direzione nord-ovest, a sinistra di un vallone secondario; |
|
incontriamo una deviazione a destra, che dobbiamo ignorare, per
proseguire, invece, piegando sinistra (direzione sud-ovest) e
salendo fino al filo di un dosso. |
|
In
questo tratto incontriamo un cartello che ci invita a contribuire
alla vita del rifugio portando con noi un po' di legna (sempre
preziosa). Possiamo anche osservare larici dalla forma singolarmente
contorta.
Aggirato il filo, il sentiero piega leggermente a destra, assumendo
la direzione ad ovest e taglia, con una diagonale, il fianco
meridionale del dosso, fino a raggiungere, |
|
con
una diagonale, il greto del torrente, proprio in cima al primo e più
alto gradino roccioso della valle. Ci affacciamo, così, al limite
inferiore dell'alpe Forame, a quota 1950 metri circa, uscendo dal
bosco ed incontrando un terreno occupato in gran parte da una fitta
macchia di rododendri. |
|
Il
sentiero attraversa qui il torrente, sfruttando un ponticello in
legno, si porta sulla sua sinistra per un buon tratto, per poi
riattraversarlo e tornare sulla destra, prima del secondo gradino
roccioso, dal quale scende una ben visibile cascata. |
|
Risalendo un dosso erboso, |
|
si
raggiungono i 2186 metri dell'alpe Forame, che si percorre
interamente, passando accanto alla baita dell'alpe.
|
|
Il
fondo della valle è dominato dallo scuro profilo della parete est
della cima di Painale (m. 3248). |
|
Nell'ultima parte del pianoro il sentiero, sempre segnalato,
comincia a salire tendendo leggermente a destra per superare un
terzo gradino sul suo fianco erboso. Raggiunta la sommità del dosso,
se ne trovano altri, con qualche roccetta affiorante, e li si supera
tendendo verso nord. |
|
Il
rifugio (m. 2583), che si raggiunge piegando leggermente a destra,
resta nascosto dietro l'ultimo dosso, ma è segnalato anche ad una
certa distanza dalla ben visibile bandiera posta a qualche decina di
metri di distanza.
La costruzione del rifugio data esattamente ad oltre un
secolo fa: nel 1903, infatti, grazie alla generosità di Antonio
Cederna, che amava profondamente questi luoghi (tanto da scrivere,
nel lontano 1886, un volume intitolato Monti e passi della Val
Fontana), e per interessamento della sezione valtellinese del CAI,
venne eretta la capanna, inaugurata il 31 luglio dell'anno
successivo (per cui nel 2004 si festeggia il centenario), capanna
che però ebbe una vita travagliata, in quanto già nel 1914 venne
gravemente danneggiata.
|
|
Venne
avanzata anche l'ipotesi che ciò fosse accaduto ad opera della Guardia
di Finanza, per togliere ai contrabbandieri un punto di appoggio
fondamentale. Un intervento di ricostruzione, nel 1926, portò alla
temporanea riapertura del rifugio, che, tuttavia, venne di nuovo
chiuso nel 1938, dopo una seconda azione di danneggiamento. Dobbiamo,
quindi, giungere ad anni più vicini a noi, e precisamente al 1980,
per vedere la riapertura della struttura, grazie all'iniziativa
della sezione valtellinese del CAI. La denominazione fu ampliata,
per commemorare, oltre al Cederna, anche i fratelli Fedele ed Antonio
Maffina, morti due anni prima scalando il pizzo di Coca, nelle Alpi
Orobie.
La presenza di un rifugio in questi luoghi si giustifica non solo
dal punto di vista alpinistico, ma anche e soprattutto da quello
escursionistico. Fra le ascensioni è da menzionare, oltre a quelle
alla punta Painale ed al pizzo Canciano, quella al pizzo Scalino. Se
guardiamo, infatti, dal rifugio in direzione nord, individuiamo
facilmente una depressione denominata Colle o Passo di Val Fontana
(m. 3008), collocata, più o meno, a metà strada fra i pizzi Scalino
(m. 3323), a sinistra, e Canciano (m. 3103), a destra. Dal passo si
accede direttamente al limite meridionale della Vedretta del pizzo
Scalino, che viene poi percorsa in direzione oves-sud-ovest, fino
all'attacco finale che permette di raggiungere la vetta. C'è poi da
ricordare che tale vetta è raggiungibile dalla Cederna-Maffina anche
per diversa via, cioè percorrendo il crinale meridionale.
Fra le escursioni possibili, quella di maggiore fascino è sicuramente
la traversata
al rifugio De Dosso, all'alpe Painale (alta Val di
Togno), oppure al rifugio Cristina, in Valmalenco. Si tratta, in
questo secondo caso, di percorrrere, a ritroso, un tratto del Sentiero
Italia, valicando i passi Forame (m. 2833) e, dopo la splendida
traversata dell'alta Val Painale, degli Ometti (m. 2758).
Il passo Forame è facilmente individuabile, in quanto si colloca
sulla marcata depressione che vediamo a destra della punta Painale,
ad ovest-sud-ovest del rifugio. Per salirvi dobbiamo prendere questa
direzione, fino a raggiungere il piede del ripido versante che
scende dal passo stesso, dove troviamo anche un nevaietto. La salita
del versante, su traccia di sentiero assai debole, è piuttosto
faticosa, soprattutto nell'ultimo tratto che, per l'accentuata
pendenza, richiede attenzione e prudenza.
Ci affacciamo, ora, sull'alta Val Painale, estrema propaggine della
Val di Togno, e cominciamo a scendere lungo un canalone di
sfasciumi, fino ad una quota di poco superiore ai 2400 metri. Se
vogliamo raggiungere il rifugio De Dosso (m. 2119), posto nella
piana dell'alpe Painale, non lontano da un bellissimo laghetto,
dobbiamo proseguire nella discesa, mantenendo la direzione ovest.
Se, invece, vogliamo raggiungere il passo degli Ometti, dobbiamo
iniziare a risalire in direzione nord-nod-ovest, piegando a destra
dopo aver aggirato alla base il fianco roccioso che delimita a nord
il canalone che scende dal passo Forame. Qualche raro segnavia
rosso-bianco-rosso ci può aiutare, ma la salita avviene senza
direzione obbligata. Raggiunto, più o meno, il centro dell'alta
valle vediamo, a monte, una caratteristica formazione rocciosa con
una netta spaccatura nel mezzo, dalla quale scende un torrentello.
Poi, descrivendo un arco che tende gradualmente a sinistra e passa
sotto lo spigolo di sud-ovest che scende dal pizzo Scalino, ci
avviciniamo al crinale che separa la Val di Togno dalla Valmalenco,
e precisamente alla sella erbosa posta a valle delle ultime roccette
dello spigolo.
Dal passo degli Ometti, a quota 2758, effettuiamo, infine, la discesa
alla piana dell'alpe Prabello, dove si trova il rifugio
Cristina (m. 2287). Si tratta di una discesa non facile, che avviene
tendendo dapprima a destra, piegando, poi, leggermente a sinistra
ed infine di nuovo a destra, per superare una faticosa fascia di
grandi massi, prima di raggiungere il crinale più tranquillo, anche
se piuttosto ripido.
Si tratta, quindi, di una traversata di grande fascino, che
richiede, però, buone esperienza escursionistica, attenzione e
prudenza.
|
|