Piccole perle nascoste appena sotto il confine fra Val Fontana e Valle di Poschiavo
Valle dei Laghi
PIAN DEI CAVALLI-VALLE DEI LAGHI-PASSO DELL'ARASE'
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Pian dei Cavalli-Ponte in legno-Alpe Arasè-Laghi Gemelli-Passo dell'Arasè-Lago Gelato-Laghi Gemelli-Ponte in Legno |
6h |
1040 |
E |
SINTESI. Dopo Sondrio lasciamo la ss 38 dello Stelvio all’altezza di San Carlo
di Chiuro (riconoscibile per la chiesa ed il ristorante S. Carlo), per
imboccare a sinistra non la strada che sale verso Chiuro, ma quella che parte alla
sua sinistra, a lato della chiesa di S. Carlo (la via S. Carlo), e che
sale verso la chiesa della Madonna di Campagna ed il cimitero di Ponte
in Valtellina. Poco oltre la chiesa, ad uno stop, proseguiamo nella
salita, imboccando la via Europa, volgendo a sinistra e raggiungendo
la chiesetta di san Gregorio Magno, sul limite occidentale di Ponte
in Valtellina. Qui dobbiamo svoltare a destra, immettendoci sulla strada
provinciale 21, Panoramica dei Castelli, che proviene da Tresivio e
prosegue per Castionetto di Chiuro; dopo un breve tratto, ignorata una
deviazione a destra, svoltiamo a sinistra, seguendo le indicazioni per
San Bernardo e la Val Fontana. Ad un bivio andiamo a destra ed entriamo in Val Fontana, passando per il ponte di Premelè e le località S. Antonio, Campello e Pian dei Cavalli. Poco oltre troviamo un ponte in legno >ed appena prima che la strada inizi un tratto in discesa imbocchiamo una pista che se ne stacca sulla destra. Una
piazzola poco prima della pista ci consente di lasciare l’automobile. Dopo pochi metri, troveremo un sentiero,
ben visibile (m. 1670 circa), che si stacca, a sua volta, sulla destra
dalla pista, e comincia a salire, con tornanti regolari, in un
bosco di conifere, fino all’alpe Arasè (1939 metri), chiusa,
sul limite inferiore, da un recinto. Poco a monte della baita più alta troviamo un
torrentello, seguito, a pochi metri da distanza, da un secondo. All’altezza
del primo corso d’acqua i due sentieri si dividono: noi dobbiamo
rimanere su quello più basso, che attraversa anche il secondo
corso d’acqua e prosegue per un tratto nei pressi del torrente
principale che scende dalla Valle dei Laghi. Il sentiero inizia, poi, una serie di tornanti, entrando in una macchia
di larici. Uscito dalla macchia, attraversa il corpo di una frana e
risale, sempre zig-zagando, un ripido dosso, tagliandone, in un tratto
un po’ esposto, la parte più alta ed affacciandosi alla
parte medio-alta della valle. Davanti
a noi, e più in alto, il gradino principale della valle, a quota
2300 metri. Traversiamo tagliando un versante erboso e, superate alcune roccette, eccoci al più
basso dei balconi glaciali dell’alta valle, che ospita i primi
due laghi gemelli. In realtà all’inizio ne vediamo uno solo, alla
nostra destra, a quota 2325 metri. Possiamo scorgere il lago gemello,
a sud, separato dal primo da una breve lingua di terra, solo salendo
per un breve tratto sul sentiero. Superata una baita diroccata la mulattiera con un ampio semicerchio (dir. nord-est ed est) procede fino al passo dell'Arasè,
posto a quota 2602 metri. Torniamo,
dunque, indietro, dal passo, per un buon tratto, fino a raggiungere
il punto nel quale, staccandoci sulla sinistra dalla mulattiera, possiamo
scendere verso la conca dell’alta valle su un terreno costituito
da magri pascoli e massi, evitando, per quanto possibile, la ganda.
Dirigiamoci, così, verso il ben visibile laghetto minore che
la occupa, passando presso la sua riva occidentale (quella in direzione
della bassa valle) e proseguendo la traversata, fra massi di tutte le
dimensioni, verso sud, fino alla sella che si stende a monte di un evidente
dosso, sormontato da un grande ometto. Guardando ora a sinistra, prendiamo
come punto di riferimento il torrentello che scende dal bastione roccioso
dietro il quale è posto il lago: dobbiamo risalire il crinale
alla sua sinistra, scegliendo la striscia di magri pascoli che ci conduce
fino alla sua sommità, sulla quale corre una debole traccia di
sentiero.
Un ultimo passaggino fra le roccette terminali ci porta nei
pressi della riva settentrionale del lago Gelato (m. 2486). Scendiamo ora verso ovest, lungo il crinale e pieghiamo a sinistra, lasciando
alla nostra destra il dosso con l’ometto, portandoci ad un balcone
dal quale dominiamo, dall’alto, i due laghi gemelli inferiori.
L’ulteriore discesa a quello meridionale (di sinistra) avviene
sfruttando due facili declivi, sulla sinistra o sulla destra. Dal lago
meridionale, leggermente più basso (m. 2310), effettuiamo
la facile traversata a quello settentrionale, ed intercettiamo, infine,
il sentiero che abbiamo già percorso salendo. |
Il primo dei due laghi Gemelli
La seconda valle di una certa ampiezza (dopo le minori val Fràssino e val Fredda, la selvaggia valle del Combolo e la Val Malgina) che incontriamo sulla nostra destra (est), salendo in Val Fontana, è la Valle dei Laghi, che si sviluppa da ovest ad est, allargandosi progressivamente nella sua parte terminale. È delimitata a sud dalla costiera che dal pizzo Malgina (m. 2877) scende alla cima di Ganda Rossa (m. 2741) e la separa dalla Val Malgina, ed a nord da quella che scende dal pizzo Sareggio (m. 2779) e che la separa dalla Val Sareggio.
Fotomappa della Valle dei Laghi
Si tratta probabilmente della più bella fra le laterali orientali
della Val Fontana, per la presenza di alcuni laghetti di origine glaciale
disposti a rosario, cioè in conche collocate su diversi ripiani.
Questa valle è anche la più agevole dal punto di vista
escursionistico: un sentiero in buone condizioni ci consente, infatti,
senza difficoltà, di risalirla interamente fino al passo dell’Arasé (termine probabilmente connesso con “rasura”, cioè terreno spianato, piano;
m. 2602), che si affaccia sull’alpe Valüglia, in alta Val
Mürasc, la seconda laterale orientale della Valle di Poschiavo
(di sinistra, per chi entra in valle).
Ma l’attrattiva maggiore della valle è il suo lago più
grande e più alto, quel Lago Gelato (Lac Gelt, che andrebbe meglio
reso con “Lago Gelido”) posto a quota 2480 e
così denominato perché ricoperto di ghiaccio per buona
parte dell’anno. Aggiungiamo che, con un adeguato allenamento
ed una buona dose di prudenza ed esperienza, possiamo traversare dalla
Valle di Laghi alla Val Malgina, posta a sud della prima, sfruttando
una bocchetta alta posta a quota 2678 metri. Concludiamo ricordando
che qui potremo gustare fino in fondo quella caratteristica atmosfera
di solitudine propria delle valli alpine meno frequentate non perché
meno belle, ma perché meno conosciute, o maggiormente fuori mano:
ci accoglierà un silenzio profondo, rotto solamente dall’antichissima
voce dello scrosciare dell’acqua nel torrente, dagli improvvisi
ed acuti fischi delle marmotte, dal tonfo sordo di qualche masso che
rotola sui crinali, posto in movimento dal disgelo o dal transito dei
veloci camosci. C’è, quindi, più di un motivo per
salire a visitarla.
L’escursione ha come punto di partenza una pista secondaria che
si stacca sulla destra dalla carrozzabile che percorre la Val Fontana,
nel tratto Pian dei Cavalli-Alpe Campiascio, appena oltre un bel ponte
in legno ed appena prima che la strada inizi un tratto in discesa. Una
piazzola poco prima della pista ci consente di lasciare l’automobile,
prima di iniziare a percorrerla. Dopo pochi metri, troveremo un sentiero,
ben visibile (m. 1670 circa), che si stacca, a sua volta, sulla destra
dalla pista, e comincia a salire, con tornanti regolari, in uno stupendo
bosco di conifere, ricco di larici e rododendri, fresco,
suggestivo per gli scorci ed i chiaroscuri che regala. Siamo nella Valle
dell’Arasè (così si chiama il solco che, dalla confluenza
di Val Sareggio e Valle dei Laghi, scende fino al fondovalle), a sinistra
del torrente che abbiamo superato sul ponte di legno. Non c’è
alcun cartello o segnavia, ma non possiamo non vederlo, né possiamo
perderlo. Il fondo del sentiero è ottimo e riposante (lo apprezzeremo
soprattutto quando tornando, stanchi, sogneremo di toccare il fondovalle
al termine della discesa).
Ignorata una traccia secondaria che lo intercetta da sinistra, approdiamo,
dopo aver incontrato un cartello che segnala il divieto di pesca e di
accesso con le moto, all’alpe Arasè (1939 metri), chiusa,
sul limite inferiore, da un recinto collocato per impedire la discesa
degli animali. Qui, sulla parte alta dei prati, troveremo una baita
più grande e due minori; nei prati, invece, o nella vicina boscaglia,
ci accoglieranno alcuni placidi cavalli, intenti al pascolo. L’alpe
è posta al punto di confluenza di due valli, la Valle dei Laghi,
appunto, a sud (destra) e la Val Sareggio a nord. Abbiamo superato i
primi 270 metri di dislivello, con quaranta minuti circa di cammino;
una sosta ci permette di osservare, ad est, il crinale settentrionale
della Val Vicima, con il pizzo Calino (m. 3022), la cima di Forame (m.
3058) e la punta Painale (m. 3428). A destra di queste più famose
cime, ma in primo piano, la più modesta cima Cigola (m. 2561). Volgendo
lo sguardo a destra, scorgeremo la parte occidentale della testata della
Val Fontana. Sulla sua parte sinistra stenteremo a riconoscere, abituati
come siamo al suo profilo slanciato, il pizzo Scalino (m. 3323), che
da qui appare in una prospettiva curiosa e schiacciata.
Riprendendo la salita, dobbiamo prestare attenzione, per evitare di
imboccare il sentiero sbagliato, cioè quello che sale in Val
Sareggio, in quanto non c’è nessuna indicazione che ci
possa aiutare. Poco a monte della baita più alta, troviamo un
torrentello, seguito, a pochi metri da distanza, da un secondo. All’altezza
del primo corso d’acqua i due sentieri si dividono: noi dobbiamo
rimanere su quello più basso, che attraversa anche il secondo
corso d’acqua e prosegue per un tratto nei pressi del torrente
principale che scende dalla Valle dei Laghi, alla nostra destra: guardando
in quella direzione, vedremo un nevaietto e, sulla severa parete rocciosa
che chiude a sud questo tratto della valle, una curiosa cavità.
Il sentiero inizia, poi, una serie di tornanti, entrando in una macchia
di larici. Uscito dalla macchia, attraversa il corpo di una frana e
risale, sempre zig-zagando, un ripido dosso, tagliandone, in un tratto
un po’ esposto, la parte più alta ed affacciandosi alla
parte medio-alta della valle. Davanti
a noi, e più in alto, il gradino principale della valle, a quota
2300 metri, ci impedisce ancora di scorgerne la fisionomia, e soprattutto
di vedere le sue perle, i laghetti dai quali trae il nome. Sotto di
noi, a destra, il profondo solco occupato in gran parte da massi e magri
pascoli. Prima di raggiungere la soglia dell’alta valle, dobbiamo
effettuare la lunga traversata del suo fianco erboso settentrionale,
mentre, alle nostre spalle, si apre un vasto scorcio dell’alta
Val Forame, dove si distingue facilmente il passo omonimo, a destra
della punta Painale, che dà accesso all’alta Val Painale.
Alla fine, dopo aver attraversato alcune roccette, eccoci al più
basso dei balconi glaciali dell’alta valle, che ospita i primi
due laghi gemelli. In realtà all’inizio ne vediamo uno solo, alla
nostra destra, a quota 2325 metri. Possiamo scorgere il lago gemello,
a sud, separato dal primo da una breve lingua di terra, solo salendo
per un breve tratto sul sentiero.
Apri qui una panoramica del primo dei due laghi Gemelli
Nei pressi del lago troviamo anche
una baita diroccata, che attenua un po’ il forte senso di solitudine
suscitato dalla valle. Siamo in cammino da un’ora e tre quarti
circa, ed abbiamo superato 660 metri di dislivello: il lago ci invita,
quindi, ad una seconda sosta nei pascoli che ne circondano le rive settentrionale
ed occidentale. Guardando verso la testata della valle, sul suo lato
sinistro, riconosciamo chiaramente il passo dell’Arasè,
scorgendo addirittura il cartello posto sulla boccettina.
Il
sentiero, che da questo punto in poi assume, a tratti, le caratteristiche
di vera e propria mulattiera, sale sicuro fino al valico. Si tratta
di un manufatto militare, che, come quelli della Val Malgina e del passo
di Saline, venne costruito durante la Prima Guerra Mondiale, quando
si temeva che gli Austriaci, violando la neutralità svizzera,
potessero invadere la Valtellina dal territorio elvetico, prendendo
alle spalle le truppe italiane impegnate sul fronte dello Stelvio. Ma,
per fortuna, gli echi della guerra e delle sue brutture non raggiunsero
mai queste remore plaghe alpine, violandone la pace millenaria.
Con un ampio semicerchio la mulattiera procede, sicura, fino al passo dell'Arasè,
posto a quota 2602 metri. Un cartello svizzero ci informa, qui, che
l’anfiteatro verde che si apre di fronte ai nostri occhi è
quello dell’alta alpe Valüglia, alle cui baite possiamo scendere
in cinquanta minuti di cammino; siamo nell’alta Val Mürasc,
la seconda laterale occidentale (di sinistra) che troviamo entrando
in Valle di Poschiavo. Dal passo possiamo anche intravedere un laghetto
posto a quota 2332 metri.
Il Lago Gelato
Non ci conviene, però, scendere verso
l’alpe: se abbiamo ancora energie, infatti, non possiamo mancare
di visitare la perla della valle, il Lago Gelato (m. 2486), seminascosto dietro
il bastione di una conca glaciale più a sud. Salendo verso il passo, possiamo vederne, alla nostra destra, un breve scorcio. Ora,
però, dobbiamo raggiungerlo, e per farlo ci tocca effettuare
una traversata a vista, dal momento che non esiste un vero e proprio
sentiero.
Torniamo,
dunque, indietro, dal passo, per un buon tratto, fino a raggiungere
il punto nel quale, staccandoci sulla sinistra dalla mulattiera, possiamo
scendere verso la conca dell’alta valle su un terreno costituito
da magri pascoli e massi, evitando, per quanto possibile, la ganda.
Dirigiamoci, così, verso il ben visibile laghetto minore che
la occupa, passando presso la sua riva occidentale (quella in direzione
della bassa valle) e proseguendo la traversata, fra massi di tutte le
dimensioni, verso sud, fino alla sella che si stende a monte di un evidente
dosso, sormontato da un grande ometto. Guardando ora a sinistra, prendiamo
come punto di riferimento il torrentello che scende dal bastione roccioso
dietro il quale è posto il lago: dobbiamo risalire il crinale
alla sua sinistra, scegliendo la striscia di magri pascoli che ci conduce
fino alla sua sommità, sulla quale corre una debole traccia di
sentiero.
Un ultimo passaggino fra le roccette terminali ci porta proprio nei
pressi della riva settentrionale del lago, che appare, improvviso, ai
nostri occhi. Ci colpisce il senso di purezza del luogo: le acque, scure
e circondate da nevaietti, circondano una sorta di piccolo isolotto,
e tutto, intorno, è profondo silenzio. Una sosta presso la riva
pietrosa, e poi dobbiamo decidere come concludere l’escursione.
Se vogliamo tornare scendendo dalla Valle dei Laghi, invece di risalire
alla mulattiera (attraversando di nuovo, faticosamente, la ganda centrale),
ci conviene scendere lungo il crinale e poi piegare a sinistra, lasciando
alla nostra destra il dosso con l’ometto e giungendo ad un balcone
dal quale dominiamo, dall’alto, i due laghi gemelli inferiori.
L’ulteriore discesa a quello meridionale (di sinistra) avviene
sfruttando due facili declivi, sulla sinistra o sulla destra. Dal lago
meridionale, leggermente più basso (m. 2310), effettuiamo
la facile traversata a quello settentrionale, ed intercettiamo, infine,
il sentiero che abbiamo già percorso salendo. Torniamo, così,
all’automobile dopo circa 6 ore di cammino, necessarie per superare
un dislivello in altezza di circa 1040 metri.
ANELLO VAL DEI LAGHI- VAL MALGINA
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Pian dei Cavalli-Ponte in legno-Alpe Arasè-Laghi Gemelli-Passo dell'Arasè-Lago Gelato-Passo dell'Asino-Val Malgina-Ponte in Legno |
7h e 30 min |
1280 |
EE |
SINTESI. Dopo Sondrio lasciamo la ss 38 dello Stelvio all’altezza di San Carlo
di Chiuro (riconoscibile per la chiesa ed il ristorante S. Carlo), per
imboccare a sinistra non la strada che sale verso Chiuro, ma quella che parte alla
sua sinistra, a lato della chiesa di S. Carlo (la via S. Carlo), e che
sale verso la chiesa della Madonna di Campagna ed il cimitero di Ponte
in Valtellina. Poco oltre la chiesa, ad uno stop, proseguiamo nella
salita, imboccando la via Europa, volgendo a sinistra e raggiungendo
la chiesetta di san Gregorio Magno, sul limite occidentale di Ponte
in Valtellina. Qui dobbiamo svoltare a destra, immettendoci sulla strada
provinciale 21, Panoramica dei Castelli, che proviene da Tresivio e
prosegue per Castionetto di Chiuro; dopo un breve tratto, ignorata una
deviazione a destra, svoltiamo a sinistra, seguendo le indicazioni per
San Bernardo e la Val Fontana. Ad un bivio andiamo a destra ed entriamo in Val Fontana, passando per il ponte di Premelè e le località S. Antonio, Campello e Pian dei Cavalli. Poco oltre troviamo un ponte in legno >ed appena prima che la strada inizi un tratto in discesa imbocchiamo una pista che se ne stacca sulla destra. Una
piazzola poco prima della pista ci consente di lasciare l’automobile. Dopo pochi metri, troveremo un sentiero,
ben visibile (m. 1670 circa), che si stacca, a sua volta, sulla destra
dalla pista, e comincia a salire, con tornanti regolari, in un
bosco di conifere, fino all’alpe Arasè (1939 metri), chiusa,
sul limite inferiore, da un recinto. Poco a monte della baita più alta troviamo un
torrentello, seguito, a pochi metri da distanza, da un secondo. All’altezza
del primo corso d’acqua i due sentieri si dividono: noi dobbiamo
rimanere su quello più basso, che attraversa anche il secondo
corso d’acqua e prosegue per un tratto nei pressi del torrente
principale che scende dalla Valle dei Laghi. Il sentiero inizia, poi, una serie di tornanti, entrando in una macchia
di larici. Uscito dalla macchia, attraversa il corpo di una frana e
risale, sempre zig-zagando, un ripido dosso, tagliandone, in un tratto
un po’ esposto, la parte più alta ed affacciandosi alla
parte medio-alta della valle. Davanti
a noi, e più in alto, il gradino principale della valle, a quota
2300 metri. Traversiamo tagliando un versante erboso e, superate alcune roccette, eccoci al più
basso dei balconi glaciali dell’alta valle, che ospita i primi
due laghi gemelli. In realtà all’inizio ne vediamo uno solo, alla
nostra destra, a quota 2325 metri. Possiamo scorgere il lago gemello,
a sud, separato dal primo da una breve lingua di terra, solo salendo
per un breve tratto sul sentiero. Superata una baita diroccata la mulattiera con un ampio semicerchio (dir. nord-est ed est) procede fino al passo dell'Arasè,
posto a quota 2602 metri. La seguiamo per un tratto, fino a quando possiamo
scendere a destra verso la conca dell’alta valle su un terreno costituito
da magri pascoli e massi, evitando, per quanto possibile, la ganda.
Ci portiamo così, verso il ben visibile laghetto minore che
la occupa, passando presso la sua riva occidentale (quella in direzione
della bassa valle) e proseguendo la traversata, fra massi di tutte le
dimensioni, verso sud, fino alla sella che si stende a monte di un evidente
dosso, sormontato da un grande ometto. Guardando ora a sinistra, prendiamo
come punto di riferimento il torrentello che scende dal bastione roccioso
dietro il quale è posto il lago: dobbiamo risalire il crinale
alla sua sinistra, scegliendo la striscia di magri pascoli che ci conduce
fino alla sua sommità, sulla quale corre una debole traccia di
sentiero.
Un ultimo passaggino fra le roccette terminali ci porta nei
pressi della riva settentrionale del lago Gelato (m. 2486). Ne percorriamo
la riva occidentale e puntiamo, senza percorso obbligato (rarissimi
i segnavia, costituiti da triangoli rossi con bordo giallo, che segnalano
l’Alta Via della Val Fontana, di cui stiamo percorrendo un tratto),
verso sinistra, puntando alla bocchetta alta che permette di passare alla Val
Malgina. La riconosciamo facilmente, in quanto è la depressione
più evidente, l’unico punto del crinale al quale giunge
una stretta lingua di pascolo. Dobbiamo attraversare faticosamente una
fascia di massi di tutte le dimensioni, passando a monte di un ulteriore
piccolo specchio d'acqua (sono dunque 5, in tutto, nella valle), prima
di giungere ai piedi del ripido canalino che porta alla quota 2687 della
bocchetta (passo dell'Asino). Sfruttando, infine, con prudenza e pazienza, la lingua erbosa
di destra o quella di sfasciumi di sinistra, ci portiamo alla sella
erbosa.
Anche
la discesa in Val Malgina avviene senza percorso obbligato, su un terreno
di pascoli e fasce di massi solo di poco meno ripido di quello affrontato
in salita. Tendendo leggermente a sinistra, per evitare una vasta ganda,
scendiamo, infine, ad intercettare la mulattiera della Val Malgina,
prima che si perda fra corpi franosi. Seguendola verso destra, proseguiamo,
facilmente, nella discesa (anche se la mulattiera diventa stretto sentiero,
fino al fondovalle, che raggiungiamo in corrispondenza del baitone del
Pian dei Cavalli. Un’ultima camminata di una ventina di minuti
sulla carrozzabile della Val Fontana, in direzione dell’alpe Campiascio
(destra) ci riporta, alla fine, all’automobile. |
Apri qui una fotomappa della via diretta di salita dai Laghi Gemelli al passo dell'Asino
Se, però, siamo ottimi camminatori e le condizioni ambientali sono idonee (cioè in assenza di neve e con terreno asciutto), possiamo tornare dopo aver effettuato una traversata alla Val Malgina. In questo caso, raggiunto il Lago Gelato, percorriamone la riva occidentale e puntiamo, senza percorso obbligato (rarissimi i segnavia, costituiti da triangoli rossi con bordo giallo, che segnalano l’Alta Via della Val Fontana, di cui stiamo percorrendo un tratto), verso sinistra, alla bocchetta alta che permette di passare alla Val Malgina. La riconosciamo facilmente, in quanto è la depressione più evidente, l’unico punto del crinale al quale giunge una stretta lingua di pascolo. Dobbiamo attraversare faticosamente una fascia di massi di tutte le dimensioni, passando a monte di un ulteriore piccolo specchio d'acqua (sono dunque 5, in tutto, nella valle), prima di giungere ai piedi del ripido canalino che porta alla quota 2687 della bocchetta (passo dell'Asino). Sfruttando, infine, con prudenza e pazienza, la lingua erbosa di destra o quella di sfasciumi di sinistra, ci portiamo alla sella erbosa.
Apri qui una fotomappa dell'itinerario di salita al passo dell'Asino
Anche la discesa in Val Malgina avviene senza percorso obbligato, su un terreno di pascoli e fasce di massi solo di poco meno ripido di quello affrontato in salita. Tendendo leggermente a sinistra, per evitare una vasta ganda, scendiamo, infine, ad intercettare la mulattiera della Val Malgina, prima che si perda fra corpi franosi.
La testata della Valmalenco vista dal passo dell'Asino
Seguendola verso destra, proseguiamo, facilmente, nella discesa (anche se la mulattiera diventa stretto sentiero, fino al fondovalle, che raggiungiamo in corrispondenza del baitone del Pian dei Cavalli. Un’ultima camminata di una ventina di minuti sulla carrozzabile della Val Fontana, in direzione dell’alpe Campiascio (destra) ci riporta, alla fine, all’automobile, dopo circa 7 ore e mezza di cammino, necessarie per superare un dislivello approssimativo di 1280 metri.
Apri qui una fotomappa della discesa in Val Malgina dal Passo dell'Asino
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line
CARTA INTERATTIVA sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (sentieri). Apri qui la carta on-line - CLICCA SUI SETTORI PER APRIRE LE RELATIVE SCHEDE
Escursioni e camminate (consigli ed indicazioni; I miei canali su YouTube: paesi e campane, rifugi e vette, passi e poesie, poesie, musica) |
|||||||
Storia, tradizioni e leggende |
|||||||
Immagini, suoni e parole |
|||||||
Copyright © 2003 - 2024 Massimo Dei Cas Designed by David Kohout