La più selvaggia e solitaria delle valli laterali della Val Fontana
VALLE DEL COMBOLO - ANELLO DEL MONTE CALIGHE'
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Campello-Baita del Combolo-Bocchetta della Combolina-Mulattiera e pista sopra Prato Valentino-Viale della Formica-Costa di S. Gaetano-Baita Prepatel-Chiesetta di San Gaetano-Sentiero del Sole- S. Antonio- Campello |
8 h |
1300 |
EE |
Se,
salendo in Val Fontana, raggiungiamo, oltrepassata la località
di S. Antonio, le baite di Campello, dove si trova il rifugio dell’A.N.A.
di Ponte “Massimino Erler”, si apre chiaramente, davanti
ai nostri occhi ed alla nostra sinistra, la Val Vicima, importante laterale
occidentale della valle.
Non sospetteremmo, invece, che anche alla nostra destra scende una laterale,
orientale, la Valle del Combolo. Quel che vediamo, infatti, è
un versante ripido, occupato da formazioni rocciose e bosco e tagliato
da un solco dal quale il torrente Combolo raggiunge il fondovalle, confluendo
nel torrente Valfontana. Guardando da questo osservatorio, oltre il
solco ed il gradino roccioso si potrebbe pensare non vi sia altro che
un modesto vallone, intagliato nell’aspro fianco orientale della
Val Fontana. Invece si sviluppa una valle che ospita un’alpe e
che va ampliandosi nella sua parte più alta, diventando un ampio
circo, selvaggio e solitario, che termina ai piedi del versante meridionale
del pizzo Combolo (m. 2900), e che consente, grazie alla bocchetta della
Combolina (m. 2568), di uscire dalla Val Fontana e di scendere sul versante
retico che si affaccia sull’alpe Meden, in Val dei Cavalli (alta
Valle di Boalzo).
L’accesso alla Valle del Combolo non è agevole: il sentiero
che vi sale, infatti, nonostante sia stato ripulito una quindicina
di anni fa, è, in diversi punti, in cattive condizioni, per cui
solo con grande attenzione riusciamo a seguirne interamente la traccia
fino all’alpe Combolo (m. 1996). Oltre l’alpe, poi, finisce
per perdersi quasi interamente, costringendo ad una salita a vista che,
soprattutto nel primo tratto, è piuttosto faticosa. La valle,
infine, non ci offre il volto di una montagna ridente o suggestiva,
ma piuttosto quella di un ambiente scorbutico, aspro, apparentemente
privo di elementi di attrattiva. Non sembrerebbe, dunque, sussistere
alcun motivo per sobbarcarsi la faticosa salita lungo un sentiero in
buona parte ripido ed assediato da una vegetazione debordante. O meglio,
un motivo potrebbe esserci, quello di effettuare un’insolita traversata
ad anello che, passando dalla bocchetta della Combolina, ci permetta
di uscire dalla Val Fontana per rientrarvi, poi, passando dal versante
retico sopra Prato Valentino, traversando alla Costa di San Gaetano,
scendendo a Dalico e seguendo il tracciato del Sentiero del Sole, che
ci riconduce a S. Antonio, poco sotto Campello. È un motivo valido?
Ciascuno giudichi da sé.
Quel che è certo è che per intraprendere questa escursione
è necessaria una buona dose di esperienza, pazienza e prudenza,
oltre che buone condizioni ambientali (terreno asciutto ed assenza di
neve). È,
inoltre, opportuno percorrere l’anello escursionistico in senso
orario, partendo cioè da Campello, perché la discesa dalla
valle del Combolo, per chi non la conosca, espone al rischio di perdere
il sentiero e quindi di finire per dissipare tempo ed energie in faticosi
giri in una montagna rinselvatichita dal lungo abbandono.
Lasciamo, quindi, l’automobile ad una delle piazzole che precedono
le baite di Campello (m. 1400) e, imboccata la breve pista che dalla
strada si stacca sulla destra, portiamoci alla baita più a valle,
sul limite inferiore dei prati della località. Camminando a ridosso
del margine destro dei prati, nei pressi del torrente Combolo, cominciamo
a salire, fino a trovare, sul limite superiore, un piccolo varco fra
i sassi che delimitano il prato, e che introduce al sentiero. Nel primo
tratto questo sale nel bosco, diritto (direzione est), a sinistra del
torrente, fino a quota 1500 circa. Inizia, quindi, un lungo tratto nel
quale esso volge a sinistra (nord-est) e supera, a monte, un largo corpo
franoso, che scende fino ai prati a monte del rifugio dell’A.N.A.
di Ponte “Massimino Erler”, ricavato sfruttando un’ex-caserma
della Guardia di Finanza.
Poi pieghiamo ancora a destra, affrontando alcuni ripidi tornanti. La
traccia, in questo tratto, oltre che essere assai ripida, è molto
sporca, ed in alcuni punti il sentiero si indovina, più che vedersi. Siamo
a ridosso della sponda rocciosa sul lato settentrionale della valle
ma, piegando ancora un po’ a destra (sud-est), ce ne allontaniamo
ben presto, entrando in una bella macchia di larici, dove la traccia
si fa più chiara, anche se rimane ripida. Il sentiero sbuca,
così, in una piccola radura, che sormonta il severo dosso che
abbiamo salito, poco sopra quota 1700, dove si trova anche un ometto.
Attraversata la radura, il sentiero prosegue, a destra, con un breve
tratto pianeggiante all’interno di una macchia, dalla quale esce
subito, in corrispondenza di una sorta di strozzatura della valle, ai
piedi di un piccolo corpo franoso, sulla nostra sinistra (punto di riferimento
prezioso per chi si trovasse a scendere), non lontano dal corso del
torrente, che rimane sempre alla nostra destra. Inizia il tratto più
faticoso della salita sul sentiero, perché questo, in molti punti
quasi interamente divorato dal sottobosco, sale, con diversi tornanti,
su un versante ricoperto da una vegetazione caotica e disordinata. Dopo
un primo tratto che ci porta quasi a ridosso del torrente, iniziano
i tornanti, ed inizia anche l’attenta ispezione del terreno che
ci consente, soprattutto nelle svolte, di non perdere la traccia. Superata
la fascia di sottobosco, rientriamo in una macchia di larici, e qui
la traccia, con nostro grande sollievo, torna ad essere più evidente,
finché il bosco si dirada un po’ e troviamo alcuni cumuli
di sassi. È già visibile, sopra di noi, l’apertura
dei prati dell’alpe del Combolo, che raggiungiamo salendo diritti,
a vista (la traccia qui si perde; se
dobbiamo tornare per la medesima via di salita, memorizziamo bene il
punto nel quale essa comincia a scendere nel bosco di larici).
Anche nei prati dell’alpe del Combolo regna il caos di una vegetazione rigogliosa
e disordinata. Qui troviamo una grande baita, semidiroccata, la baita
del Còmbolo, quotata 1996 metri. A questo punto il sentiero non
è più che labile fantasma. A monte dei prati c’è
un bosco che dobbiamo attraversare salendo a vista, prima di approdare
alla parte alta della valle, dove la macchia termina. La salita è
piuttosto faticosa: scegliamo la via meno difficile, procedendo, più
o meno, sulla verticale della baita, o tendendo leggermente a destra.
La salita nel bosco, per fortuna, non è lunga: le piante si diradano
e lasciano il posto ai magri pascoli, alle pietraie, ai rododendri.
Abbiamo, ora, una visione più chiara della valle, che si divide
in due rami. Uno, il più breve, sta alla nostra destra e culmina
in una larga sella a destra (sud-ovest) del monte Brione (m. 2542);
sul versante opposto, cioè su quello della media Valtellina,
si trova la parte alta degli impianti di risalita di Prato Valentino,
sopra Teglio. Il ramo che stiamo risalendo, invece, è un po’
più lungo. Un largo dosso, a quota 2300 circa, ci impedisce di
vedere la fisionomia della parte più alta della valle. Dobbiamo
procedere fino a raggiungerne il bordo, senza percorso obbligato, seguendo
il corso di un canalino delimitato, a sinistra, da un
dosso di rododendri e bassi larici.
Raggiunta quota 2300 metri circa, si apre il circo terminale della valle,
ampio, solitario ed un po’ desolato. Alla nostra destra, la corrugata
ed aspra parete nord-orientale del monte Calighè (m. 2698); un
po’ più a sinistra, una larga sella, che, di primo acchito,
saremmo portati ad individuare come la bocchetta della Combolina. Questa,
invece, si trova ancora più a sinistra, su una sella meno ampia,
separata dalla prima da un rilievo minore. Ancora più a sinistra
lo sperone che scende verso sud dal monte Combolo ci impedisce di vederne
la cima.
Per salire alla bocchetta dobbiamo ora, sempre procedendo a vista,
attraversare in diagonale la ganda che occupa la conca centrale dell’alta
valle, procedendo verso sinistra e risalendo, fra radi pascoli e sfasciumi,
il fianco del versante terminale per la via più agevole, fino
ad intercettare il visibile sentiero che proviene dal limite sinistro
della bocchetta. Si tratta del sentiero utilizzato da chi sale al pizzo
Combolo: seguendolo verso destra, raggiungiamo facilmente il corridoio
erboso della sella della bocchetta della Combolina (m. 2568). Da qui il pizzo Combolo è ben visibile, sul
limite sinistro dell'aspro fianco settentrionale dell'alta valle. Al
termine della salita, abbiamo superato circa 1170 metri di dislivello
in tre ore e mezza di cammino (ma il tempo, data la natura del terreno,
è piuttosto approssimativo).
Più agevole è la discesa sul versante retico medio-valtellinese,
che ci mostra un volto ben diverso della montagna, aperto, solare, tranquillo. Il
largo canalone che scende dalla bocchetta termina in una conca, per
la quale passa la mulattiera militare che dal passo del Meden scende
fino al largo dosso della Costa del Monte Brione. Per scendere alla
conca, sfruttiamo il sentiero che parte sul lato sinistro della bocchetta
e che, nella parte bassa, passa sul lato destro del canalone, fino ad
intercettare la mulattiera.
Percorrendola verso destra, attraversiamo l'alta Valle di Boalzo (denominata Valle dei Cavalli), fino a raggiungere, a quota 2291, la pista sterrata
che da Prato Valentino sale verso la parte più alta degli impianti
di risalita, posta appena sotto la cima erbosa del monte Brione. Scendiamo,
ora, tranquillamente lungo questa pista, fino alla località Fontanacce (m. 2100), dove troviamo, in corrispondenza di un recinto e di un casello
dell’acqua e poco sotto il punto di arrivo intermedio degli impianti,
un sentiero che se ne stacca sulla destra, iniziando una traversata
in direzione dell’ampio e brullo dosso della Costa di San Gaetano
(si tratta del Viale della Formica). Raggiunto il largo crinale del
dosso, scendiamo in direzione di un’asta metallica, che segnala
il punto di partenza di un sentierino che, attraversata una macchia,
scende alla baita di Prepatel, il punto più alto della fascia
di prati e boschi sopra Dalico. Qui troviamo una pista carozzabile:
scendiamo lungo la pista, incontrando dopo qualche tornante la chiesetta di San Gaetano e
raggiungendo le baite più in basso, dove, seguendo le indicazioni
per il Sentiero del Sole e del Sentiero Italia la abbandoniamo imboccando una pista secondaria, sulla destra, che porta
ai limiti del bosco. Qui
inizia il sentiero che ci riporta in Val Fontana, attraversando la val
Frassino e la val Fredda, fino alle baite alte di S. Antonio, dalle
quali, per la strada di Val Fontana, risaliamo a Campello. L’intero
anello richiede circa 8 ore di cammino.
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