Alpeggi sul versante orientale della Valle di Boalzo
ESCURSIONI A TEGLIO - CARTA DEL PERCORSO
Nemina alta
Per Nemina, fascia di alpeggi a monte di Piazzeda, frazione di Bianzone, passa un interessante anello di Mountain-bike che ha come punto di partenza ed arrivo Teglio: lo potremmo chiamate "Anello di Nemina" e potrebbe avere anche un interesse escursionistico (in tal caso, però, è opportuno partire dalla località La Piana, sopra Teglio).
Proseguendo oltre l’agriturismo sulla medesima pista sterrata che ci ha permesso di raggiungerla, saliamo fino a circa quota 1300, fino ad una svolta a destra, in corrispondenza della quale la pista comincia a scendere. Il sentiero, però, segue una direttrice un po’ più breve: presso un paio di baite che si incontrano sulla destra, a lato della pista, taglia deciso i prati sottostanti e, dopo un breve tratto nel bosco, intercetta la pista più in basso.
Effettuiamo una svolta a sinistra e, superata una baita a lato della pista, scendiamo fino al successivo tornante destrorso: qui, invece di proseguire nella discesa, ci stacchiamo dalla pista, sulla sinistra, in corrispondenza di una fontana, per seguirne un’altra che ci porta verso il cuore della valle di Boalzo (da “bos”, bue), che separa gli alpeggi sopra Teglio da quelli sopra Bianzone. Dopo un tratto sulla pista, ce ne stacchiamo alla prima deviazione a destra, che scende al torrente della valle, presso la località del Dosso (m. 1273).
Una pista più stretta prosegue sul versante opposto, cioè di nord-est, della valle, effettuando un lungo traverso che la porta ad intercettare, intorno a quota 1100, la strada sterrata che da Piazzeda, frazione di Bianzone, sale verso gli alpeggi di Nemina bassa, di mezzo ed alta.
Proseguiamo per un lungo tratto nella medesima direzione, prima di trovare una semicurva a sinistra, oltre la quale la pendenza si accentua e la pista propone un tratto con una coppia di cordoli di cemento per agevolare i veicoli.
Al termine dello strappo, che avviene nella cornice di una splendida pecceta, la pista volge a sinistra, poi, dopo il successivo tornante a destra, usciamo ai prati di Nemina Bassa, il cui limite inferiore è quotato sulla carta IGM 1332 metri. La pista piega di nuovo a destra, poi effettua una semicurva a sinistra e sale ripida, passando a destra delle tre baite del maggengo (in realtà una è quasi abitazione dotata di tutti i confort, citofono compreso). Sul lato destro, invece, una simpatica fontana. Il panorama è davvero interessante: davanti a noi l’estremo lembo orientale della catena orobica, sul quale spiccano, da destra, la regolare forma conica del pizzo del Diavolo di Malgina ed il più massiccio e tozzo monte Torena. Poi si intravede uno scorcio della Val Belviso. Segue il lungo versante che parte dai ripetitori posti appena a destra del Monte Padrio, alle cui spalle si distinguono le strisce verdi degli impianti del comprensorio sciistico dell’Aprica, sormontate dalla cima del Dosso Pasò. Sul fondo, a sinistra, il gruppo dell’Adamello. La pista rientra nel bosco e piega gradualmente a sinistra, passando a destra di una splendida conca erbosa sormontata dalle baite della località Torre. Giungiamo, così, ad un tornante dx, poco prima del quale ci raggiunge, salendo da sinistra, una pista. Dopo il tornante dx passiamo a monte dei prati della Torre; superata una pista che si stacca pianeggiante da quella principale, sulla destra, descriviamo gradualmente un arco verso sinistra, con tratto ripido, che ci porta al limite inferiore dei prati di Nemina di Mezzo.
Dopo aver lasciato alla nostra destra un rudere di baita letteralmente abitato dagli alberi, incontriamo due piccole baite in asso ancora ben conservate, che precedono un rustico ammodernato (m. 1571). La pista prosegue per un tratto verso ovest, poi effettua una curva a destra ed assume l’andamento nord, salendo ripida fino ad un bivio, dove si trova anche un cartello escursionistico del sentiero 397 (quello che porta al colle d’Anzana), dal quale apprendiamo che l’incrocio con il Sentiero Italia richiede ancora un’ora e tre quarti di cammino, mentre il colle d’Anzana è dato a 2 ore. Il cartello ci fa rimanere sulla pista di destra, mentre quella di sinistra porta ai prati di Nemina Alta (m. 1745), che però da qui non si vedono. La pista di destra raggiunge dopo poche decine di metri due baite, quotate 1651 metri sulla carta IGM: quella di sinistra, più grande, mostra sulla facciata orientale la scritta “La ca di casciadu”. In mezzo, una bella fontana ed a poca distanza il limite inferiore di una densa pecceta. Prima di raggiungerlo, soffermiamoci ad ammirare il panorama, ancora più ampio rispetto a quello di Nemina Bassa: di fronte alle baite, sul versante orobico, si distinguono bene le valli Bondone e Caronella e, alla loro sinistra, si apre un ampio scorcio della Val Belviso. Più a sinistra, i monti dell’Aprica, il monte Padrio, il gruppo dell’Adamello sul fondo.
Se siamo saliti in automobile, dobbiamo lasciarla qui, altrimenti non facciamo altro che continuare nella nostra marcia, seguendo la pista che prosegue nella salita, con pendenza sempre dedica, in direzione nord-est, fino ad un tornante sx, al quale troviamo un nuovo cartello del sentiero 397, che dà l’incrocio con il Sentiero Italia ad un’ora e mezza ed il colle Anzana ad un’ora e tre quarti. Al successivo tornante dx segue un lungo traverso, durante il quale il bosco a tratti si apre, regalando interessanti scorci panoramici (in particolare si scorgono bene, sul versante opposto della Valle di Bianzone, le baite della località Campione, a monte di Bratta). Su un masso a sinistra della pista vediamo, ad un certo punto, il primo segnavia bianco-rosso. Una semicurva a sinistra fa assumere poi alla pista l’andamento nord, con pendenza più severa; un tratto in falsopiano ci permette di tirare un po’ il fiato, prima che la pista riprenda a salire decisa. Una notazione: questa pista, che sale a Nemina Bassa e di Mezzo e prosegue verso la parte alta del versante retico, non è segnata né sulla carta Kompass, né sulla Carta Tecnica Regionale. Dopo altre due semicurve attraversiamo una roggia, che scende al solco della Val Fontana del Larice. Attraversato un secondo valloncello, troviamo un secondo segnavia, sempre su un masso a sinistra della pista; ottimo, di nuovo, è il colpo d’occhio su Campione. Raggiungiamo, poi, il vallone dell’alta Val Fosca (qui la pista è protetta a monte da un muro di sassi imbragati), dopo il quale la pista piega leggermente a destra; ottimo, da qui, il colpo d’occhio su Stazzona e, in alto, sugli impianti di risalita dell’Aprica e la Val Belviso. Ci avviciniamo ad un marcato dosso, che scende ad un salto di roccette, e lo tagliamo ad una quota di poco superiore ai 2000 metri, dopodiché la pista piega a sinistra. Superiamo una nuova roggia, a monte della quale c’è un corpo franoso, proseguendo verso nord, fino ad incontrare il primo tornante dai prati di Nemina.
La pista, qui, volge a sinistra, ma termina dopo poche decine di metri ad una piazzola, ad una quota di circa 2090 metri, lasciando il posto ad un sentiero, non molto largo ma abbastanza marcato, che riprende la salita, fra massi e radi larici, piegando, poi, leggermente a destra e raggiungendo il centro di uno dei valloni che confluiscono nella Val del Pisciul. Qui è stato realizzato un paravalanghe in lamiera, ed un ponticello in legno ci permette di superare un torrentello che viene convogliato fin qui da un canale di gronda, sempre in lamiera. Per un tratto il sentiero corre, poi, parallelo al canale, fino ad un casello dell’acqua, poi se ne separa, lasciandolo alla propria sinistra. Bello il colpo d’occhio, in questo tratto, sulla Valle di Bianzone e su Bianzone. Appena oltre il casello troviamo, sulla sinistra, una fonte. Il sentiero si addentra, quindi, in un rado bosco di larici ed esce di nuovo all’aperto proponendo l’ultimo strappo, prima di raggiungere un dolce declivio erboso, al quale accediamo dopo aver superato un larice sul suo lato destro, ai cui piedi si trova un sasso con segnavia rosso-bianco-rosso (memorizziamo questo punto di riferimento per il ritorno, se questo avviene per la medesima via di salita).
Dopo un brevissimo tratto, su traccia di sentiero più debole ed inerbita, ci ritroviamo ad una coppia di sassi, su entrambi i quali è posto un segnavia bianco-rosso: qui giunge, infatti, anche il sentiero che sale da Campione (con numerazione 395), e che ci intercetta da destra (un secondo segnavia, più in basso, alla nostra destra, infatti, lo segnala). Prendiamo, ora, a sinistra, sempre seguendo la debole traccia e passando a sinistra di un ometto con segno rosso. Alla nostra sinistra, qualche metro più in là, vediamo un cippo bianco, collocato per ricordare la memoria di un finanziere: leggiamo, infatti. “Giocondo Tomasini guardia di Finanza qui cadde il 19 novembre 1890 nell’adempimento del proprio dovere”. Il milite non fu ucciso da una slavina o da altro evento naturale, ma da un contrabbandiere. Assai intensa era, infatti, l’attività di contrabbando che passava di qui, tanto che a Campione, sopra Bratta, venne costruita una caserma della Guardia di Finanza che giunse ad ospitare fino a 20 finanzieri.
Il valico del colle d’Anzana, infatti, è ormai vicino, anche se da qui non lo vediamo ancora bene; riconosciamo facilmente, invece, su un’elevazione alla sua destra, la croce di legno della quota 2303, sul crinale di confine italo-svizzero. Pochi metri ancora, ed eccoci al tanto sospirato incrocio con il Sentiero Italia, che giunge fin qui da Prato Valentino, sopra Teglio, passando appena sotto il passo del Meden, e prosegue per l’alpe Lughina, con discesa finale al santuario della Madonna di Tirano. Troviamo, infatti, i cartelli escursionistici che lo riguardano (numerazione 301), e che danno, proseguendo alla nostra sinistra (ovest), il passo del Meden ad un’ora ed un quarto e Prato Valentino a 3 ore, mentre, verso destra l’alpe Frontelone è data a 45 minuti, l’alpe Lughina ad un’ora e 20 minuti e la Madonna di Tirano a 3 ore e mezza. Si tratta di una lunga traversata che sfrutta una mulattiera di arroccamento tracciata durante la prima guerra mondiale, nel contesto di quel capillare sistema difensivo voluto dal generale Cadorna, il quale, diffidando della neutralità dello Stato Maggiore Svizzero, temeva che questo concedesse il passaggio di truppe austro-ungariche per la Valle di Poschiavo, con la rovinosa prospettiva di un aggiramento del fronte Stelvio-Ortles-Cevedale e di una discesa verso la pianura padana.
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line
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