CARTA DEL PERCORSO
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza
in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
S. Rocco di Tirano-Roncaiola-Pradentia-Zarè-Pra' Campo-Baruffini-S. Rocco di Tirano |
7 h |
1220 |
E |
Il versante montuoso a nord di Tirano è costituito dal lungo
dosso e dalle falde che dalla cima del monte Ma succio (m. 2816) scendono
verso sud. Su questo versante sono possibili numerose passeggiate ed
escursioni, che possono essere, in buona parte, riassunte in un bell’anello
che ha come punto di partenza ed arrivo la chiesetta di S. Rocco, nella
parte nord-orientale della città.
Per raggiungerla, dobbiamo imboccare, alla rotonda nei pressi del Santuario
della Madonna, la strada che si dirige verso il confine svizzero di
Piattamala, lasciandola, dopo un breve tratto, per imboccare, sulla
destra, la laterale via Valorosa. Oltrepassato l’incrocio con
via Ràsica, raggiungiamo, così, via S. Rocco, che, percorsa
per un breve tratto verso sinistra, ci porta alla chiesetta.
Da qui (m. 480) parte la lunga escursione. Troviamo alcuni cartelli,
che ci segnalano che questo è anche il punto di partenza del
Sentiero Italia, nella sezione che, da Tirano effettua una traversata
alla Val Grosina, congiungendosi con l’Alta Via della Magnifica
Terra. I cartelli segnalano alcune possibili mete raggiungibili partendo
da qui: Roncaiola, data ad un’ora e 15 minuti, Nasen, data ad
un’ora e venti minuti, il Sasso del Gallo, dato a 2 ore e 5 minuti, Prà
Baruzzo, dato a 3 ore e 30 minuti, il lago di Schiazzera, dato a 6 ore
e 30 minuti ed infine l’alpe ed il bivacco Salina, dati ad 8 ore
e 30 minuti. Incamminiamoci, dunque, sulla stradina asfaltata che comincia
a salire alla nostra sinistra, cioè verso nord-ovest. Al fondo
in asfalto si sostituisce quello sterrato.
La pista termina bruscamente, poco sopra la località Ronco; prima,
però, la dobbiamo lasciare, sulla sinistra, ad un tornante destrorso,
seguendo i segnavia bianco-rossi che indicano la partenza di una mulattiera
la quale, superata la località Ronco, prosegue, nel bosco, in
direzione nord-ovest, fino ad intercettare, a quota 800 metri circa,
un sentiero con andamento quasi pianeggiante che proviene da destra.
Qui un nuovi cartelli chiariscono le possibilità di prosecuzione
della camminata: prendendo a destra possiamo raggiungere in 30 minuti
Roncaiola ed in un’ora e 15 mintui Baruffaci, mentre proseguendo
a salire verso sinistra siamo in un’ora e 20 minuti a Sasso del
Gallo ed in un’ora e 35 minuti a Nasen. Se, poi, vogliamo passare
il confine, a 4 ore e 20 minuti dal bivio si trova lo xenodochio di
San Romerio, in Valle di Poschiavo.
Proseguiamo
verso destra: la mulattiera si fa sentiero, con una traccia più
stretta, ma sempre buona. Attraversiamo un bel bosco di castagni, con
qualche rudere solitario che consuma, in una solitudine rotta solo raramente
da passi d’uomo, il proprio triste sprofondare nel grembo del
tempo. Raggiungiamo, poi, un nuovo bivio, anche qui corredato di cartelli
quanto mai opportuni, che segnalano la duplice possibilità di
proseguire Roncaiola (data a 15 minuti) e Baruffini (dato ad un’ora),
oppure per Nasen (data a 30 minuti), Refreggio (dato a 55 minuti) e
Sasso del Gallo (dato ad un’ora e 25 minuti). Scegliamo la prima
direttrice: dopo pochi minuti ci portiamo, così, alle prime case
di Roncaiola (m. 802), presso le quali possiamo trovare anche una simpatica
fontana.
Se ci fermiamo e volgiamo lo sguardo alle nostre spalle, potremo scorgere
uno scorcio del versante settentrionale della Val Saiento, la prima
laterale occidentale della Valle di Poschiavo. Qualche passo ancora,
e siamo sul sagrato della secentesca chiesetta dedicata ai santi Stefano
e Lucia. Da qui il panorama è davvero ampio, soprattutto in direzione
della piana della media Valtellina, da Tirano fino a Teglio. Vale
la pena di segnalare, per chi volesse raggiungere quest’amena
località per una via più diretta, che ad essa sale una
mulattiera che parte, segnalata, dalla strada Tirano-Baruffini (termine connesso con il verbo longobardo “rauffen”, cioè “azzuffarsi”), la quale,
a sua volta, si raggiunge percorrendo via Andres, nella parte nord-orientale
di Tirano. A Roncaiola, infine, si può salire anche in automobile:
basta seguire la già citata strada per Baruffini, staccandosene
ad uno svincolo, segnalato, sulla sinistra, posto ad un tornante destrorso
(da Tirano a Roncaiola si calcolino circa 3,7 km). Nei pressi della
chiesa troviamo la partenza della mulattiera sopra menzionata, che scende
direttamente a Tirano.
Noi, invece, dobbiamo proseguire in direzione opposta, salendo per una
ripida mulattiera che, nel primo tratto, corre più bassa rispetto
al livello dei prati ed è circondata da muretti a secco. Al termine
della salita, che effettuiamo, nell’ultimo tratto, all’ombra
di una bella pineta, intercettiamo, poco sopra i 1000 metri, la pista
sterrata che da Baruffini porta fino al Sasso del Gallo, dove, nei pressi
del confine italo-svizzero, si trova l’edificio di un’ex-caserma
della Guardia di Finanza. Anche qui, gli immancabili e graditissimi
cartelli ci sono d’aiuto, e segnalano che scendendo verso destra
siamo, in 20 minuti, a Baruffini, mentre salendo verso destra siamo,
in 50 minuti, a Sasso del Gallo, dove la pista prosegue, entrando in
territorio svizzero, e raggiungendo Viano (ad un’ora e trenta
dal punto nel quale ci troviamo) e San Romerio (a 3 ore e 45 minuti).
Le indicazioni relative al Sentiero Italia, che stiamo sempre percorrendo,
riguardano, invece, le località di Pradentia, data
ad un’ora e 30 minuti, e Pra’ Baruzzo, dato a 2 ore, oltre
che il lago di Schiazzera, dato a 4 ore e 54 minuti.
Continuiamo salendo verso sinistra (direzione nord-ovest), fino a raggiungere
il filo del dosso che scende verso sud-ovest dal monte Masuccio, e dove
troviamo una cappelletta. Continuando a salire, ci troviamo circondati
da un paesaggio sempre più desolato: a monte, infatti, il bosco
mostra le evidenti ferite di un incendio. Ed è in questo scenario
che troviamo un nuovo bivio: i cartelli chiariscono che proseguendo
sulla pista ci dirigiamo verso Sasso del Gallo (già abbiamo intravisto
dalla pista l’edificio giallo dell’ex-caserma della Guardia
di Finanza), dato a mezzora, mentre percorrendo un sentiero che se ne
stacca sulla destra siamo, in un’ora ed un quarto, a Pradentia.
Scegliamo questa seconda possibilità e continuiamo a salire,
nel cuore di un paesaggio desolato, ma, a suo modo, nelle giornate di
sole, affascinante.
Intercettiamo, così, presso una formazione rocciosa rossastra,
un sentiero che proviene da sinistra. Qui, aiutati dagli immancabili
cartelli, prendiamo a destra, sempre per Pradentia, data a 45 minuti
(prendendo, invece, a sinistra si scende a Sasso del Gallo). Entriamo,
quindi, in una bella pineta, per uscire, finalmente, sul limite orientale
dei prati di Pradentia, a 1500 metri circa. Qui,
oltrepassate poche baite, troviamo una pista, che ci fa perdere, scendendo
con qualche tornante, alcune decine di metri, prima di effettuare una
breve traversata che ci porta a monte dei prati di Zarè (m. 1420),
nel cuore di una splendida pineta. Prima di giungere ai prati, però,
troviamo, sulla destra, la partenza, segnalata da un ennesimo cartello,
della mulattiera che scende verso Baruffini: teniamola presente, perché
ci servirà per il ritorno. Rimanendo sulla pista più alta,
troviamo anche, a sinistra, la partenza, segnalata, di un sentiero per
Pra’ Campo, che potrebbe essere la meta di questa lunga escursione.
A Pra’ Campo possiamo, peraltro, salire anche seguendo la comoda
strada asfaltata nella quale la pista, dopo essere passata a monte di
Zarè, confluisce. Sì, perché fin qui, ed addirittura
fino a Pra’ Campo possiamo tranquillamente anche giungere in automobile,
salendo lungo la strada Tirano-Baruffini e proseguendo fino a Pra’
Baruzzo. La salita da Tirano a Pra’ Campo, per chi la volesse
effettuare in mountain-bike, è lunga complessivamente circa 10,5
km. Vale la pena di visitare Pra’ Campo anche perché qui
si trova una seconda ex-caserma della Guardia di Finanza.
Se
seguiamo la strada asfaltata, passiamo a monte dei prati più
alti del bel maggengo di Pra’ Baruzzo (m. 1430) e dobbiamo ignorare
la pista che se ne stacca, sulla destra, dirigendosi verso l’alpe
Ghiaccia (data a 30 minuti di cammino): è la pista che debbono
seguire, invece, coloro che proseguono lungo il Sentiero Italia (da
noi fin qui percorso), che dall’alpe Ghiaccia effettua una traversata
all’alpe Schiazzera (m. 2079), dove è stato recentemente
aperto il rifugio
omonimo, ricavato dalla ristrutturazione di una terza ex-caserma della
Guardia di Finanza (il lettore avrà già capito da sé
che una tale presenza di caserme si giustificava, in passato, in considerazione
del fatto che si trattava di zone particolarmente battute dai contrabbandieri).
La strada asfaltata che sale a Pra’ Campo, invece, termina nella
parte bassa dei prati di questo alpeggio, dove, a quota 1700, si trova
la già citata ex-caserma. Un cartello ci informa, qui, che con
altri 45 minuti di cammino ci possiamo portare al Pian Cavallino, incantevole
pianoro posto, a circa 2000 metri, sul crinale che dalla cima del monte
Masuccio scende verso sud-ovest, a cavallo fra il versante svizzero
e quello italiano. Certamente
se siamo saliti con l’automobile a Pra’ Campo non possiamo
mancare di visitarlo. In caso contrario, le quattro ore di cammino necessarie
per superare circa 1220 metri di dislivello in altezza possono consigliarci
di accontentarci della meta di raggiunta e di intraprendere il cammino
per il ritorno.
Ridiscesi a Pra’ Baruzzo, possiamo tornare a Tirano per altra
via rispetto a quella di salita. Lasciamo la strada asfaltata imboccando
la pista già percorsa (cartello per Zarè), fino a trovare,
sulla nostra sinistra, il cartello che segnala la partenza della mulattiera
per Baruffini. Scendiamo lungo questa, che nel primo tratto è
assai ripida e passa vicino ad un grande corpo franoso. Tagliando in
alcuni punti la strada asfaltata Baruffini - Pra’ Baruzzo, ci
ritroviamo, alla fine, alla contrada alta di Baruffini, denominata Case
alte. Qui il tempo sembra essersi fermato, ed i segni di un’antica
civiltà contadina sono ancora ben visibili.
Dario Benetti, nell’articolo “Abitare la montagna.Tipologie abitative ed esempi di industria rurale”, (in AA.VV., “Sondrio e il suo territorio”, Silvana Editoriale, Milano, 1995), così tratteggia le caratteristiche delle dimore rurali di questo nucleo: "Ca' di Gavei in contrada Case Alte. Nella zona del Tiranese il versante solatìo di Baruffini, caratterizzato da un intenso sfruttamento agricolo, con terrazzamenti a vigneto e a seminativo e dalle contrade sparse, è quello che maggiormente lascia individuare le tipologie originarie della casa rurale. Le contrade sono costruite prevalentemente al centro delle aree coltivate con schiere di edifici contrapposte. Prevalentemente in pietra, le architetture più antiche spiccano per gli eleganti ballatoi e per i colori scuri delle facciate annerite dal fumo dei focolari. Al piano interrato si accede spesso dall'interno della cucina con una apertura a botola chiamata us-cèra; la cantina (involt) si utilizza per la conservazione del vino e dei prodotti dell'allevamento (salami, formaggi). La cucina (cüsina) è il vero centro della casa, con il fugulaa che affumica tutto, senza cappa (il fumo esce solo da una piccola finestrina, la bogiula). Sopra il focolare si mettevano le castagne ad essiccare e nella cucina faceva bella vista, frequentemente, il forno casalingo (füran). I piani superiori ospitavano le camere (stüe) dalle quali si poteva accedere al ballatoio (lolbia) in fondo al quale era collocato lo stüett, una caratteristica della casa di Baruffini che difficilmente si trova altrove con la medesima frequenza: si tratta del locale apposito per la conservazione del pane di segale che veniva collocato su delle rastrelliere. All'ultimo piano il sottotetto e la crapéna per l'essiccazione dei cereali. La crapéna si utilizzava anche per lavori agricoli, per esempio la battitura del grano saraceno con il correggiato (scèl)"
Torniamo al racconto dell'escursione. Dalla contrada scendiamo
rapidamente alla chiesa di S. Pietro Martire (m. 792). Se vogliamo evitare
di percorrere i 4 km circa della strada fino a Tirano, lasciamola non
appena, scendendo lungo di essa, troviamo l’indicazione della
vecchia mulattiera. Tornati
a Tirano, seguiamo, infine, da piazza Marinoni il centrale viale Italia,
fino al piazzale del Santuario della Madonna, dal quale imbocchiamo
la strada per la Valle di Poschiavo, lasciandola per recuperare l’automobile,
che ci attende da circa 7 ore, nella zona di San Rocco.
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