IV sezione, Lombardia Nord - Seconda tappa: dal rifugio Cederna-Maffina a Prato Valentino
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Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Rifugio Cederna-Maffina-Pian dei Cavalli-S. Antonio-Dalico-Prato Valentino |
6 h |
500 |
E |
SINTESI. Dal rifugio Cederna-Maffina (m. 2582) scendiamo, su sentiero segnalato, verso sud-est, fra numerosi dossi e pianette. Dopo diversi tornanti prendiamo a sinistra, scendiamo su un gradino di soglia e giungiamo alla prima
piana dell’alpe Forame, a quota 2168. Procedendo verso est passiamo vicino ad un rudere di baita e passiamo su un ponticello da sinistra a destra della valle. Ci affacciamo ad una nuova soglia e cominciamo a scendere verso est, passando su un secondo ponticello da destra a sinistra della valle. Nella successiva discesa traversiamo dapprima verso sinistra (nord-est), poi pieghiamo a destra (sud-est), inanellando una lunga serie di tornanti, fino al limite dell'ampia spianata dell'alpe Campiascio (m. 1682). Qui troviamo la carozzabile che seguiamo nella lunga discesa verso sud della Val Fontana, passando per il Pian dei Cavalli (m. 1550) e la località Campello (m. 1457), dove troviamo il rifugio Erler. Raggiunta la località S. Antonio (m. 1250), proprio all’uscita
dell’ultima semicurva a sinistra che ci porta in vista delle case
del paesino troviamo, a quota 1250 metri circa, segnalata sulla nostra
sinistra, la partenza del sentiero che traversa alla Costa di San Gaetano (si tratta di un segmento del Sentiero del Sole, oltre che del Sentiero Italia). Nel primo tratto il sentiero passa a monte di alcuni
prati. Ignorata una deviazione che sale alla nostra sinistra, ci ritroviamo,
poi, sul corpo di una frana, che attraversiamo agevolmente, per risalire,
con strette serpentine in direzione sud-est, un dosso erboso, che costituisce
lo sbocco della laterale val Frassino. Il sentiero riprende, poi, un
andamento meno ripido e riassume l’originaria direzione sud (destra),
procedendo nel cuore del bosco. Attraverdiamo così un paio di piccoli corsi
d’acqua laterali ed ignoriamo altre deviazioni che salgono alla
nostra sinistra.
Quando, ormai, si vede bene, davanti a noi, il lungo dosso che scende
dalla Costa di San Gaetano, in un tratto nel bosco i due sentieri si
separano. Dobbiamo prestare molta attenzione, perché, a quota
1540 metri circa, ci stacchiamo sulla sinistra dal sentiero principale,
e la deviazione non è evidente, anche se è segnalata da
due grandi bandierine rosso-bianco-rosse disegnate su un masso. Il sentiero intercetta una carozzabile ad un tornante destrorso (per chi sale): poco più avanti siamo alla chiesetta di San Gaetano (m. 1550). Da San Gaetano proseguiamo la salita, fino al termine della strada,
in corrispondenza della baita più alta di Dàlico, a quota
1699. Dobbiamo, ora, prestare attenzione, per individuare un sentierino,
poco visibile, che dal lato orientale della baita (il lato destro) taglia,
rimanendo alla medesima quota, i prati, aggirando un dosso erboso e
giungendo ad intercettare un sentiero che sale dal nostro lato destro.
Qui, all’incrocio, troviamo, su un sasso, la segnalazione del
Sentiero Italia, che ci informa, con una freccia, che dobbiamo proseguire
sulla traccia che continua, quasi pianeggiante e nel bosco, a destra,
non su quella che prosegue la salita a sinistra, sul limite del bosco
stesso.
Entriamo in un bel bosco, iniziando la traversata della Val
Rogna, su un sentiero in molti punti poco visibile, che si mantiene
su una quota costante compresa fra i 1650 ed i 1680 metri. I
segnavia sono scarsi, e dobbiamo rimanere concentrati per non perdere il tracciato. Dopo il primo traverso nel bosco raggiungiamo
una radura dove troviamo alcuni ruderi di baita, circondati da una ricca
vegetazione: si tratta della località Vestoregia (m. 1643). Il
sentiero passa alle spalle delle baite e prosegue in direzione del torrente
di Val Rogna, che attraversiamo per approdare al versante orientale
della stessa. In questa sezione il sentiero è quasi soffocato
dalla debordante vegetazione che lo circonda.
Inizia ora la seconda parte della traversata, che, con qualche saliscendi,
ci porta a monte dei prati delle baite di Valrogna. Uscito dal bosco presso i
prati, il sentiero non scende al loro limite superiore, ma prosegue
un po’ più alto, fino ad intercettare una pista che sale
alla nostra destra ed a raggiungere le case più occidentali della
località di Prato Valentino. Intercettiamo, così, una
strada sterrata, che possiamo seguire nel suo ramo sinistro (che sale
leggermente), oppure, come indicano i segnavia, in quello destro (in
leggera discesa): in entrambi i casi ci ritroveremo presso il grande
edificio del ristorante-rifugio
Baita del Sole, a 1730 metri. |
La prima tappa del settore quarto del Sentiero Italia –
Lombardia nord è interamente caratterizzata da scenari solitari,
di alta quota, disseminati di massi, rocce, magri pascoli, silenzi,
pareti dall’aspetto mite o cupamente strapiombante: non incontriamo
un solo albero sul nostro cammino.
La seconda tappa, invece, ci introduce a scenari più dolci: diminuisce,
innanzitutto, la quota, e si presentano alcuni bei boschi, all’ombra
dei quali anche i pensieri sembrano trovare un riparo ed un conforto.
Si tratta di compiere una traversata che ci porta fuori della Val Fontana
e ci fa accedere al bel versante retico compreso fra Teglio e Tirano,
raggiungendo Prato Valentino, solare meta di villeggiature estive e
di sciate invernali. Partiamo, dunque, dal rifugio Cederna-Maffina:
ci attende una lunga discesa, che ci farà condurrà alla
località di S. Antonio, facendoci perdere oltre 1300 metri di
quota, inizialmente su sentiero, poi su carrozzabile.
La discesa all’alpe Forame avviene su un sentiero ben segnalato,
che si snoda fra i numerosi dossi e le pianette che nascondono, fino
all’ultimissimo tratto di cammino, la capanna a chi sale (segno
della sua presenza, infatti, è, per costoro, la bandiera collocata
a poca distanza dal rifugio). Con diversi tornanti scendiamo alla prima
piana dell’alpe, a quota 2168, dove si trovano anche i resti di
una grande baita, segno dell’importanza di questa valle come alpeggio
per le mandrie transumanti. Un altro segno della ricchezza di quest’attività
è la ricca presenza di romici alpini, o “lavazz”,
in dialetto: si tratta, infatti, di una pianta nitrofila, che trova
il suo terreno elettivo laddove la presena di bestiame garantisce al
terreno una concimazione abbondante, e quindi un consistente apporto
di azoto.
Superato un ultimo gradino roccioso, raggiungiamo l’ultima grande
apertura della val Forame, prima della gola terminale. Attraversando
il torrentello, a quota 2055, ci portiamo sulla destra della valle,
percorrendone un buon tratto, fino ad un ponticello che ci riporta sul
lato sinistro, prima di cominciare la discesa all’alpe Campiascio,
entrando in un bosco e sfruttando il suo fianco settentrionale. Nel
primo tratto il sentiero corre quasi a ridosso della gola del torrente,
poi piega a sinistra (nord-est), scende di circa cinquanta metri su
un versante caratterizzato da larici secolari e piega di nuovo a destra
(est-sud-est), tenendo la destra di un valloncello e calando, su un
terreno reso piuttosto disordinato da materiale depositato dalle slavine,
sul limite terminale dell’alpe Campiascio (m. 1722). Nel primo
tratto della discesa dall’alpe Forame potremo scorgere, alla nostra
destra, una lapide che commemora la morte del finanziere Giuseppe Nardelli,
caduto insieme ad un commilitone durante un’azione contro il traffico
di contrabbando.
All'alpe Campiascio troviamo il cartello che indica la partenza del
sentiero per la capanna Cederna Maffina, e, soprattutto, il punto terminale
della carrozzabile che ci accompagnerà per il resto della lunga
discesa (m. 1680). La monotonia del cammino è attenuata dalla
contemplazione dei bellissimi scenari che la Val Fontana, poco frequentata,
ingiustamente, dagli escursionisti, regala. Sono soprattutto alcuni
splendidi boschi di abeti ad attirare la nostra attenzione. Scendiamo,
così, all’incantevole Pian dei Cavalli (m. 1548), un’ampia
piana che ispira sentimenti di serenità e dolcezza.
Un po’ più in basso parte, alla nostra destra, il sentiero
che sale alla laterale Val Malgina, che, attraverso il passo omonimo
(m. 2619), immette sul fianco di nord-ovest dell’alta val Saiento,
laterale della Valle di Poschiavo, in Svizzera, a poca distanza dal
lago del Matt.
Segue, nella discesa, la località Campello, dove troviamo il
già citato rifugio ANA intitolato al finanziere Massimino Erler
(m. 1400). Qui potremmo passare sul lato opposto della valle (cioè
dal sinistro al destro), per poi salire nella selvaggia e solitaria
Val Vicima, che si stende ai piedi di cime che già abbiamo citato
nella precedente tappa del Sentiero Italia, vale a dire, da sud, della
vetta di Rhon (m. 3136), della cima Vicima (m. 3122), alla cui sinistra
è collocata l’omonima e ben visibile bocchetta che permette
di scendere in Val Painale (m. 2869) e della punta Painale (m. 3248),
che domina, con il suo profilo severo, anche l’alpe Forame.
Proseguiamo, invece, sulla carrozzabile, fino alla ridente località di S. Antonio, dove potremmo concederci una sosta per spezzare la tappa, visto che siamo in cammino da un paio d’ore. Proprio all’uscita dell’ultima semicurva a sinistra che ci porta in vista delle case del paesino troviamo, a quota 1250 metri circa, segnalata sulla nostra sinistra, la partenza del sentiero che dovremo seguire per continuare nella nostra traversata. Vale però la pena di scendere ancora, sulla strada asfaltata, per visitare il paesino, fino alla bella chiesetta che troviamo al suo ingresso.
Il
tratto di sentiero che ci attende, da S. Antonio fino alla località
di Dàlico, sul lungo dosso che scende dalla Costa di San Gaetano,
coincide con un tratto del Sentiero
del Sole, e precisamente con la seconda parte della sezione che
congiunge le località di San Bernardo, sopra Ponte in Valtellina,
e, appunto, Dàlico, sopra Castionetto di Chiuro. Per questo troveremo
numerosi segnavia bianco-rossi, che tracciano, con molta precisione,
l’intero percorso di questo sentiero, che effettua una lunga traversata,
su quote medio-alte, dal Trippi, presso Sondrio, al santuario della
Madonna di Tirano.
Di nuovo in cammino, dunque, verso Dàlico, con l’avvertenza
di procedere a gambe e braccia coperte, se vogliamo evitare qualche
urticatura che, in alcuni tratti del sentiero, sarebbe, in caso contrario,
quasi inevitabile. Nel primo tratto il sentiero passa a monte di alcuni
prati. Ignorata una deviazione che sale alla nostra sinistra, ci ritroviamo,
poi, sul corpo di una frana, che attraversiamo agevolmente, per risalire,
con strette serpentine in direzione sud-est, un dosso erboso, che costituisce
lo sbocco della laterale val Frassino. Il sentiero riprende, poi, un
andamento meno ripido e riassume l’originaria direzione sud (destra),
procedendo nel cuore di alcuni boschi che, a tratti, immergono l’escursionista
in un’atmosfera magica, sospesa, irreale. Camminiamo, dunque,
in tutta tranquillità, attraversando un paio di piccoli corsi
d’acqua laterali ed ignorando altre deviazioni che salgono alla
nostra sinistra.
Quando, ormai, si vede bene, davanti a noi, il lungo dosso che scende
dalla Costa di San Gaetano, in un tratto nel bosco i due sentieri si
separano. Dobbiamo prestare molta attenzione, perché, a quota
1540 metri circa, ci stacchiamo sulla sinistra dal sentiero principale,
e la deviazione non è evidente, anche se è segnalata da
due grandi bandierine rosso-bianco-rosse disegnate su un masso. Per
la verità, anche se perdiamo la deviazione, non ci dobbiamo disperare,
perché questa ci porta su un sentierino piuttosto disagevole,
sia perché poco visibile, sia perché ostruito da una vegetazione
disordinata, tanto che, quando approdiamo alla strada sterrata che dalla
parte bassa di Dàlico sale alle sue propaggini più alte,
tiriamo un sospiro di sollievo.
Intercettiamo
questa strada al tornante destrorso (per chi sale) posto a poca distanza
dalla chiesetta di San Gaetano (m. 1550), nei cui pressi troviamo anche
una fontana che può risultare preziosa se siamo a corto d’acqua.
Nel punto in cui il sentiero raggiunge la strada sono collocati dei
cartelli che ci informano sulla duplice possibilità di proseguire,
salendo, sul Sentiero Italia, oppure di raggiungere, dopo una lunga
discesa, Castionetto di Chiuro.
A questo punto possiamo, però, anche giungere per via diversa.
Torniamo, dunque, al bivio nel bosco: se, ignorando la deviazione, proseguiamo
sul sentiero principale, sbuchiamo dapprima in un bel prato, dal quale
possiamo scorgere un piccolo spicchio dell’alta Val Fontana, per
poi immergerci di nuovo in un bel bosco di larici, fino alla sua conclusione,
in una piccola radura che precede immediatamente alcune baite di Dàlico.
Ci ritroviamo, così, su una stradina che sale ad intercettare
la strada principale, a quota 1450 metri circa: percorrendo quest’ultima
in salita, raggiungiamo, in breve, la chiesetta di San Gaetano.
Da San Gaetano proseguiamo la salita, fino al termine della strada,
in corrispondenza della baita più alta di Dàlico, a quota
1699. Dobbiamo, ora, prestare attenzione, per individuare un sentierino,
poco visibile, che dal lato orientale della baita (il lato destro) taglia,
rimanendo alla medesima quota, i prati, aggirando un dosso erboso e
giungendo ad intercettare un sentiero che sale dal nostro lato destro.
Qui, all’incrocio, troviamo, su un sasso, la segnalazione del
Sentiero Italia, che ci informa, con una freccia, che dobbiamo proseguire
sulla traccia che continua, quasi pianeggiante e nel bosco, a destra,
non su quella che prosegue la salita a sinistra, sul limite del bosco
stesso. Se abbiamo difficoltà ad individuare il sentierino che
parte dalla baita, possiamo anche tornare sui nostri passi e scendere
al secondo tornante destrorso (per chi scende): qui parte, sulla sinistra
(non è molto visibile, ma non si può non trovarlo) il
sentiero che sale fino a tagliare il Sentiero Italia, proprio in corrispondenza
del sasso con il segnavia.
Entriamo, dunque, in un bel bosco, iniziando la traversata della Val
Rogna, su un sentiero in molti punti poco visibile, che si mantiene
su una quota costante compresa fra i 1650 ed i 1680 metri. I
segnavia sono scarsi, e dobbiamo rimanere concentrati per non uscire
dal tracciato. Dopo il primo traverso in un bosco incantevole, raggiungiamo
una radura dove troviamo alcuni ruderi di baita, circondati da una ricca
vegetazione: si tratta della località Vestoregia (m. 1643). Il
sentiero passa alle spalle delle baite e prosegue in direzione del torrente
di Val Rogna, che attraversiamo per approdare al versante orientale
della stessa. In questa sezione il sentiero è quasi soffocato
dalla debordante vegetazione che lo circonda.
Inizia ora la seconda parte della traversata, che, con qualche saliscendi,
ci porta a monte dei prati delle baite di Valrogna. Una notazione: sulla
carta Kompass questa traversata è segnata ad una quota inferiore
di almeno 100 metri. Torniamo al percorso: uscito dal bosco presso i
prati, il sentiero non scende al loro limite superiore, ma prosegue
un po’ più alto, fino ad intercettare una pista che sale
alla nostra destra ed a raggiungere le case più occidentali della
località di Prato Valentino. Intercettiamo, così, una
strada sterrata, che possiamo seguire nel suo ramo sinistro (che sale
leggermente), oppure, come indicano i segnavia, in quello destro (in
leggera discesa): in entrambi i casi ci ritroveremo presso il grande
edificio del ristorante-rifugio
Baita del Sole, a 1730 metri, presso il quale possiamo pernottare,
dopo un cammino complessivo di 5-6 ore, ed un dislivello superato in
salita di circa 500 metri.
Segnalo un modo alternativo per effettuare la traversata della Val Rogna,
che ci sottrae la gioia dell’immersione nel bosco, ma ci regala
un tracciato panoramicamente più interessante. Torniamo, dunque,
all’incrocio fra i due sentieri, ad oriente della baita più
alta di Dàlico: invece di seguire le indicazioni sul masso e
di proseguire nel bosco, scegliamo il sentiero di sinistra, che sale
diritto sull’ampio e solare versante di nord-ovest della valle,
su un terreno erboso, disseminato di qualche rara pianta. Il sentiero,
la cui traccia si fa debole, prosegue diritto, guadagnando gradualmente
quota. Davanti ai nostri occhi, sull’altro lato della valle, il
bellissimo dosso di Prato Valentino. Siamo
circa duecento metri sotto un più famoso sentiero, che effettua
la medesima traversata sul cosiddetto Viale della Formica, assai battuto,
in passato, dai contrabbandieri. Dopo aver attraversato qualche macchia
di alberi, giungiamo ad un bel prato, nel quale la traccia sembra perdersi:
basta però fare qualche passo in salita, per intercettare una
traccia che proviene da sinistra e prosegue, con traccia più
marcata, verso il solco della valle, che raggiungiamo, in corrispondenza
di un casello dell’acqua, a 1849 metri di quota. Il sentiero si
è fatto più evidente, ed inizia ora una vera e propria
pista, che ci permette di tagliare tranquillamente il versante opposto
della valle, fino a raggiungere, a quota 1828, il limite occidentale
di un dosso erboso di Prato Valentino. Qui troviamo la strada sterrata
che sale dalle case di Prato Valentino ai punti di arrivo degli impianti
di risalita. Scendendo sulla strada, raggiungiamo facilmente la Baita
del Sole. Questa variante ci impone circa 150 metri aggiuntivi in salita,
mentre il tempo di percorrenza si dilata di circa 30-45 minuti. Per
concludere il cammino, apri la terza presentazione.
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