Siamo
ormai all'ultima tappa, ma il sentiero Italia non finisce di riservare sorprese
e scorci di grande interesse e suggestione. Ho già avuto modo di dire che,
lungo questo sentiero, la montagna mostra i suoi diversi aspetti, misteriosi,
orridi, grandiosi, aperti, gentili. Manca all'appello il fitto bosco di
conifere, ma ora lo si incontra. Il sentiero, infatti, riparte poco sotto
un grande e ben visibile masso spaccato, posto sul limite orientale del
prato, per addentrasi in un bel bosco ed attraversare il Dosso del Buono
e la val Finale (vedi foto), mantenendosi costantemente su una quota compresa
fra i 1650 ed i 1750 metri. |
La
traversata avviene, con
qualche saliscendi, su una
straccia tranquilla, anche
se in alcuni tratti un po'
esposta: si può così
gustare anche l'aspetto più
umbratile e raccolto della
montagna.
|
Alla
fine si raggiunge la sommità del prato Isio (m. 1660 circa), in corrispondenza
di questa fontana. Vale la pena di fermarsi per un po' qui a gustare l'ottimo
panorama orobico.
|
Sul lato opposto del prato,
quello orientale, si
imbocca poi una comoda
carrozzabile che sale
all'alpe Caldenno (m.
1811), dove diventa un
sentiero che risale la valle
omonima.
|
La
traccia, non sempre evidente, è segnalata da radi bolli giallo-rossi e
si tiene sulla destra della valle (per chi sale), risalendo un gradino
roccioso e raggiungendo l'alpe Palù, a 2099 metri.
|
Percorso
il pianoro
dell'alpe, sale verso
sinistra ed intercetta il
sentiero che, scendendo
dal passo di
Scermendone, compie la
traversata al passo di
Caldenno.
|
Seguendo questo sentiero verso destra, si raggiunge facilmente questo
secondo passo, dove si ritrova, superbo e quasi a portata di mano, l'ormai
familiare profilo del monte Disgrazia.
|
Siamo, qui, al punto più
alto del sentiero, cioè a
2517 metri, ed il
panorama che si apre è
molto interessante anche
verso est,
|
dove
si scorge l'elegante profilo del pizzo Scalino, che introduce all'inconfondibile
atmosfera della Valmalenco.
|
La
salita è terminata: inizia ora una lunga discesa in Val Torreggio (Val del Turéc'), inizialmente
verso est e poi verso nord est. Seguendo
le segnalazioni, si
raggiunge facilmente il
rifugio Bosio, posto in un
incantevole pianoro al
centro della valle (m.
2086), il cui sfondo è
dominato dai Corni
Bruciati.
Qui la direttrice
meridionale e quella
settentrionale del sentiero
Italia (in gran parte
coincidente con il sentiero
Roma), dopo essersi
divise a Codera, si
ricongiungono, in quanto
converge sul rifugio anche
la traccia che scende dal
passo di Corna Rossa. Il sentiero, poi, prosegue seguendo buona parte dell'Alta
Via della Valmalenco. Ma questa è un'altra storia. |
E'
giunto infatti il tempo di staccarsene e di lasciare alle proprie spalle
il profilo severo dei Corni Bruciati.
Scendiamo, dunque, sfruttando il versante sinistro idrografico della valle,
all'alpe Lago di Chiesa.
|
Il
tempo di ammirare la
bella chiesetta dell'alpe, e
dobbiamo riprendere il
cammino per Primolo e
Chiesa Valmalenco,
ripensando ad immagini
ed emozioni che lasciano
un segno nell'anima.
Il dislivello complessivo in salita è, in quest'ultima tappa, di circa 900
metri, mentre il tempo necessario si aggira intorno alle 5-6 ore. |