La traversata retica da Sondrio a Tirano. Prima semitappa: da Montagna a Prasomaso
1. Trippi-Prasomaso |
2. Prasomaso- S.Bernardo |
3-S.Bernardo-S.Antonio |
4-S.Antonio-La Piana |
5. La Piana-Bratta |
6. Bratta- Madonna di Tirano |
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la mappa on-line
In
occasione dell’anno internazionale della montagna (2002) è
stato inaugurato, nel mese di maggio, un interessantissimo sentiero
(in realtà, un intreccio di molteplici sentieri) che permette
di effettuare una traversata integrale, a quote medio-alte (in buona
parte comprese fra 1000 e 1300 metri), del versante retico compreso
fra Sondrio e Tirano. Il percorso, che nasce dall’iniziativa del
CAI di Ponte e di quello di Sondrio (ed ha trovato, poi, l’appoggio
dei Comuni interessati e delle Comunità Montane di Sondrio e
Tirano), è stato denominato “Sentiero del Sole”,
per evidenziarne una delle caratteristiche più importanti: la
felice esposizione solatia della montagna attraversata lo rende, infatti,
percorribile per quasi tutto l’anno, eccezion fatta per quelle
poche settimane in cui abbondanti nevicate possono ostruirne parzialmente
il tracciato.
Un sentiero perché? Per tanti motivi, primo fra tutti la riscoperta
di una sensibilità per quei sentieri di costa medio-alta che
hanno rappresentato un elemento di fondamentale importanza nella vita
contadina dei secoli passati, e che oggi, a causa dell’incuria,
sono spesso minacciati dalla stretta soffocante di un sottobosco disordinato
e caotico o dalle ferite di smottamenti di piccole e medie dimensioni.
Tale riscoperta è anche recupero della gioia del camminare puro,
nell’abbraccio protettivo o talora anche misterioso di selve e
boschi. Infatti il sentiero potrebbe anche chiamarsi “Sentiero
dei Boschi”, perché consente un incontro ravvicinato con
le dimensioni sempre diverse e sorprendenti dei boschi che costituiscono
una ricchezza di incommensurabile valore nel contesto del nostro patrimonio
montano, quei boschi dove il sole non è assente, ma non la fa
da padrone, e si limita a disegnare suggestivi ricami di luce fra le
fronde. Ma
c’è di più: all’uscita dai boschi, incontreremo
prati, maggenghi ed alpeggi di grande bellezza, sia per l’amenità
dei luoghi, sia per il loro valore panoramico.
Un sentiero per chi? La risposta non è univoca: per buona parte
del tracciato, un sentiero per tutti, ma, in alcuni passaggi, un sentiero
che richiede quella cautela e quel rispetto che si debbono sempre alla
montagna. Quindi, non pensiamo ad una scampagnata di integrale relax,
ma, per compiere l’intera traversata, equipaggiamoci adeguatamente,
scegliendo le scarpe da trekking più affidabili, evitando i pantaloncini
corti e portando con noi, magari, anche l’equipaggiamento di assicurazione
alle corde fisse ad anello (in alcuni punti ci tornerà utile).
Se, invece, siamo amanti dell’assoluta tranquillità, scegliamo
quei tratti che ci offrono le maggiori garanzie in tal senso. Ma di
ciò si dirà nel racconto della camminata, cercando anche
di evidenziare le molteplici modalità ed i tempi flessibili con
cui si può fruirne.
La relazione è organizzata in sei momenti, che possono costituire
altrettante sotto-tappe di una traversata in tre giorni (tempo necessario
ad un camminatore medio, mentre buoni camminatori ce la possono fare
in due giorni).
In cammino, dunque, partendo dal piano, e precisamente dalla località Trippi (la si raggiunge staccandosi dalla ss. 38, per chi proviene da Tirano, appena prima del passaggio a livello oltre il quale inizia la tangenziale di Sondrio; per chi proviene da Morbegno, invece, si deve lasciare la tangenziale allo svincolo per via Vanoni ed attraversare la città, per portarsi al suo limite orientale). Qui (m. 291), in prossimità di un anfiteatro per rappresentazioni all’aperto, troviamo un parcheggio dove lasciare l’automobile, | |
per cominciare a salire lungo la Sassina, bella mulattiera con fondo in grisc che attraversa i vigneti del Grumello (con un’ottima veduta su Sondrio, Montagna piano e la media Valtellina fino a Teglio), | |
fino
al sagrato della chiesa di S. Antonio (m. 414). |
|
Lasciamo alla nostra sinistra la strada che porta al Castello Grumello (ma una visita ai suoi ruderi non comporta un eccessivo ritardo sulla tabella di marcia e rappresenta un’esperienza di sicuro interesse) e proseguiamo, seguendo alcuni segnavia bianco-rossi (i segnavia che ci guideranno lungo l’intera traversata), alla volta del centro di Montagna, | |
paese già nominato come vico montania nel 971 e feudo medievale dei De Capitanei di Sondrio. | |
I segnavia ci guidano fino alla chiesa arcipretale di S. Giorgio (m. 567), edificata nel 1429: sulla sua facciata un dipinto ritrae il santo nella famosa lotta contro il drago. | |
I segnavia ci fanno poi piegare verso sinistra, per raggiungere la bella contrada di Ca’ Paini (m. 622). | |
Dalla contrada un sentierino sale verso San Giovanni e Carnale, ma possiamo anche seguire la strada asfaltata, nella medesima direzione, fino alla contrada di Ca’ Bongiascia (m. 923). | |
Qui lasciamo la strada, | |
per imboccare, presso una fontana ed un caratteristico rudere, | |
il sentiero che, | |
superato su un ponticello il torrente Davaglione, | |
conduce, dopo un breve tratto scalinato, | |
alla bella radura nella quale è collocato il castello Mancapane (m. 909), che sembra fronteggiare la chiesa di San Giovanni, il cui campanile fa capolino, ad ovest, dai bei boschi che ammantano l’opposto versante della valle. | |
Il castello è di origine medievale (sec. XIII), ed è stato, come gli altri in Valtellina, distrutto nel sec. XVI dai Grigioni. E’ composto da una torre e dalla cinta esterna, con un ingresso posto in alto per ragioni difensive, cui si accedeva mediante una scala retraibile. | |
La sua funzione principale era quella di avvistamento, ma poteva servire anche ad offrire rifugio a persone ed animali. Si tratta, quindi, di un’interessantissima testimonianza storica, anche perché, per la sua struttura, è stato definito il più tipico castello-recinto dell’intero arco alpino. | |
Proseguendo sul sentiero verso est, superiamo, mediante un ponticello, una seconda vallecola, | |
e passiamo proprio accanto al Mulino di Ca’ Zoia (altra interessante, anche se più modesta, struttura che ci parla del passato di questi monti), | |
raggiungendo, infine, la frazione Ca’ Zoia (m. 904), dalla quale, in breve, intercettiamo la strada che da Montagna sale verso l’alpe Mara. | |
Seguiamo per un tratto la strada asfaltata, superando la chiesetta di Santa Maria Perlungo (o Perlongo, m. 915, edificata nella località in cui venne scoperta una lapide nord-etrusca, o retica, a testimonianza dell’antica colonizzazione dei luoghi). | |
Proseguiamo ancora e, al primo tornante sinistrorso, ignoriamo la deviazione, sulla destra, per le Foppe, mentre al successivo tornante destrorso ignoriamo quella, sulla sinistra, per san Giovanni. Raggiungiamo così un secondo tornante sinistrorso, dal quale si stacca, verso destra, una carrozzabile sterrata, in corrispondenza di un cartello che indica il Sentiero del Sole, a quota 1100 metri circa. | |
Seguendo i segnavia, ne percorriamo un tratto, | |
staccandocene poi, sulla destra (la strada prosegue per Nesarolo), | |
ed inoltrandoci nell’ombroso e roccioso cuore | |
della val Rogneda, | |
fino ad un ponticello, che ci permette di attraversare l’omonimo torrente, a circa 1350 metri di quota. | |
Sull’altro lato della valle ci attende un breve tratto che sale, ripido, con traccia labile, verso nord (sinistra), | |
fino ad intercettare un sentiero più tranquillo, | |
che attraversa, perdendo molto gradualmente quota, | |
una bella pineta e conduce fino alla località di Prasomaso, | |
in corrispondenza dell’ex sanatorio Umberto I (poco sopra la facciata dell'edificio di ingresso). | |
Dobbiamo ignorare le piste che tagliano il sentiero, il quale corre sul limite superiore del recinto dell’ex Sanatorio, fino a sbucare ad un tornante destrorso (per chi scende) | |
della strada asfaltata | |
che da Prasomaso sale verso Boirolo, poco al di sotto di quota 1230 metri. | |
Dalla strada, in caso di necessità, è possibile scendere a Tresivio (oppure la si può sfruttare per chiudere un lungo anello a piedi: lasciando l’automobile a Montagna, si può seguire il percorso fin qui descritto, per poi scendere a Tresivio, sfruttando le scorciatoie che tagliano diversi tornanti, e ritornare, infine, al punto di partenza seguendo la strada panoramica nel tratto Tresivio-Montagna; questo anello richiede circa sei ore di cammino). |
Se invece decidiamo di proseguire sul Sentiero del Sole, possiamo considerare
conclusa qui la prima semitappa: siamo in cammino, infatti, da circa
quattro ore ed abbiamo superato un dislivello in salita di circa 1050
metri, per cui una sosta che spezzi questa prima giornata di cammino
si impone.
Teniamo però presente, per concludere, che se il dislivello ci
spaventa ma non vogliamo rinunciare alla traversata, nulla ci vieta
di salire con l’automobile da Montagna fino a quota 1100, imboccando,
poi, a piedi il sentiero per Prasomaso. In questo caso il dislivello
si riduce drasticamente a circa 250 metri, ed il tempo necessario a
circa un’ora.
Per poseguire nel cammino sul sentiero, apri la presentazione della seconda semitappa.
Escursioni e camminate (consigli ed indicazioni; I miei canali su YouTube: paesi e campane, rifugi e vette, passi e poesie, poesie, musica) |
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