La traversata retica da Sondrio a Tirano. Sesta semitappa: da Bratta a Tirano
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Bratta-Stavello-Piatta-Ramaione-Novaglia-Santa Perpetua-Madonna di Tirano |
4 h |
340 |
E |
Sesta ed ultima semitappa: la grande traversata
retica si conclude, percorrendo un ultimo tratto nei boschi sopra Villa
di Tirano ed effettuando una lunga discesa che termina al santuario
della Madonna di Tirano.
Partiamo, dunque, dal piccolo cimitero di Bratta (toponimo che deriva, forse, da "braida", "prato", o da "sbratà", "sgomberare", o, anche, dal germanico "brata", "frasca"): poco oltre troviamo,
su una baita, l’indicazione della contrada Valbuzzi. Saliamo ancora
per un tratto, lungo la strada asfaltata, fino al tornante destrorso:
qui ce ne stacchiamo, sulla destra, seguendo un tratturo con fondo in
cemento, che sale fra alcune baite, che fanno sempre parte della contrada Valbuzzi (m. 1038), dove troviamo anche una fontana, nel caso fossimo
a corto di acqua. Proseguiamo salendo diritti: al fondo in cemento si
sostituisce quello in erba, quando passiamo di fronte alla baita della
località Bongetti (m. 1122).
Poi, dopo aver goduto di un ottimo scorcio su Tirano, entriamo all’ombra
di un bel bosco: oltrepassata una croce, la pista prosegue ancora per
un tratto, sempre in direzione nord-est, prima di terminare in una piazzola
e lasciare il posto ad un sentiero. Ci addentriamo, così, in
un bosco più fitto, nel quale anche il sole più agguerrito
fatica a conquistare qualche spiraglio dal quale far balenare le sue
lame di luce. Non
ce ne accorgiamo, ma abbiamo superato il confine che separa i comuni
di Bianzone e di Villa di Tirano; quello di cui ci accorgiamo è
che ci stiamo approssimando al cuore della valle. In un paio di punti
le corde fisse ci aiutano a superare con maggiore tranquillità
passaggi un po’ esposti in discesa, mentre in un tratto la salinatura
agevola notevolmente il nostro passo.
Il cuore della valle, alla fine, si rivela, ma per raggiungerlo dobbiamo
affrontare, dopo aver aggirato uno speroncino roccioso, un tratto di
discesa piuttosto ostico: una pianta caduta di traverso sul sentiero
si rivela, anzichenò, un prezioso ausilio, unitamente alle corde
fisse, per diminuire il rischio di scivolare in un piccolo crinale di
terra smottata. Alla fine, eccoci nell’umido cuore della valle
Maggiore, a circa 1100 metri: attraversato il piccolo corso d’acqua,
troviamo ben presto, sull’altro versante, un piccolo strappo,
elegantemente scalinato, che ci porta ad intercettare un sentiero che,
percorso verso destra, ci porta a luoghi più ameni.
Lo scenario cambia molto rapidamente: dalle ombre inquiete della valle,
eccoci ai bei prati che annunciano il maggengo di Stavello. Ancora qualche
passo, ed ecco, infatti, le prime baite (m. 1157), superate le quali
giungiamo in vista della strada sterrata, che sale al maggengo dalla
frazione Ragno di Villa di Tirano.
Se
dobbiamo scendere a Villa, possiamo sfruttare questa strada, o anche,
con percorso più diretto, percorrerla per un buon tratto ma lasciarla
alla prima pista che se ne stacca, sulla destra, per raggiungere, così,
le baite Piazzi, dalle quali una ripida mulattiera cala proprio sul
centro del paese, a poca distanza dalla chiesa parrocchiale.
Torniamo
al Sentiero del Sole, che non percorre la strada sterrata, ma sale in
diagonale, tagliandola in un paio di punti, fino ad intercettarla nel
punto conclusivo (m. 1200 circa). Qui parte, sulla sinistra, un sentiero
che sale ai prati di Sasso Lughina (m. 1418), dai quali, percorrendo
verso destra una comoda pista, possiamo raggiungere l’alpe Lughina,
sul confine italo-svizzero. Noi, invece, imbocchiamo il sentiero di
destra, che, superato il rudere di una baita, sale con un traverso piuttosto
ripido, nel cuore di un bosco che mostra le ferite evidenti di un incendio.
In questo tratto la scalinatura rende meno faticosa la salita.
Raggiungiamo, così, il punto più alto di questo tratto,
a quota 1320 metri circa, per poi aggirare un dosso e cominciare a scendere
(il primo tratto della discesa è servito da corde fisse, poiché,
pur essendo il sentiero piuttosto largo, è sospeso su uno speroncino
dirupato). Raggiunto il cuore di una vallecola, proseguiamo districandoci
sul fianco roccioso sovrastante il versante denominato Buco dell’Orso.
Il
Sentiero del Sole ha il pregio di farci conoscere tutti i diversi volti
del bosco, ameno, fresco, ombroso, inquietante, magico, luminoso. Quest’ultimo
tratto ci riserva l’esperienza un po’ desolante dell’incontro
con il volto più spettrale del bosco, il volto, oserei dire,
cadaverico: qui i segni dell’incendio si moltiplicano, nella vegetazione
disordinata e nel moltiplicarsi degli scheletri di albero che sembrano
protendere vanamente le braccia impietrite dal dolore che li ha consumati,
e ancora li condanna ad una esistenza che sembra sospesa fra la vita
e la morte.
E’ solo un breve tratto, perché, improvviso ed inatteso,
il muraglione di una strada annuncia che anche questo tratto di sentiero
si conclude. Eccoci, infatti, sulla strada militare che dalla frazione
Ragno di Villa di Tirano sale all’alpe Lughina, con un andamento
estremamente regolare. Siamo ad una quota approssimativa di 1260 metri
e, dopo un tratto i discesa, raggiungiamo le baite della località Piatta (m. 1223). E’ solo l’inizio della lunga discesa:
oltrepassata Piatta, incontriamo Ramaione (m. 1109, a 4 chilometri dalla
contrada Ragno) e, un chilometro dopo, la bellissima piana di Novaglia (m. 890), ottimo terrazzo panoramico, dove, sulla prima baita, troviamo
anche una bella meridiana. Sul limite inferiore della piana scorgiamo
una grande croce che, illuminata di notte, è ben visibile da
Tirano.
Scendendo
ancora, incontriamo, quasi appartata, sulla nostra destra, la chiesetta
di San Sebastiano (m. 735). L’ultimo tratto della discesa avviene
all’ombra di un bel bosco di ontani neri, betulle e castagni.
Lasciato il bosco, raggiungiamo le case più alte della frazione,
dove parte, sulla sinistra, un tratturo che sale allo xenodochio di Santa Perpetua, chiesetta che merita un’attenta visita e che rappresenta
un ottimo balcone panoramico su Tirano, ed in particolare sul Santuario
della Madonna di Tirano. Ed è proprio al santuario che termina
quest’ultima semitappa, e con essa il Sentiero del Sole.
Siamo in cammino da circa quattro ore, ed abbiamo superato un dislivello
in salita di circa 340 metri.
Variante: giunti a Ramaione, possiamo lasciare la pista cercando, sul limite orientale delle baite, una larga mulattiera che scende diretta, procedendo in direzione complessiva est, fino ad intercettare una pista che sale dallo xenodochio di Santa Perpetua. Prendendo a destra, ci portiamo allo xenodochio e di qui, sempre sulla pista, scendiamo ad intercettare la strada asfaltata in contrada Ragno. Questa variante è assai più breve e diretta.
Sarebbe, dunque, questo il momento delle note di bilancio, ma è
più giusto che ciascuno le tragga da sé, dopo aver deciso
di effettuare una traversata che merita di essere aggiunta fra i più
classici percorsi escursionistici di cui le montagne di Valtellina non
sono avare.
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la mappa on-line
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