Antico suggestivo nucleo di mezza costa sopra Postalesio
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Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Postalesio - Ca' Moroni |
1 h e 20 min. |
390 |
E |
Ca' Moroni
Il nucleo di Ca’ Moroni, posto, a mezza costa (m. 833), sul versante a monte di Postalesio, leggermente spostato verso est, rappresenta sicuramente il più interessante fra gli antichi nuclei rurali nel territorio di questo comune. In passato venne abitato da gente di Castione, che poi si trasferì più in basso, nella frazione Vendolo (termine che deriva da una voce preariana che significa “frana”). Oggi alcune baite riadattate offrono un’amena villeggiatura nella bella stagione o nei periodi di vacanza, ma, per il resto dell’anno, la solitudine regna sovrana sul bel poggio prativo che ospita le case antiche. La salita da Postalesio a Ca’ Moroni offre l’occasione di una bella passeggiata, godibilissima in primavera ed autunno, soprattutto da parte di coloro che amano abbinare i passi ai pensieri, o ricercano la possibilità di immergersi nelle atmosfere di una civiltà contadina ormai interamente consegnata al passato. Vediamo come è possibile effettuarla.
Apri qui una fotomappa del versante retico di Postalesio e Castione Andevenno
Lasciata la ss. 38, sulla sinistra (per chi procede in direzione di
Sondrio) all’ultimo svincolo prima del dosso che segue al curvane
dopo S. Pietro di Berbenno (segnalazione per Postalesio), saliamo in
automobile verso il centro del paese. Appena prima del ponte sul torrente
Caldenno, accostiamo a destra, e lasciamo l’automobile al parcheggio
del cimitero (m. 450), per poi incamminarci verso il paese. Superato il
ponte, ignoriamo la strada che si stacca sulla destra dalla strada principale;
pochi passai più avanti, lasciamo anche questa strada, che volge
a sinistra, per salire, procedendo diritti, su una via che, dopo pochi
metri, conduce ad una piazzetta, dove una lapide ricorda il partigiano
Emilio Allodi, ucciso il 10 novembre 1944.
Invece di impegnare la scalinata che ci sta di fronte, proseguiamo nella
salita a destra, fino ad intercettare, dopo un tornantino a sinistra,
la strada principale, a monte della chiesa parrocchiale di S. Antonio.
Non procediamo, però, su questa strada, ma imbocchiamo, sul suo
lato opposto, una scorciatoia che ci permette di tagliar fuori il successivo
tornante sinistrorso. Intercettata nuovamente la strada che sale verso
le Piramidi e la località Pra’ Lone, la attraversiamo una
seconda volta, imboccando, presso un piccolo lavatoio, un tratturo in
cemento, che sale fino ai ruderi di alcune baite in località Gandelli. Qui lascia il posto ad un sentiero che passa a sinistra e
quindi a monte di un rudere isolato e, dopo un paio di tornantini, prosegue
nella salita sul lato destro di un vallone. In questa zona la vegetazione
caotica e disordinata segnala le conseguenze rovinose di un incendio.
Incontriamo alcune frecce gialle, che ci aiutano a non perdere una traccia
non troppo marcata, che volge leggermente a destra, fino a raggiungere
due ruderi di baite isolate (640 metri), dove ci raggiunge, da sinistra,
una brevissima pista che si stacca da un tornante sinistrorso della
strada asfaltata che sale verso le Piramidi e Pra’ Lone.
Il sentiero passa a monte delle baite e prosegue verso nord-est, raggiungendo
ben presto un bivio: ignoriamo il sentierino che prosegue, delimitato
da un muro a secco, diritto, con andamento pianeggiante, e prendiamo
a sinistra, salendo per una più larga mulattiera con il fondo
piuttosto sporco. In breve siamo alla cappelletta di quota 680, posta
sul lato sinistro della mulattiera. Dopo la cappelletta inizia una serie
di tornantini, spesso sostenuti da muretti a secco, in un bel bosco
di castagni, con qualche pino solitario. A quota 740 intercettiamo una
mulattiera che proviene da sinistra, in corrispondenza di una baita
isolata. Superato, infine, un baitello a monte della mulattiera ed un
tratto piuttosto sporco (alcune piante ostruiscono il sentiero e vanno
aggirate a monte o a valle), usciamo, infine, dal bosco in prossimità
del lato occidentale delle baite di Ca’ Moroni.
Dopo un ultimo sforzo, ci congiungiamo con la pista che, da sinistra,
raggiunge la frazione, staccandosi dalla strada asfaltata per Pra’
Lone in corrispondenza di un tornante sinistrorso. Sul lato opposto
della pista la mulattiera continua a salire, sempre in direzione nord-est,
e porta a Pra’ Lone. Dopo aver effettuato una diagonale verso
nord-est, piega leggermente a sinistra e propone una serie di tornantini,
che ci portano sul filo di un dosso. Dopo un tratto pianeggiante, ci
ritroviamo sotto le baite più orientali del maggengo: proseguiamo
verso destra, per poi piegare a sinistra, seguendo la traccia più
larga ed ignorando un sentiero che prosegue diritto nel bosco. Dopo
qualche tornante, intercettiamo, infine, la nuova pista che dal limite
orientale di Pra’ Lone si addentra nella valle del Boco (o Bocco: il termine deriva da “sbocco” o, più probabilmente, da “bocc”, ariete), passando
per Ginebrè. Pochi passi verso sinistra, e siamo ai prati del
maggengo.
Ma torniamo a Ca’ Moroni, ed iniziamo una visita alle baite della
località, che regala diversi scorci suggestivi. Possiamo scovare,
in particolare, un dipinto sul muro di un rustico antico, che presenta
anche un portale a sesto acuto. Purtroppo il dipinto è in parte
deteriorato, ma vi si distingue ancora una Madonna che tiene in una
mano il rosario e nell’altra il Bambin Gesù, il quale,
a sua volta, ha in una mano il globo che rappresenta il mondo. Il maggengo
ci propone anche un panorama assai interessante su una sezione importante
delle Orobie centrali. Dopo il meritato riposo, imposto da un’ora
o poco più di cammino (necessario
per superare 390 metri circa di dislivello), ci incamminiamo sulla via
del ritorno, che, in alternativa a quella di salita, può essere
la seguente.
Portiamoci fino al punto in cui la pista che raggiunge dalla strada
asfaltata Ca’ Moroni termina in uno spiazzo, poco oltre il limite
orientale delle baite del maggengo. Sotto lo spiazzo si apre un ampio
corridoio disboscato, che scendiamo tenendone il centro, fino ad un
punto in cui il corridoio si fa più stretto e pianeggiante. Proseguendo
diritti, ci ritroviamo su una mulattiera che scende verso sud-ovest,
tenendo più o meno il filo di un dosso, fra muretti a secco,
in un bel bosco di castagni. Per un tratto la mulattiera scende sulla
sinistra di un canalone da strascico, fino ad un bivio: il ramo di destra,
più lungo ma più tranquillo, prosegue nella discesa per
un tratto verso destra, poi svolta a sinistra e torna sul filo del dosso;
il ramo che prosegue diritto, invece, ha un fondo irregolare, ostruito
da alcuni massi.
I due rami si congiungono più in basso e, dopo una svolta a sinistra
ed una nuova svolta a destra, raggiungiamo una pianetta a monte di un
modesto poggio boscoso, apparentemente insignificante, ma in realtà di grande interesse storico, in quanto l'Orsini ed il Moroni hanno ipotizzato l'antichissima presenza di un castelliere proprio su questo dosso. Un castelliere è, in un certo senso, l'antenato del castello: si tratta di un piccolo villaggio fortificato, costituito da una torre centrale e da una cerchia di mura, di cui sono rimaste tracce, che rimandano ad epoche preistoriche, nell'Istria e nella Venezia Giulia. In epoca romana queste strutture furono utilizzate come fortilizi, spesso trasformati, infine, in epoca medievale, nei più conosciuti castelli. Se l'Orsini ed il Moroni hanno ragione, dunque, questo poggio era abitato già sin dalla fine dell'età della pietra.Il primo si basa soprattutto su considerazioni toponomastiche: i termini "caslìr" e "postàl" in Trentino designano i castellieri della Valle dell'Adige; dalla medesima radice, dunque, deriverebbe "Postalesio", con il significato di località in prossimità di un castelliere preistorico. Anche Castione potrebbe avere un etimo simile (questa volta, però, evidentemente dal latino "castrum", accampamento, luogo fortificato). Il Moroni si basa, invece, su considerazioni legate alla natura del luogo, e scrive: "Tra Castione e Postalesio, precisamente duecento metri ad ovest del Vendolo, notasi un'altura di probabile origine morenica con i fianchi rivestiti di castani e betulle, mentre la sommità è parzialmente disseminata di abeti. Un comodo sentiero da Vendolo in dieci minuti porta su questa altura a 530 metri sul livello del mare... dove con sorpresa notai che la sommità, invece di essere tondeggiante, era perfettamente spianata formando all'incirca un rettangolo con centocinquanta metri di lato est-ovest per cento. A settentrione erano disseminati numerosi abeti, mentre il resto del piano era prativo con ai lati poco sottobosco. Pensai lungamente al motivo di una simile spianata e chi poteva averla compiuta. Il piano attuale si era ottenuto sbancando circa cinquantamila metri cubi di materiale morenico di non facile escavazione." Il brano è citato da un articolo di Rinaldo Rapella su "Le vie del Bene", il quale aggiunge : "Prosegue il Moroni osservando anche la presenza di muri a secco, di grossi massi provenienti dallo sfacelo d'una antica muratura che si dimostra maggiormente robusta là dove più facile è l'accesso al pianoro. Da queste e da altre constatazioni il Moroni avanza l'ipotesi che su questo pianoro esistesse un antico castelliere".
Ma torniamo alla nostra camminata. Dopo una breve digressione per verificare la fondatezza di questa suggestiva ipotesi (o semplicemente per gustarne la suggestione), torniamo sui nostri passi. Al piede settentrionale del poggio si trova un trivio: un sentiero prosegue
verso sinistra, e raggiunge la località Véndolo (in comune
di Castione), uno scende diritto, fino alla località Guasto (sempre
in comune di Castione), ed una pista, infine, giunge alla pianetta salendo
da destra.
Fin qui la discesa da Ca’ Moroni ha seguito, più o meno,
il confine fra i comuni di Postalesio e Castione. Ora siamo nel territorio
del comune di
Castione, e dobbiamo prendere a destra, imboccando la pista che scende alla strada provinciale fra Postalesio e Castione. La pista si congiunge
con una pista che scende da destra, prima di raggiungere la strada provinciale,
che percorriamo verso destra, rientrando nel territorio del comune di
Postalesio. Raggiungiamo, così, il limite orientale del paese
e ci ritroviamo sulla strada principale che sale verso il centro: scendendo
verso sinistra, siamo, in breve, al parcheggio del cimitero, dove abbiamo
lasciato l’automobile. Si chiude così questa interessante
passeggiata, che richiede circa un paio d’ore di cammino (il dislivello
in salita è di 390 metri).
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line
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