Per antichi sentieri che resistono al tempo
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Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Villa di Tirano-Case Piazzi-Stavello-Sasso-Lughina-Buco dell'Orso-Stavello-Case Piazzi-Villa di Tirano |
5 h |
1060 |
E |
Gli amanti dei sentieri che resistono al tempo, quei sentieri un po' fuori mano che pochi conoscono e percorrono, quei sentieri che sopratutto nelle mezze stagioni (dicono che non ci siano più, ma per le camminate ci sono ancora) non potranno che apprezzare questa proposta di un giro dei maggenghi a monte di Villa di Tirano.
Villa di Tirano
Raggiungiamo
la piazza del paese, dove troviamo la chiesa parrocchiale di san Lorenzo
(m. 406), sul cui lato di sud-est una bella meridiana ci ricorda l’inesorabilità
dello scorrere del tempo. Oltrepassati la chiesa ed il cimitero, raggiungiamo,
dopo una breve salita, una piazzola, dove possiamo lasciare l’automobile,
per incamminarci su un ripido tratturo con fondo in cemento, la via
per la Valle Maggiore.
Seguendo il tratturo, incontriamo una passerella
che ci permette di passare sul lato opposto (destro, per noi) del torrentello,
dove troviamo subito la partenza di una mulattiera, dalla pendenza severa, Nel primo tratto, con bel fondo in risc', la mulattiera sale circondata da muri a secco, nella cornice di luminosi vigneti, poi raggiunge il limite della selva sopra Villa e la risale con diversi
tornanti, raggiungendo, a quota 844 metri, le baite della località Case Piazzi.
Case Piazzi
Dalle Case Piazzi, seguendo una stradina che se ne stacca sulla destra, saliamo ad intercettare una carrozzabile che proviene da San Sebastiano e sale alle baite di di Stavello (m. 1157), proseguendo per i prati del Sasso.
Stavello
Possiamo seguirla interamente, ma vale la pena innestarsi sul sentiero che dalla parte alta di Stavello se ne stacca a monte e sale diritto al Sasso. Nell'ultimo tratto passa accando ad un roccione sospeso sopra un dirupo, con una coce di legno, poi si affaccia alla parte bassa dei prati della località Sasso (m. 1452 metri).
Croce del Sasso
I prati sono un terrazzo panoramico splendido sulle Orobie centro-orientali. Qui ritroviamo la pista che avevamo abbandonato nella parte alta di Stavello e, ignorato un sentiero che se ne stacca sulla sinistra (con segnavia bianco-rossi: si tratta del sentiero Italia che sale a Frantelone e che utilizzeremo nella seconda parte dell’anello), la seguiamo nella traversata verso est che si conclude ai prati dell’alpe Lughina.
Il Sasso
Questo luogo merita almeno un cenno ai molteplici motivi di interesse che vi si intrecciano.
A prima vista l'alpe Lughina potrebbe apparire solo un modesto ripiano di prati (a dispetto dell'antico nome, “Lunghina”), adagiati su un poggio che interrompe il ripido e selvaggio versante montuoso sul fianco occidentale della parte terminale della Valle di Poschiavo, a separare quasi brutalmente il versante retico valtellinese dalla piana nella quale il torrente Poschiavino si accinge a confluire nell'Adda, a Tirano.
Ma a considerare le cose più da vicino questo poggio modesto condensa in sé straordinari elementi di interesse storico, che coprono un arco millenario. Toponimi quali “Dosso Pagano” e “Jada”, di origine celtica, testimoniano una presenza umana ben più antica rispetto alla colonizzazione romana. Del resto a Lughina e più a monte, sul luminoso versante che ospita l'agevole colle Anzana, si aprono molteplici varchi che conducono nella Valle di Poschiavo (più in basso la presenza dello xenodochio di Santa Perpetua lo conferma), e in epoche in cui si transitava molto più su direttrici di mezzacosta piuttosto che sul fondovalle, non è difficile dedurre che mercanti e pellegrini da e per il passo del Bernina passassero talora anche di qui, oltre che, più spesso, dal sentiero più basso, all'altezza dello xenodochio, intorno ai 500 metri.
Alpe Lughina
Per venire ad un'epoca molto più vicina, durante la prima guerra mondiale l'intero versante fu interessato dalla costruzione di una strada militare che sale, con andamento molto regolare, dalla contrada Ragno di Villa di Tirano al monte Brione, sopra Prato Valentino (Teglio). Secondo la dottrina del capo di Stato Maggiore Cadorna, infatti, bisognava allestire un apparato difensivo atto a contenere un'eventuale passaggio delle truppe Austro-Ungariche proprio dalla Valle di Poschiavo. La Confederazione Elvetica aveva proclamato la sua neutralità, ma Cadorna temeva che potesse ugualmente concedere al nemico tale transito. Dalle postazioni del sistema difensivo di Lughina si sarebbe controllato il movimento dell'eventuale esercito invasore, indirizzando il tiro delle artiglierie posizionate sull'opposto versante (Forte Canali). Di fatto tutto ciò fu inutile, ma resta il pregevole manufatto che ci consente di raggiungere in automobile Lughina (la strada è stata asfaltata, ma è in diversi punti piuttosto stretta ed esposta, quindi problematica nell'incrocio con altri veicoli).
Alpe Lughina
Prima e dopo la guerra questa zona era assai battuta dai contrabbandieri, gli “spalloni” che ingaggiavano una costante partita a scacchi con la guardia di Finanza (proprio a Lughina venne per questo edificata una caserma della Regia Guardia di Finanza”). Il transito era anche legato ad una particolarità poco nota: oltreconfine si accede alla Val Saiento elvetica (Val Saént), prima laterale occidentale della Valle di Poschiavo, politicamente, appunto, elvetica, ma di proprietà italiana.
Vennero poi gli anni più bui della seconda guerra mondiale, nei quali il comprensorio da Lughina al passo o colle Anzana divenne una porta della speranza per tutti quegli Ebrei che, salendo fin qui da tutta Italia per sfuggire con l'espatrio in Svizzera alla deportazione nazista, speravano di poter riuscire in questo viaggio della salvezza aiutati da passatori di origine locale, cui offrivano sostanziose ricompense pur di essere guidati oltreconfine. Non si trattava di un transito agevole, perché tutte le zone nei pressi dei valichi più facili erano costantemente sorvegliate da milizie nazifasciste, per cui la scelta ricadeva sui sentieri più malagevoli ed esposti. Alcuni oscuri e tragici episodi di Ebrei precipitati da dirupi nel tentativo di transito restano come un'ombra che non si dissolve su questi luoghi.
Alpe Lughina
Ma torniamo al nostro anello escursionistico. Per tornare a Villa di Tirano con percorso leggermente diverso cominciamo a percorrere in discesa la carozzabile che dalla contrada Ragno sale a Lughina. Dopo una sequenza di tornanti dx-sx-dx, al successivo tornante sx vediamo a lato della strada, sulla destra, un sentiero che scende a tagliare un versante del bosco piuttosto desolato e dirupato (evidenti sono i segni di un incendio). A rendere ancora più inquietante la traversata è la denominazione di questo versante, chiamato Buco dell'Orso.
Sentiero Italia
Il sentiero è comunque segnalato da segnavia bianco-rossi, perché costituisce un segmento della lunga traversata di mezza costa da Montagna in valtellina a Tirano denominata Sentiero del Sole. Dopo una breve discesa, procediamo in piano e salendo leggermente, fino ad uno strappo assistito da una corda fissa. Il sentiero si porta ad un bosco meno desolato, ed esce ai prati di Stavello, dove ritroviamo la pista che parte da San Sebastiano. Scendiamo per un tratto e poi la lasciamo imboccando a destra la stradina che abbiamo già percorso salendo e che ci riporta alle Case Piazzi. Di qui la mulattiera scende diretta riportandoci al parcheggio sopra il cimitero di Villa di Tirano.
L'intero anello, che comporta un dislivello approssimativo in salita di 1060 metri, richiede circa 5 ore di cammino.
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line
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