Da Montagna a Poggiridenti, pedalando fra vigneti pregiati
La
vitivinicoltura ha rappresentato un elemento di importanza strategica
nella storia economica della Valtellina, naturale punto di passaggio
dei commerci fra il bacino padano ed il mondo germanico: i vini valtellinesi,
infatti, furono, per secoli, preziosa merce di scambio, assai richiesta
nelle terre dell’Impero Germanico.
Ma la Valtellina non aveva una conformazione che, di per sé,
favorisse la coltura della vite. Ecco che, allora, le zone climaticamente
più favorevoli subirono una modificazione morfologica, attraverso
la lenta e paziente costruzione di terrazzamenti con muri a secco e
la realizzazione di zone di coltura con terra di riporto, un lavoro
minuzioso e certosino, che ha dato alla valle l’aspetto ben noto
e familiare, lasciandoci, però, anche, come eredità storica,
il compito di curarne la manutenzione, per evitare smottamenti, il cui
rischio è assai concreto laddove i terrazzamenti non sono più
coltivati.
Nelle zone più propizie alla produzione di un vino corposo e
pregiato, cioè sul versante retico mediovaltellinese da Monastero
di Berbenno a Teglio, che
gode di una felice posizione climatica per la sua esposizione a sud
e per la conformazione del territorio, sono oggi presenti cinque zone
in cui si produce un vino a denominazione di origine controllata (D.O.C.G.),
la Maroggia, il Sassella, il Grumello, l’Inferno ed il Valgella-Fracia.
Le numerose piste tracciate per agevolare l’opera dei vitivinicoltori
consentono, in questa fascia, interessanti e panoramici anelli di mountain-bike,
soprattutto nelle stagioni di primaverile ed autunnale, ma anche in
inverno, dal momento che la copertura dopo nevicate anche abbondanti
rimane per un periodo assai limitato.
Le zone del Grumello e dell’Inferno, in particolare, offrono l’occasione
di percorrere diversi anelli di medio impegno e di ottimo impatto panoramico.
Il punto di partenza può essere il parcheggio in Zona Trippi,
a Montagna Piano, a circa 290 metri: lo si raggiunge, se si proviene
da Tirano, uscendo dalla ss. 38 allo svincolo che precede immediatamente
il passaggio a livello da cui inizia la tangenziale, ed imboccando la
prima traversa a destra.
Partendo da qui, abbiamo due possibilità per raggiungere l’abitato
di Montagna: salire lungo la via del Grisc' di Sassìna, oppure
sfruttare una stradina asfaltata che parte un po’ più ad
est, sul lato opposto del Davaglione. La
prima possibilità ci impone uno sforzo severo, perché
la pendenza è davvero impegnativa, anche se la strada merita
veramente di essere percorsa, per la sua bellezza: si snoda fra i vigneti
del Grumello e consente un ottimo colpo d’occhio sull’omonimo
castello, che si erge fiero, ad ovest. Al termine della salita ci troviamo
di fronte alla chiesa di S. Antonio Abate (m. 471), edificata nel 1668.
Una strada a senso unico sale fino ad intercettare la panoramica dei
Castelli, che proviene da Sondrio e si dirige a Montagna: se vogliamo
impegnarla, dobbiamo scendere dalla bike, perché siamo contromano.
Vale, però, la pena di proseguire verso ovest, in direzione del Castello Grumello,
per visitarlo. Si tratta del duecentesco castello dei De Piro (m. 480),
con struttura gemina, eretto sulla rocca del Grumello, passato nel 1372
alla famiglia dei De Capitanei e fatto distruggere, come buona parte
delle altre fortificazioni in terra di Valtellina, nel 1526 dai Grigioni,
che vi avevano insediato il loro dominio nel 1512. Visitato il castello,
proseguiamo sulla stradina, che confluisce nella panoramica dei Castelli,
e cominciamo a salire verso Montagna.
Raccontiamo,
ora, la seconda possibilità, e torniamo al parcheggio del Trippi.
Questa volta portiamoci sul alto opposto del Davaglione, sfruttando
un ponte sulla via Valeriana. Subito dopo il ponte, stacchiamoci sulla
sinistra dalla via ed imbocchiamo la stradina asfaltata che, con diversi
tornanti, risale il fianco montuoso, tappezzato dai vigneti. Al termine
della salita dobbiamo attraversare la panoramica dei Castelli, per imboccare
la via che sale verso il centro di Montagna. Vale la pena di ricordare
che possiamo giungere qui anche per una terza e meno impegnativa via,
da Sondrio, salendo lungo la provinciale panoramica dei Castelli che
passa per il convento di Colda e per il Castello Grumello.
Procediamo, quindi, verso la ben visibile chiesa di San Giorgio, che
possiamo raggiungere per diverse vie. Siamo nel cuore di un comune assai
importante nel medioevo: feudo dei De Capitanei di Sondrio, ospitò
due castelli e diverse torri. Il suo territorio comprendeva anche quelli
di Pendolasco (oggi Poggiridenti), di Busteggia (termine che deriva da “bustum”, arso, arido) e di Spriana. La collegiata
di San Giorgio (m. 567), edificata anteriormente al secolo XV, mostra,
sulla facciata, un dipinto che raffigura il santo nell’impresa
cui è legata la sua fama, l’uccisione del drago, simbolo
del male.
Dalla
chiesa proseguiamo lungo la strada che sale verso l’alpe Mara,
ignorando la deviazione a sinistra per la contrada Paini, superando
su un ponte il Davaglione e passando a monte del cimitero, dal quale
il panorama sul centro di Montagna è assai suggestivo.
Attraversiamo, così, la suggestiva contrada di Ca’ Vervio (m. 667), che conserva ancora un forte sapore di antico, e saliamo fino
ad incontrare, ad un tornante sx, poco sotto di 700 metri, una
deviazione a destra, con un cartello che indica che la strada scende
verso la contrada di Surana (m. 680), in comune di Poggiridenti. Seguendola,
attraversiamo in breve l’antico nucleo della frazione, per poi
raggiungere, dopo alcuni tornanti, il centro di Poggiridenti. La discesa
permette di gustare un colpo d’occhio superbo sulla conca di Tresivio,
dove spicca la mole imponente del santuario della Santa Casa.
Passiamo, così, accanto alla chiesa parrocchiale di Poggiridenti,
dedicata a S. Fedele martire, edificata su un nucleo che risale al secolo
XIII e staccatasi da Montagna nel 1514. La chiesa sembra guardare al
paese dal bel poggio sul quale è collocata. Il
paese è adagiato su alcuni poggi ameni, il che suggerì,
nel 1929, di mutare l’antico nome di Pendolasco, avvertito allora
come poco elegante, nell’attuale Poggiridenti.
La sua storia è assai antica: ai tempi della visita pastorale
del vescovo di Como Feliciano Ninguarda, è definito “pagus”,
cioè villaggio, dipendente da Montagna, con 90 fuochi, corrispondenti
a circa 600 abitanti. Si tratta di un numero destinato a ridimensionarsi
nel secolo successivo, quando peste e carestie mietono numerose vittime:
sono i tempi nei quali, come leggiamo, i lupi scendevano a valle e passeggiavano
in mezzo alle vigne. Nel Settecento le condizioni economiche progressivamente
migliorano, e nel 1816 Pendolasco si stacca dal comune di Montagna,
per poi mutare la sua denominazione, come già detto, nel secolo
successivo.
Scendendo dalla chiesa verso il centro del paese, passiamo per la piazza
del Buon Consiglio, dove troviamo l’omonima chiesetta. La successiva
discesa ci porta ad intercettare la strada provinciale panoramica dei
Castelli, nel tratto Poggiridenti-Tresivio. Invece di seguirla, prendiamo a sinistra al primo svincolo e scendiamo lungo la stradina che, passando sotto il santuario della Madonna del Carmine, porta a Poggiridenti Piano. Seguendo la stradina contro montagna torniamo a Montagna Piano ed al Trippi.
Raccontiamo,
ora, alcune varianti al percorso finora descritto, e per farlo torniamo
alla strada Montagna-Alpe Mara, oltre la contrada di Ca’ Vervio.
La prima variante prevede una suggestiva traversata in una bella selva
di castagni. Per effettuarla, lasciamo la strada per l’alpe Mara un po’ prima della deviazione per la contrada Surana: troviamo,
infatti, sempre sulla destra, una pista sterrata, che scende per un
tratto e termina, lasciando il posto ad un sentiero. Il fondo è
irregolare, ma interamente ciclabile, anche se con prudenza. La discesa,
attraversata la selva, ci porta alla parte alta di Poggiridenti, e si
conclude, dopo un ultimo tratto scalinato, intercettando una strada
asfaltata. Questa, percorsa verso sinistra, porta al centro di Poggiridenti,
dal quale scendiamo alla provinciale.
Seconda variante: possiamo allungare l’anello proseguendo sulla
strada per l’alpe Mara fino alla contrada di Ca’ Mazza ed
alla chiesa di S. Maria Perlungo, a 911 metri. Salendo ancora per un
tratto, incontriamo, poi, ad un tornante sinistrorso, la deviazione,
a destra, per le Foppe. Imbocchiamola e, raggiunte le baite delle Foppe,
a 1040 metri, cominciamo la discesa su una pista sterrata che si ricongiunge
con la strada asfaltata Montagna-Alpe Mara in corrispondenza di una
cappelletta. Scendendo
ancora, troviamo, sulla nostra sinistra, la deviazione per Surana, sfruttando
la quale scendiamo a Poggiridenti.
Variante della variante: la discesa a Surana può avvenire, dalla
cappelletta, sfruttando una mulattiera che prosegue nel bosco e prendendo,
ad un bivio, a sinistra (attenzione al primo tratto dopo il bivio, piuttosto
ripido). La mulattiera termina alle spalle del nucleo di case della
contrada Surana.
In un modo o nell’altro, siamo, quindi, giunti alla strada provinciale
panoramica dei Castelli: dobbiamo, ora, percorrerla verso destra (ovest),
in direzione del ben visibile santuario della Madonna del Carmine, costruito
fra il 1648 ed il 1789, sul ciglio di un dirupo, in località
Somsassa.
Poco prima della chiesa, troviamo, sulla sinistra, la partenza della
via Inferno, che scende, con diversi tornanti, sul fianco montuoso ricoperto
dai terrazzamenti legati all’omonimo vino. E’ la via che
possiamo sfruttare per chiudere l’anello: la discesa conduce,
infatti, a Poggiridenti Piano, e termina nei pressi della chiesa della
Madonna del Lavoro, costruita fra il 1953 ed il 1954. Invece di scendere
sulla strada asfaltata, possiamo anche sfruttare l’antica mulattiera,
che la taglia in diversi punti, e che permette un’elegante discesa
tecnica. Il
ritorno da Poggiridenti Piano a Montagna Piano, dove abbiamo lasciato
l’automobile, avviene facilmente, sfruttando le vie che corrono
a ridosso del fianco montuoso.
Possiamo, però, scendere direttamente dalla Madonna del Carmine a Montagna Piano, sfruttando questo itinerario alternativo: appena oltre
la chiesa, imbocchiamo, sulla sinistra, una pista che scende nel cuore
della fascia dei vigneti, lasciando ben presto il posto ad un breve
sentierino, che va percorso scendendo di sella. Il sentierino conduce
ad una nuova pista, che prosegue nella discesa, sempre circondata dai
vigneti, e termina in prossimità della stradina asfaltata che
abbiamo utilizzato per salire da Montagna Piano a Montagna. Da qui al
ritorno al parcheggio il percorso è breve.
Il tempo di percorrenza dell’anello cambia in relazione alle varianti
scelte. Se optiamo per l’itinerario Montagna Piano – Montagna
- Ca’ Vervio-Surana – Poggiridenti - Via Inferno - Poggiridenti
Piano, calcoliamo circa un’ora e venti minuti. Se
percorriamo a piedi il circuito, cosa, ovviamente, sempre possibile
e godibilissima, calcoliamo, invece, circa due ore e mezza. Il dislivello
in altezza, in entrambi i casi, rimane di circa 400 metri.
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line
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