Suggestivo terrazzo panoramico sulla bassa Valtellina
In territorio del comune di Forcola si trova uno degli alpeggi orobici meno conosciuti e più belli, per la sa luminosità, la posizione appartata che lo rende raggiungibile solo da camminatori esperti e per la straordinaria panoramicità. Si tratta dell'alpe della (o di) Zocca, ai piedi della cima omonima (m. 2166). D'estate viene ancora caricata, mentre d'autunno il silenzio ed il gioco dei colori la rendono un luogo assolutamente straordinario.
CAMPO TARTANO-VAL VICIMA-ALPE DELLA ZOCCA
Lasciate alle spalle Campo Tartano e Somvalle, alla prima semicurva a sinistra della carozzabile notiamo sulla sinistra un cartello che segnala l'alpe D'Assola e gli alberi monumentali. In corrispondenza del cartello parte un marcato sentiero che supera subito su un ponticello una valletta, procede quasi in piano per buon tratto a monte della carozzabile, supera una seconda valle e passa a destra di un masso con una croce in ferro. Usciamo all'aperto e ci raggiunge da destra un sentiero e superiamo una nuova valletta, passando poi a lato di una cappelletta sulla sinistra della mulattiera.
Rientriamo nel bosco proseguendo la salita verso sud-est, con pendenza media. Ci raggiunge un secondo sentiero che sale da destra e su un masso troviamo un segnavia con numerazione “127”. Poco più avanti siamo all' “zapèl de la val”, cioè la porta, un poggio panoramico che introduce alla Val Vicima, sorvegliato da una cappelletta. Di qui si gode di un ottimo colpo d'occhio, verso sud, sulla Val Tartano, che si biforca nella Val Lunga e nella Val Corta.
Dopo il successivo tornante sx ignoriamo una nuova deviazione a destra per le baite di Val Vicima (m. 1505) e proseguiamo diritti, entrando in una pecceta. Ci portiamo quindi ad un bivio segnalato: a destra ci lascia il sentiero per il Barghèt, mentre noi proseguiamo su quello per Vicima, rientrando in una maccia di abeti e noccioli. Dopo un accenno di tornantini a destra e sinistra, siamo ad un bivio: mentre il sentiero che prosegue diritto si avvicina ad un gruppo di baite (m. 1619), alla sua sinistra se ne stacca uno secondario; pochi metri oltre la partenza sul tronco di un abete si trova un cartello con la scritta “Zocca”. E' questo il sentiero che ci interessa e che sale all'alpe Zocca, a monte della pecceta nella quale stiamo salendo.
Quasi subito troviamo un bivio, al quale prendiamo a destra, salendo e trovando un primo segnavia rosso-bianco-rosso; un secondo si trova poco più avanti, in corrispondenza di un cumulo di massi. Pochi metri più avanti siamo ad un trivio e stiamo sul sentiero di mezzo, che infatti ci conforta dopo breve tratto con un nuovo segnavia rosso-bianco-rosso. Dopo un tratto scalinato ne segue uno con traccia meno marcata. Saliamo verso ovest-nord-ovest prestando attenzione al ripido versante boscoso alla nostra sinistra, giungendo sulla soglia del fianco della valle di Zocca: qui per la prima volta prendiamo a destra, allontanandoci da tale soglia. Segue una sequenza di 10 tornanti dx-sx, che ci porta ad fettuccia oltre la quale intercettiamo un sentiero che corre da sinistra a destra. Non seguiamo né l'una né l'altra direzione, ma seguiamo un sentierino che prosegue diritto nella salita, propnendo una sequenza di tornantini sx-dx-sx-dx-sx, che ci porta ad uscire dal bosco sul limite di un prato ripido. Siamo ormai sul limite inferiore dell'ampia alpe della Zocca, uno degli alpeggi meno conosciuti e più panoramici dell'intera catena orobica: da qui il colpo d'occhio sulla bassa Valtellina, l'alto Lario, il Legnone e le alpi Lepontine è davvero sorprendente. Alta sopra la nostra testa, a monte dei prati, sul lato di sinistra, scorgiamo la croce sulla cima di Zocca. Prima di proseguire nella salita memorizziamo il punto nel quale siamo usciti dal bosco (un moncherino di tronco bruciato e tagliato può essere un buon punto di riferimento).
Raggiungiamo la piccola baita di quota 1909, alla cui destra c'è una fontanella, e qui possiamo concludere l'escursione, godendo dell'ottimo panorama che si apre sull'alto Lario oltre che sulla vicina Val di Tartano. Possiamo però prolungarla traversando al lato opposto dell'alpe, cioè verso le baite appena sotto il crinale sul quale è posta una croce di legno, crinale che si affaccia sul vallone di Pertuso, ai piedi del pizzo di Presio. Luoghi stupendi, frequentati solo da chi ben conosce queste montagne e considera potervi accedere come un privilegio, ma anche da qualche capo di bestiame che d'estate si può ancora trovare.
CARTA DEL PERCORSO SULLA BASE DI © GOOGLE MAP (FAIR USE) e della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la mappa on-line ![]() |
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