Arcane incisioni rupestri sul versante retico ai piedi di Teglio
ESCURSIONI A TEGLIO - GALLERIA DI IMMAGINI - CARTA DEL PERCORSO
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Provinciale Tresenda-Teglio - Caven - Somasassa |
1 h e 10 min. |
270 |
T |
SINTESI. Procedendo da Sondrio a Tirano sulla ss 38 dello Stelvio, a Tresenda la lasciamo prendendo a sinistra (Provinciale per Teglio). Dopo un tornante sx, passiamo a destra del cimitero e poco oltre archeggiamo ad uno slargo sulla destra (m. 450). Ci incamminiamo su un tratturo in cemento che, dopo un tornante sx, porta ad un bivio, al quale prendiamo a destra (segnavia), imboccando un sentiero che sale in una macchi, fino ad un corridoio (alla nostra destra la grande roccia di Caven). usciti dalla macchia, siamo al piano di Caven (m. 580), passiamo a sinistra di un rustico abbandonato e saliamo ad un bivio, al quale prendiamo a destra. Dopo brevissima discesa, prendiamo a sinistra (cartetto del sentiero 388), imboccando un tratturo in cemento sale ripido e dopo pochi tornanti taglia una pista sterrata e prosegue fino alla chiesa di San Gottardo, sul limite sud di Somasassa (m. 712). Attraversiamo sulla carozzabile il piccolo nucleo, prendiamo a sinistra e seguiamo il lato sud del lago artificiale di Somasassa, fino ad una pista sterrata, che seguiamo vero sinistra (sud e poi sud est), intercettando di nuovo il tratturo seguito nella salita. Ripassando per Caven, torniamo per la medesima via di salita all'automobile. |
Rustico solitario a Caven
Dal fondovalle valtellinese a Tresenda al borgo di Teglio il versante retico è scandito da tre ripiani, quello più alto di Teglio, quello intermedio di Somasassa ed il minore e più basso, oltre che meno noto, dei vigneti di Caven. Per la verità una certa notorietà è venuta a questa località dal fortuito ritrovamento, da parte di alcuni mezzadri che pulivano il terreno dai sassi, di tre stele, riconosciute dalla dottoressa Maria Reggiani Rajna, nel 1940-41 e poi conservate nell'Antiquarium Tellinum presso il Palazzo Besta di Teglio. Particolarmente significativa quella detta “della Dea Madre” o “monolito Caven III”. Se ne interessò anche l'illustre studioso Emmanuel Anati, interpretandole come espressione del culto dei defunti eroicizzati. A distanza di oltre trent'anni, fra il marzo del 1974 e l'agosto del 1975, il Gruppo Archeologico Tiranese scoprì su un'enorme roccia poco distante 60 incisioni scutiformi databili probabilmente al tardo Neolitico (3500-2800 a. C.), ma forse anche a due millenni prima. L'importanza di quest'ulteriore scoperta è legata alla sua eccezionalità: raffigurazioni simili, legate al culto dei morti, hanno in Italia un solo analogo, a Luine, in Valcamonica, mentre sono assai diffuse nei paesi dell'Europa atlantica. La presenza di coppelle segnala che il luogo era dedicato a sacrifici di animali.
La grande roccia di Caven
E se tutto ciò non bastasse a conferire al luogo una densa aura di mistero, si aggiunga l'ipotesi dell'illustre Remo Bracchi sull'etimo del nome: potrebbe derivare da una radice celtica ripresa dal latino popolare nella voce “cavannus”, che significa “civetta”, l'animale notturno che più di ogni altro evoca la fascinazione ed insieme il timore legato al mistero della morte. Accanto a questo etimo se ne possono accostare altri: Caven potrebbe derivare dal latino “cavus” e significare “luogo per far defluire le acque” (Sertoli Salis), o dalla voce dialettale “cave”, “valle stretta ed oscura” (Conti).
La visita a Caven può essere una godibilissima passeggiata in tutte le stagioni (anche se nel cuore dell'estate il caldo si farà sentire) e può essere prolungata fino alla vicina ed amena Somasassa. Per effettuarla lasciamo la ss 38 dello Stelvio, in località Tresenda, prendendo a sinistra (se procediamo da Sondrio a Tirano), per imboccare la strada provinciale che sale a Teglio. Dopo un tornante sx, inizia un lungo tirone. Passiamo a destra del cimitero e poco più avanti, prima del punto nel quale alla strada si congiunge, da sinistra, quella che sale da San Giacomo di Teglio, troviamo, sul lato destro, uno slargo, a pochi metri dalla partenza di una stradella (m. 450).
Incisioni scutiformi sulla rupe di Caven (lato sinistro)
Parcheggiamo qui e ci incamminiamo salendo ad un pannello illustrativo che segnala l'itinerario per Caven. Un cartello escursionistico dà le incisioni rupestri di Caven a 30 minuti, Somasassa ad un'ora e 5 minuti e piazza S. Eufemia di Teglio a 2 ore. La stradella, con fondo in cemento, sale ripida. Dopo un primo tornante dx, giungiamo ad un secondo tornante. Davanti ai nostri occhi si stende la bella fascia di vigneti di Caven. Un segnavia (con acronimo SA, che sta per “sito archeologico”) su un muretto a secco di indica che dobbiamo prendere a destra, lasciando alla nostra destra alcuni ruderi e proseguendo nella salita su un largo sentiero con fondo in erba. Poi il sentiero volge a sinistra e procede all'ombra di una macchia, inanellando alcuni tornanti. Sopra di noi e poi alla nostra destra vediamo alcuni scorci dell'enorme rupe di Caven, seminascosta dalla vegetazione. Dopo una svolta a destra, passiamo per una sorta di corridoio, delimitato a destra dal fianco settentrionale della rupe.
Il sentiero esce quindi all'aperto, in vista della conca di Caven, ma appena prima se stiamo attenti vedremo sul lato destro un accenno di sentiero che permette di accedere alla parte sommitale della grande roccia di Caven. Con molta attenzione, per evitare una pericolosissima scivolata, ci affacciamo al roccione, in una posizione suggestiva e panoramica. Tornati al sentiero, riprendiamo la salita passando a lato dei ben curati vigneti e raggiungendo un secondo pannello che illustra il significato delle incisioni scutiformi e delle tre stele ritrovate nel 1940-41. Proseguiamo raggiungendo un edificio signorile denominato (come la zona circostante) “Caven di muréi”, di proprietà della famiglia Nera (m. 580). L'edificio è oggi abbandonato ed aggiunge, nella sua singolare solitudine, un ulteriore elemento di suggestione al luogo.
Chiesa di San Gottardo a Somasassa
Passiamo alla sua sinistra e, volgendo leggermente a sinistra, riprendiamo a salire su una stradella. Siamo quasi subito ad un bivio, al quale prendiamo a destra (non, quindi, in direzione di una vicina santella che vediamo poco più in alto alla nostra sinistra). Dopo brevissima discesa su un tratturo in cemento prendiamo a sinistra, seguendo le indicazioni del sentiero 388 (Somasassa è data a 30 minuti) e passando a sinistra di un rustico. La salita prosegue, ripida, fra i vigneti, alla volta di Somasassa, annunciata dal campanile della chiesa di San Gottardo, che culmina nella caratteristica lanterna ottagonale. Dopo pochi tornanti, ci immettiamo in una pista sterrata pianeggiante, ma subito, sul lato opposto, imbocchiamo il tratturo con fondo in cemento che continua nella salita.
Un ultimo tornante dx ci porta al sospirato ripiano della chiesa di San Gottardo (gésa de san gutàrt, m. 712). Venne costruita a partire dal 1687 ed è posta sul limite meridionale della grande conca di Somasassa o Sommasassa (sumasàsa). Il nome, com'è facile intuire, deriva dal fatto che la località si trova sulla sommità di un gradone di rocce. Il piccolo nucleo si stende ai piedi della rupe tellina sormontata dall'inconfondibile torre de li Bèli Miri. Fino a metà del secolo scorso era abitata da circa 200 persone, che vivevano delle attività agricole. Oggi gli abitanti sono circa una cinquantina, anche se d'estate la popolazione aumenta per la presenza di villeggianti.
Lago artificiale di Somasassa
Seguendo la carozzabile che attraversa il paese e procedendo verso nord, giungiamo in vista (resta alla nostra sinistra) dell'attrazione turistica del luogo, il lago artificiale di Somasassa (lach de sumasàsa, m. 700), che raccoglie le acque convogliate fin qui dalla Val Fontana. Fu realizzato nei primi anni Settanta del secolo scorso per iniziativa del BIM, al fine di rendere disponibile una riserva d'acqua da utilizzare per irrigare i frutteti della zona di Bianzone e Villa di Tirano. Nei finesettimana molti salgono fin qui per pescare. Raggiunta la parte più alta dell'escursione, vediamo di ridiscendere all'automobile.
Se non vogliamo proprio ripercorrere esattamente la via di salita, possiamo seguire il lato meridionale del lago e portarci sul suo lato opposto rispetto a quello raggiunto (cioè sul lato occidentale), dove troviamo una strada sterrata che procede verso sud, volge a sinistra (sud-est) e scende ad intercettare il tratturo in cemento percorso salendo. Imboccato il tratturo, ripercorriamo i passi della salita e, ripassando per Caven, torniamo alla provinciale a monte di Tresenda.
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line
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