L'anello del monte Arcoglio e la traversata alpe Morscenzo-Rifugio Bosio
Apri qui una panoramica del Monte Arcoglio
Il monte Arcoglio ((Scéma de Arcói, m. 2459), dal profilo poco pronunciato, quasi sfuggente, si colloca più o meno al centro del crinale che separa la parte più alta del territorio di Castione dall’alpe di Arcoglio (termine connesso con “arco”, in riferimento alla forma della valle), nel territorio del comune di Torre S. Maria (Valmalenco), e domina l’alpe Morscenzo (Marscenzo, sulle carte IGM), la più importante di Castione. La salita a questa cima è poco più che una passeggiata: bisogna superare, nell’ultimo tratto, una pendenza abbastanza ripida, ma lo sforzo è contenuto in poco più di un’ora di cammino (il dislivello è di circa 420 metri), ed è, comunque, ampiamente ripagato dall’eccellente panorama che da essa si gode, sul gruppo del Disgrazia, sulla testata della Valmalenco, sul gruppo Scalino-Paniale-Ron e sulla catena orobica centro-orientale.
Apri qui una fotomappa del gruppo Canale-Arcoglio-Sasso Bianco
Quando, nella stagione autunnale, le giornate si accorciano, il freddo
non ha ancora soffocato la fantasmagoria dei colori più accesi
e la neve non ha ancora ammantato i versanti più alti, la salita
a questo monte è, dunque, un’eccellente idea, anche perché
il ritorno può avvenire descrivendo un interessante anello che
ci porta a visitare la stupenda alpe di Arcoglio, oppure l’escursione
si può concludere con una facile e bellissima traversata alla
capanna Bosio, in Val Torreggio (Val del Turéc').
Oltretutto, si tratta di risolvere un piccolo, ma non indifferente mistero.
Dov’è, esattamente, la sua cima? Le carte IGM e Kompass
la quotano m.
2459 e la collocano alla sommità del pronunciato dosso che divide
in due l’alpe di Arcoglio superiore, mentre alla sua sinistra
(ovest), a breve distanza, collocano una cima senza nome, quotata m.
2451, che, a sua volta, sta alla sommità del largo dosso che
scende ad ovest dell’alpe Morscienzo e divide in due rami l’alta
valle del Boco (o Bocco: il termine deriva da “sbocco” o, più probabilmente, da “bocc”, ariete). Sulla Carta Tecnica Regionale, invece, le cose stanno
a rovescio: il monte Arcoglio è la cima più occidentale,
quotata 2453 metri, mentre la seconda cima non ha nome, ed è
quotata m. 2447. Questione di pochi metri ed anche di prospettiva. Dal
punto di vista dell’alpe di Arcoglio, la collocazione, diciamo
così, più tradizionale appare ampiamente giustificata.
Dal punto di vista dell’alpe Morscenzo, invece, questa seconda
collocazione sembra la più naturale. Ma poi, alla fin fine, qual
è la cima più alta? A mio avviso quella segnalata dalla
Carta Tecnica Regionale, ma, altimetro alla mano, ciascuno potrà
verificare di persona, visto che si possono toccare entrambe, facilmente,
a distanza di pochi minuti.
Dopo quest’ampio preambolo, che susciterà la gioia dei
pignoli e la noia un po’ insofferente dei camminatori che non
amano troppo le questioni di sottile definizione geografica, vediamo
come raggiungere il luogo del mistero.
Apri qui una panoramica dalla sella oltre il monte Arcoglio
ALPE PRATO SECONDO-MONTE ARCOGLIO;
ALPE PRATO SECONDO-MONTE ARCOGLIO-MONTE CANALE-MONTE ROLLA-ALPE PRATO SECONDO
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Alpe Prato Secondo-Alpe Morscenzo-Monte Arcoglio |
1 h e 15 min |
420 |
E |
Alpe Prato Secondo-Alpe Morscenzo-Monte Arcoglio-Monte Canale-Bocchetta di Valdone-Alpe Prato Secondo |
4 h e 30 min. |
750 |
E |
6 h |
920 |
E |
|
SINTESI. Saliamo in automobile da Sondrio sulla provinciale della Valmalenco, lasciandola per prendere a sinistra subito dopo il tornante dx che segue Mossini (indicazioni per Triangia). Raggiunta Triangia (cui possiamo salire anche da Castione), prendiamo a destra (a sinistra se siamo saliti da Castione) e, presso la fontana, acquistiamo ad una macchinetta il ticket di transito sulle piste agro-silvo-pastorali. Atttraversiamo il paese e proseguiamo sulla carozzabile che sale a Ligari. Più avanti strada è chiusa al traffico dei veicoli non autorizzati. Una serie di tornanti ci porta, poi, ai
prati della località Forcola (m. 1610). La carozzabile, con fondo sconnesso, sale quindi all'alpe
Poverzone, dove, su un piccolo dosso a sinistra della pista,
è posta, a 1908 metri, una croce, e prosegue fino
all'alpe Prato Secondo (m. 1928), dove parcheggiamo. Proseguiamo a piedi sulla medesima pista, verso ovest, fino al baitone dell'alpe Morscenzo (m. 2042). sul lato opposto della strada (destra) rispetto al punto da cui parte
il sentiero che scende al baitone, la partenza di del sentiero che sale
al crinale, nei pressi di una fontana di cemento (qualche rado segnavia
rosso-bianco-rosso accompagnerà questa salita). Il sentiero,
ben marcato, effettua una prima diagonale verso destra (direzione est),
passando appena sotto il limite di una boschetto di abeti, e raggiunge
un largo dosso sul quale sono evidenti i segni di diverse slavine. Qui
la traccia si perde, e dobbiamo risalire il dosso piegando a sinistra
ed effettuando una diagonale che ci porta al suo limite superiore di
destra, dove, su un sasso, troviamo l’indicazione di un trivio:
nella direzione nella quale stiamo salendo sono indicate l’alpe
Arcoglio e la capanna Bosio, nella direzione dalla quale proveniamo
è indicato TR. (che sta per Triangia) ed infine nella direzione
alla nostra destra (dove si stacca un sentiero secondario) sono indicati
la bocchetta del Valdone ed il monte Canale. Proseguiamo
a salire verso sinistra, finché la traccia, sempre buona, volge
nuovamente a destra e, dopo un ultimo traverso, ci porta alla colma
di Arcoglio (m. 2313). attaccando il sentierino sul crinale alla nostra sinistra,
che parte alle spalle di un paletto con una freccia in legno puntata
nella direzione dalla quale siamo saliti (procediamo verso ovest-nord-ovest,
ignorando una marcata traccia che corre, verso ovest, appena sopra quella
che abbiamo sfruttato salendo). Raggiungiamo, in breve, una prima elevazione erbosa, per poi scendere
ad una marcata sella sulla quale è posta un’antenna per
le trasmissioni della Protezione Civile. La salita riprende, in direzione
dell’ampio cupolone erboso che la carta IGM individua come monte
Arcoglio: nell’ultimo tratto la traccia di sentiero lascia il
crinale portandosi leggermente a sinistra, sul versante a monte dell’alpe
Morscenzo, e poi, piegando ancora leggermente a destra, descrive una
serie di ripidi tornantini, che ci portano ai 2459 metri della larga
cima erbosa del monte Arcoglio. Torniamo poi alla colma di Arcoglio e scendiamo per breve tratto verso sinistra, seguendo la mulattiera per l'alpe di Arcoglio. Appena possibile, però, la lasciamo salendo verso destra e tagliando una fascia di fastidiosi blocchi, tornando sul crinale (lo facciamo per bypassare un insidioso sperone sul crinale medesimo). Ora attacchiamo il fianco del monte Canale, salendo verso sud-est, fino a circa quota 2400, dove pieghiamo leggermente a destra, seguendo una traccia che taglia verso sud-est il ripido versante erboso (attenzione) e si congiunge ad una pianetta al sentierino per la cima del monte Canale. La seguiamo giungendo facilmente in cima (m. 2522). Sempre seguendo il sentierino (qualche segnavia bianco-rosso) scendiamo poi verso sud l'intero crinale, con ultimo tratto un po' ripido, fino alla bocchetta del Valdone (m. 2176). Qui prendiamo a destra e su traccia marcata scendiamo verso ovest ad intercettare la pista già percorsa; prendendo a sinistra ci ripotiamo all'alpe Poverzone. Con variante più lunga dalla bocchetta del Valdone possiamo seguire un sentierino che procede salendo sul crinale verso sud, giungendo ad una prima cima, dove volge a sinistra (sud-est), scende ad una sella e risale alla cima del monte Rolla (m. 2277). Da qui scendiamo seguendo i segnavia verso sud-sud-est, fino al limite del bosco, dove piega a destra (sud-sud-ovest) ed inanella una serie di tornanti nel bosco, con diagonale finale che ci porta all'alpe Poverzone; qui, seguendo la pista verso destra, torniamo all'alpe Prato Secondo ed all'automobile. |
Apri qui una panoramica sull'alpe Morscenzo (o Marscenzo)
Da Castione imbocchiamo, in automobile, la strada provinciale che sale verso Triangia;
qui giunti, ce ne stacchiamo, sulla sinistra e, presso la fontana, acquistiamo ad una macchinetta il ticket di transito sulle piste agro-silvo-pastorali. Oltrepassata la chiesetta di S. Bernardo, proseguiamo sulla strada che sale alle
frazioni alte a monte di Triangia, passando per l’omonimo laghetto
e per la frazione di Ligari (m. 1092). Oltrepassata Ligari, effettuiamo
un lungo traverso in direzione nord-est, che ci porta ai prati Rolla
(m. 1336; teniamo però conto che a monte di Ligari la strada è chiusa a traffico dei veicoli non autozzati, per cui bisogna acquistare il pass ad un agriturismo a Ligari): al fondo in asfalto si sostituisce quello in terra battuta
(anche se più avanti ritroviamo l’asfalto),
comunque in buone condizioni. Una serie di tornanti ci porta, poi, ai
prati della località Forcola (m. 1610), dove
vale la pena di fermarsi per ammirare l’ampia veduta che si apre,
improvvisa, sulla testata della Valmalenco.
Potremmo anche lasciare qui l'automobile, allungando di un'ora ed un
quarto circa la salita, ma godendoci, in compenso, l'ulteriore salita
in un bel bosco e risparmiando parecchio sull'usura degli ammortizzatori
(il fondo, infatti, della pista sterrata peggiora sensibilmente nel
tratto seguente). Se invece continuiamo, raggiungeremo l'alpe
Poverzone, dove, su un piccolo dosso a sinistra della pista,
è posta, a 1908 metri, una grande croce che si affaccia su un
salto roccioso e domina Sondrio. Raggiungiamola e gustiamo il superbo
scenario orobico: la parte centrale della catena si apre infatti davanti
ai nostri occhi. Se siamo giunti fin qui con l’automobile, possiamo
anche proseguire, oppure optare per un primo tratto di camminata che
scaldi i muscoli prima della vera e propria salita.
In ogni caso, proseguiamo sulla sterrata per l’alpe Colina, fino
all'alpe Prato Secondo (m. 1928), dove invece è lo scenario della
bassa Valtellina ad aprirsi davanti ai nostri occhi. Stiamo aggirando
il fianco sud-orientale del monte Rolla e, dopo una curva a destra,
ben presto giungiamo in vista dell'alpe Morscenzo, il principale alpeggio
di Castione. Dopo un’ampia curva a sinistra, in corrispondenza
del piede dell’ampio canalone che scende, da destra, dalla bocchetta
del Valdone, ed alcune curve meno pronunciate, ci ritroviamo immediatamente
a monte del baitone dell’alpe Morscenzo (m. 2042).
Poco prima del baitone, sulla destra, è collocato un cartello
che ci invita a tenere un comportamento rispettoso nei confronti dei
cervi, soprattutto nel periodo dell'accoppiamento (dalla metà
di settembre alla metà di ottobre, periodo, come già segnalato,
ottimo per escursioni in queste zone), evitando di distrurbarli inutilmente,
tenendo i cani al guinzaglio e rimanendo sulla traccia dei sentieri.
Apri qui una panoramica dalla Colma di Arcoglio
Parcheggiamo, dunque, l’automobile, al primo slargo utile, e cerchiamo,
sul lato opposto della strada (destra) rispetto al punto da cui parte
il sentiero che scende al baitone, la partenza di del sentiero che sale
al crinale, nei pressi di una fontana di cemento (qualche rado segnavia
rosso-bianco-rosso accompagnerà questa salita). Il sentiero,
ben marcato, effettua una prima diagonale verso destra (direzione est),
passando appena sotto il limite di una boschetto di abeti, e raggiunge
un largo dosso sul quale sono evidenti i segni di diverse slavine. Qui
la traccia si perde, e dobbiamo risalire il dosso piegando a sinistra
ed effettuando una diagonale che ci porta al suo limite superiore di
destra, dove, su un sasso, troviamo l’indicazione di un trivio:
nella direzione nella quale stiamo salendo sono indicate l’alpe
Arcoglio e la capanna Bosio, nella direzione dalla quale proveniamo
è indicato TR. (che sta per Triangia) ed infine nella direzione
alla nostra destra (dove si stacca un sentiero secondario) sono indicati
la bocchetta del Valdone ed il monte Canale.
Proseguiamo
a salire verso sinistra, finché la traccia, sempre buona, volge
nuovamente a destra e, dopo un ultimo traverso, ci porta alla colma
di Arcoglio (Cólma de Arcói, m. 2313), la sella erbosa che, a metà strada
fra il monte Arcoglio, ad ovest, ed il monte Canale, ad est, congiunge
i più alti pascoli di Morscenzo con l’alta alpe d’Arcoglio.
Alla bocchetta giunge anche una marcata mulattiera che sale dal versante
dell’alpe di Arcoglio, e che potremo sfruttare al ritorno. Concentriamoci,
per ora, sull’ultimo tratto di salita alla cima del monte Arcoglio,
che inizia attaccando il sentierino sul crinale alla nostra sinistra,
che parte alle spalle di un paletto con una freccia in legno puntata
nella direzione dalla quale siamo saliti (procediamo verso ovest-nord-ovest,
ignorando una marcata traccia che corre, verso ovest, appena sopra quella
che abbiamo sfruttato salendo).
Raggiungiamo, in breve, una prima elevazione erbosa, per poi scendere
ad una marcata sella sulla quale è posta un’antenna per
le trasmissioni della Protezione Civile. La salita riprende, in direzione
dell’ampio cupolone erboso che la carta IGM individua come monte
Arcoglio: nell’ultimo tratto la traccia di sentiero lascia il
crinale portandosi leggermente a sinistra, sul versante a monte dell’alpe
Morscenzo, e poi, piegando ancora leggermente a destra, descrive una
serie di ripidi tornantini, che ci portano ai 2459 metri della larga
cima erbosa del monte Arcoglio.
Davvero emozionante l’ampio panorama che da qui si gode. Partendo
da nord-ovest e procedendo verso destra, si riconoscono i due Corni
Bruciati, sul lato orientale della medesima Val Masino (m. 3114 e 3097).
Alla loro destra si mostra l’imponente versante sud-orientale
del monte Disgrazia (m. 3678), dal quale scende, ormai ridotto ad esile
lingua, il ghiacciaio della Cassandra. Poi, più modesto ma riconoscibile
per la forma affilata e regolare, il pizzo Rachele (m. 2998), che si
affaccia sulla Val Ventina (val de la venténa), in alta Valmalenco. E ancora, più
difficili da distinguere,
la cima del Duca (m. 2953) ed il monte Braccia (m. 2909), fra Vasl Ventina
e vallone di Sassersa. Segue la caratteristica triade del pizzo Tre
Mogge (m. 3441, riconoscibile per le chiare rocce calcaree della cima),
pizzo Malenco (m. 3438) e della Sassa d’Entova (m. 3329; le tre vette, nel loro insieme, erano chiamate, localmente, “tremögi”; la denominazione distinta deriva da un interesse alpinistico). Alle
loro spalle inizia la teoria delle cime della testata della Valmalenco:
il pizzo Gluschaint (3594), le caratteristiche cime gemelle della Sella
occidentale ed orientale (m. 3564), i meno pronunciati pizzi Gemelli
(m. 3501) e pizzo Sella (m. 3511), i giganti della testata, pizzo Roseg (da “rösa” o “rosa”, massa di ghiaccio, m. 3936), monte Scerscen (m. 3971), pizzo Bernina (m. 4050), Cresta
Güzza (m. 3869), pizzo Argient (m. 3945), pizzo Zupò (che significa “nascosto”, da “zuper”, nascondere, m.
3996), e pizzo Palù (m. 3906). Chiude la testata della Valmalenco,
più defilato, sulla destra, il pizzo Veruna (m. 3453). Procedendo
verso nord-est, ecco l’inconfondibile piramide del pizzo Scalino
(m. 3323), seguita dalla punta Painale (m. 3248) e dalla vetta di Ron (m. 3136), sulla cresta di confine fra l’alta Val di Togno (Val
Painale) e la Val Fontana.
Poi lo sguardo è proiettato lontano, ad est, e raggiunge il gruppo
dell’Adamello, seminascosto dalla grande mole del monte Canale,
che mostra, in primo piano, il suo roccioso versante nord-occidentale.
Infine, a sud-est e a sud, possiamo ammirare tutte le cime della catena
orobica orientale e centrale. Ma altrettanto bello è il colpo
d’occhio sull’alpe di Arcoglio, che si distende sotto di
noi, a nord.
Guardando, infine, alla linea del crinale che prosegue verso ovest,
notiamo l’altra cima candidata a fregiarsi del nome di monte Arcoglio,
appena oltre una marcata depressione. Non è difficile raggiungerla:
scesi alla depressione, riprendiamo a salire per qualche minuto, fino
alla sommità di questa seconda elevazione, decisamente più
stretta. Sotto la cima, a sud, scende un largo dosso erboso, con andamento
non eccessivamente ripido, che termina al limite del bosco, dove il
versante si fa più ripido.
Apri qui una panoranica dal monte di Arcoglio
Il
panorama, da questa cima, è altrettanto suggestivo; in particolare,
guardando in basso, alla distesa dell’alpe di Arcoglio, distinguiamo
lo stupendo laghetto di Arcoglio, per il quale possiamo passare se decidiamo
di allungare la via del ritorno oppure di effettuare la traversata al
Il ritorno, dunque. Dobbiamo innanzitutto scegliere fra due possibilità:
ripassare per la colma di Arcoglio oppure scendere
all’alpe di Arcoglio. Nel primo caso ripercorriamo in direzione
opposta il crinale e, giunti alla bocchetta, scegliamo se tornare direttamente
all’automobile per la medesima via di salita oppure allungare
l’escursione con la salita, non difficile, al monte Canale (Scéma de Canàl),
che è appena lì, ad est, e sembra sfidarci (da qui sono
poco più di duecento metri aggiuntivi di dislivello in salita:
ne vale davvero la pena).
Clicca qui se vuoi aprire una splendida panoramica dalla
cima del monte Canale
In questo secondo caso, dobbiamo proseguire sul crinale, in direzione
di uno speroncino che ci sbarra la strada, e che va superato appoggiandosi
leggermente sulla sinistra, cioè sul versante dell’alpe
di Arcoglio, mentre si sormontano alcuni grandi massi che richiedono
un po’ di attenzione (seguiamo i segnavia bianco-rossi, per la
verità radi e sbiaditi). Anche nel primo tratto della successiva
breve discesa c’è qualche masso da superare, prima di tornare
su terreno sicuro, ad una breve pianetta che precede l’inizio
della salita alla cima del monte. Questa salita sfrutta, nel primo tratto,
il versante che sale proprio diritto davanti a noi, cioè verso
sud-est, e che è percorso da una larga traccia di terriccio smosso.
Poi, approssimativamente a 2400 metri di quota, i segnavia ci indicano
il punto nel quale dobbiamo lasciare il crinale e prendere a destra,
seguendo una traccia che taglia, con andamento quasi pianeggiante, il
fianco sud-occidentale del monte Canale e porta al suo crinale meridionale.
Possiamo portarci dal crinale nord-occidentale a quello meridionale
anche una ventina di metri sopra, lasciando il primo, sempre verso destra,
là dove si incontrano le prime roccette, sempre su traccia di
sentiero. In entrambi i casi, una volta raggiunto il crinale meridionale,
lo seguiamo, nella salita, per un tratto, fino alla quota di 2480 metri
circa, dove la traccia di sentiero lascia il crinale sulla sinistra
e taglia a destra, rimanendo leggermente più bassa, il fianco
erboso del monte, appoggiandosi al versante orientale, mentre quello
occidentale è un po' esposto. Raggiungiamo, quindi, un’ultima
sella, che segue una sorta di anticima (che abbiamo aggirato stando
più bassi, e che rappresenta il punto d massima elevazione del
territorio del comune di Castione – m. 2503) e precede l’ultimo
tratto di leggera salita ai 2522 metri della cima, su terreno rappresentato
da terriccio smosso.
Raggiunta la vetta, dove troviamo un modesto ometto, non abbiamo che
da contemplare l’eccellente panorama che da qui possiamo dominare.
Nella Guida alla Valtellina edita, a cura del CAI di Sondrio, nel 1873,
leggiamo: “Il suo panorama supera in bellezza e in estensione,
è facile immaginarlo, quello del Rolla. La Disgrazia, col sottoposto
ghiacciaio di Cassandra, da qui appare veramente imponente; da qui la
Valmalenco si vede tutta e forma il fondo verde d’un quadro grandioso
contornato di ghiacciai e di cime superbe.”
Apri qui una fotomappa del versante retico di Castione Andevenno
Per tornare all’automobile, se non vogliamo passare per la terza
volta dalla colma di Arcoglio, possiamo scendere dalla cima seguendo
interamente il crinale meridionale (non presenta difficoltà,
anche se l’ultimo tratto è un po’ ripido e richiede
attenzione), fino alla bocchetta del Valdone (m. 2176),
dove, seguendo l’ampio e facile canalone alla nostra destra, iniziamo
l’ultima discesa che ci riporta alla pista sterrata Poverzone-Morscenzo-Canale,
la quale, percorsa verso destra, ci riporta all’automobile.
Variante
della variante: dalla bocchetta del Valdone possiamo anche attaccare,
sfruttando una traccia di sentiero sempre abbastanza visibile, il crinale
che, con qualche saliscendi, sale, con direzione sud prima, sud-est
poi, al monte Rolla (m. 2277). Dalla cima del Rolla
è, poi, facile scendere, verso est e sud-est, all’alpe
Poverzone seguendo i segnavia bianco-rossi (li troviamo dapprima su
paletti in terreno aperto, poi, raggiunto il limite del bosco, dove
parte anche il sentiero, su alcuni sassi). Questa seconda variante è
consigliabilissima qualora abbiamo deciso di lasciare l’automobile
all’alpe Poverzone: l’intero anello delle tre cime Arcoglio-Canale-Rolla,
assai suggestivo, non richiede un eccessivo impegno (4 ore e mezzo/5
ore di cammino circa, per superare un dislivello approssimativo di 750
metri).
Apri qui una panoramica dal monte Rolla
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Alpe Prato Secondo-Alpe Morscenzo-Monte Arcoglio- Lago di Arcoglio- Alpe di Arcoglio |
5 h |
840 |
E |
SINTESI. Saliamo in automobile da Sondrio sulla provinciale della Valmalenco, lasciandola per prendere a sinistra subito dopo il tornante dx che segue Mossini (indicazioni per Triangia). Raggiunta Triangia (cui possiamo salire anche da Castione), prendiamo a destra (a sinistra se siamo saliti da Castione) e, presso la fontana, acquistiamo ad una macchinetta il ticket di transito sulle piste agro-silvo-pastorali. Atttraversiamo il paese e proseguiamo sulla carozzabile che sale a Ligari. Più avanti strada è chiusa al traffico dei veicoli non autorizzati. Una serie di tornanti ci porta, poi, ai
prati della località Forcola (m. 1610). La carozzabile, con fondo sconnesso, sale quindi all'alpe
Poverzone, dove, su un piccolo dosso a sinistra della pista,
è posta, a 1908 metri, una croce, e prosegue fino
all'alpe Prato Secondo (m. 1928), dove parcheggiamo. Proseguiamo a piedi sulla medesima pista, verso ovest, fino al baitone dell'alpe Morscenzo (m. 2042). sul lato opposto della strada (destra) rispetto al punto da cui parte
il sentiero che scende al baitone, la partenza di del sentiero che sale
al crinale, nei pressi di una fontana di cemento (qualche rado segnavia
rosso-bianco-rosso accompagnerà questa salita). Il sentiero,
ben marcato, effettua una prima diagonale verso destra (direzione est),
passando appena sotto il limite di una boschetto di abeti, e raggiunge
un largo dosso sul quale sono evidenti i segni di diverse slavine. Qui
la traccia si perde, e dobbiamo risalire il dosso piegando a sinistra
ed effettuando una diagonale che ci porta al suo limite superiore di
destra, dove, su un sasso, troviamo l’indicazione di un trivio:
nella direzione nella quale stiamo salendo sono indicate l’alpe
Arcoglio e la capanna Bosio, nella direzione dalla quale proveniamo
è indicato TR. (che sta per Triangia) ed infine nella direzione
alla nostra destra (dove si stacca un sentiero secondario) sono indicati
la bocchetta del Valdone ed il monte Canale. Proseguiamo
a salire verso sinistra, finché la traccia, sempre buona, volge
nuovamente a destra e, dopo un ultimo traverso, ci porta alla colma
di Arcoglio (m. 2313). Attaccando il sentierino sul crinale alla nostra sinistra,
che parte alle spalle di un paletto con una freccia in legno puntata
nella direzione dalla quale siamo saliti (procediamo verso ovest-nord-ovest,
ignorando una marcata traccia che corre, verso ovest, appena sopra quella
che abbiamo sfruttato salendo). Raggiungiamo, in breve, una prima elevazione erbosa, per poi scendere
ad una marcata sella sulla quale è posta un’antenna per
le trasmissioni della Protezione Civile. La salita riprende, in direzione
dell’ampio cupolone erboso che la carta IGM individua come monte
Arcoglio (m. 2368): nell’ultimo tratto la traccia di sentiero lascia il
crinale portandosi leggermente a sinistra, sul versante a monte dell’alpe
Morscenzo, e poi, piegando ancora leggermente a destra, descrive una
serie di ripidi tornantini, che ci portano ai 2459 metri della larga
cima erbosa del monte Arcoglio. Dalla sella appena oltre la cima scendiamo ora in direzione del visibile lago di Arcoglio, seguendo una traccia di sentiero assai incerta, su terreno smosso e ripido; con
molta attenzione ci portiamo, quindi, ad una lingua erbosa, che termina
ad una fascia di massi, non difficile da attraversare. Oltrepassata
questa fascia, procediamo su terreno più tranquillo, sempre in
direzione del lago di Arcoglio (ora non si vede più,
ma, se abbiamo prestato attenzione alla sua collocazione, ne raggiungiamo
facilmente la riva sud-orientale – di destra, m. 2234 – dopo aver
sormontato un dosso erboso). Continuando a scendere, verso est, seguendo i triangoli gialli dell'Alta Via della Valmalenco e raggiungiamo l'alpe di Arcoglio superiore (m. 2132). Proseguiamo nella discesa e, raggiunto il limite di un dosso
erboso, prendiamo a destra, raggiungendo le numerose baite dell’alpe
di Arcoglio inferiore (m. 1916). Qui, intercettata la pista
che sale dal bivio Piasci-Arcoglio, la percorriamo verso destra (sud),
salendo fino al suo punto conclusivo, dove si trova il baitone dell’alpe,
quotato 1976 metri. Da qui inizia la salita del ramo sud-orientale dell’alta
alpe di Arcoglio, gemello rispetto a quello nord-occidentale, per il
quale siamo scesi. Saliamo poi dal baitone verso sud-sud-ovest, ignorando il
sentiero che punta a sinistra e rimanendo sul filo del ripido dosso
erboso alle spalle del baitone stesso. Ci ritroveremo ad una piana,
sul cui limite è posta una croce di legno. Qui troviamo anche
due baite (m. 2080), ed un sentiero che prosegue verso sinistra. Raggiunto
un versante erboso, non proseguiamo verso il centro del vallone, ma
pieghiamo ancora a destra, salendo ad un pianoro più alto (quota
2200), dove cominciamo una facile traversata in leggera salita verso
sinistra, in direzione della depressione sul crinale, la colma d’Arcoglio,
che si distingue facilmente. A quota
2240 incontriamo i segnavia che provengono da destra, e che ci guidano
alla larga mulattiera che, dopo una svolta a destra, porta facilmente
alla sella, dalla quale, infine, ridiscendiamo, per la via già
percorsa, all’alpe Morscenzo. Qqui, seguendo la pista verso sinistra, torniamo all'alpe Prato Secondo ed all'automobile. |
Ma torniamo alla cima del monte Arcoglio, o meglio, alla sella che separa
le due cime che si disputano tale denominazione: proprio da questa sella
parte la seconda variante di fondo, che, a sua volta, prevede due opzioni:
il ritorno alla colma di Arcoglio e quindi all’alpe Morscenzo,
dopo un ampio giro dell’alpe di Arcoglio (anello del monte
Arcoglio), e la traversata al rifugio Bosio, in Val Torreggio (Val del Turéc'),
dove ci si ferma a pernottare.
Alla sella appena oltre la cima sale, dall’alpe di Arcoglio, un largo canalone che
può essere disceso con un po’ di attenzione, ma senza eccessive
difficoltà, in direzione del lago di Arcoglio, che da qui si
vede chiaramente (direzione nord). Inizialmente seguiamo, sulla sinistra,
una traccia di sentiero assai incerta, su terreno smosso e ripido; con
molta attenzione ci portiamo, quindi, ad una lingua erbosa, che termina
ad una fascia di massi, non difficile da attraversare. Oltrepassata
questa fascia, procediamo su terreno più tranquillo, sempre in
direzione del lago di Arcoglio (ora non si vede più,
ma, se abbiamo prestato attenzione alla sua collocazione, ne raggiungiamo
facilmente la riva sud-orientale – di destra – dopo aver
sormontato un dosso erboso).
Lago di Arcoglio
Il lago, a 2234 metri, è una piccola perla alpina, incorniciato,
ad est, dal pizzo Scalino, dalla punta Painale e dalla vetta di Ron.
Portiamoci, ora, sul
lato opposto del lago, e riprendiamo la discesa, su una larga traccia,
tendendo verso sinistra (nord-est) e raggiungendo le baite dell’alpe
di Arcoglio superiore (m. 2132). Qui le due opzioni si dividono:
il ritorno all’alpe Morscenzo passa per l’alpe di Arcoglio
inferiore, mentre la traversata al rifugio Bosio sfrutta un sentiero
che dall’alpe superiore si addentra direttamente in Val Torreggio (Val del Turéc').
Vediamo la prima opzione.
Continuando a scendere, verso est, seguendo i triangoli gialli dell'Alta Via della Valmalenco, raggiungiamo il limite di un dosso
erboso e prendiamo a destra, raggiungendo l'alpe di Arcoglio superiore (m. 2132) e, nella successiva discesa verso est (attenzione ai triangoli gialli), le numerose baite dell’alpe
di Arcoglio inferiore (m. 1916). Qui, intercettata la pista
che sale dal bivio Piasci-Arcoglio, la percorriamo verso destra (sud),
salendo fino al suo punto conclusivo, dove si trova il baitone dell’alpe,
quotato 1976 metri. Da qui inizia la salita del ramo sud-orientale dell’alta
alpe di Arcoglio, gemello rispetto a quello nord-occidentale, per il
quale siamo scesi. I due rami, come già detto, sono divisi dal
crinale che scende, verso nord-est, proprio dalla cime del monte Arcoglio
(cima est): per questo l’anello che stiamo chiudendo può
essere detto anello del monte Arcoglio.
Il lago di Arcoglio
La salita si conclude alla colma d’Arcoglio, ed avviene senza
direzione obbligata. Ci conviene, comunque, stare sul lato destro, senza
avvicinarci al centro del solco tracciato dal torrente che scende dall’alta
alpe. Saliamo, dunque, dal baitone verso sud-sud-ovest, ignorando il
sentiero che punta a sinistra e rimanendo sul filo del ripido dosso
erboso alle spalle del baitone stesso. Ci ritroveremo ad una piana,
sul cui limite è posta una croce di legno. Qui troviamo anche
due baite (m. 2080), ed un sentiero che prosegue verso sinistra. Raggiunto
un versante erboso, non proseguiamo verso il centro del vallone, ma
pieghiamo ancora a destra, salendo ad un pianoro più alto (quota
2200), dove cominciamo una facile traversata in leggera salita verso
sinistra, in direzione della depressione sul crinale, la colma d’Arcoglio,
che si distingue facilmente. A quota
2240 incontriamo i segnavia che provengono da destra, e che ci guidano
alla larga mulattiera che, dopo una svolta a destra, porta facilmente
alla sella, dalla quale, infine, ridiscendiamo, per la via già
percorsa, all’alpe Morscenzo.
Questo anello del monte Arcoglio richiede circa 5 ore
di cammino, e comporta il superamento di un dislivello approssimativo
in salita di 840 metri.
Val Torreggio (Val del Turéc')
ALPE PRATO SECONDO-RIFUGIO BOSIO
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Alpe Prato Secondo-Alpe Morscenzo-Monte Arcoglio- Lago di Arcoglio- Alpe di Arcoglio superiore-Alpe Zana-Rifugio Bosio |
4 h e 30 min. |
600 |
E |
SINTESI. Saliamo in automobile da Sondrio sulla provinciale della Valmalenco, lasciandola per prendere a sinistra subito dopo il tornante dx che segue Mossini (indicazioni per Triangia). Raggiunta Triangia (cui possiamo salire anche da Castione), prendiamo a destra (a sinistra se siamo saliti da Castione) e, presso la fontana, acquistiamo ad una macchinetta il ticket di transito sulle piste agro-silvo-pastorali. Attraversiamo il paese e proseguiamo sulla carozzabile che sale a Ligari. Più avanti strada è chiusa al traffico dei veicoli non autorizzati. Una serie di tornanti ci porta, poi, ai
prati della località Forcola (m. 1610). La carozzabile, con fondo sconnesso, sale quindi all'alpe
Poverzone, dove, su un piccolo dosso a sinistra della pista,
è posta, a 1908 metri, una croce, e prosegue fino
all'alpe Prato Secondo (m. 1928), dove parcheggiamo. Proseguiamo a piedi sulla medesima pista, verso ovest, fino al baitone dell'alpe Morscenzo (m. 2042). sul lato opposto della strada (destra) rispetto al punto da cui parte
il sentiero che scende al baitone, la partenza di del sentiero che sale
al crinale, nei pressi di una fontana di cemento (qualche rado segnavia
rosso-bianco-rosso accompagnerà questa salita). Il sentiero,
ben marcato, effettua una prima diagonale verso destra (direzione est),
passando appena sotto il limite di una boschetto di abeti, e raggiunge
un largo dosso sul quale sono evidenti i segni di diverse slavine. Qui
la traccia si perde, e dobbiamo risalire il dosso piegando a sinistra
ed effettuando una diagonale che ci porta al suo limite superiore di
destra, dove, su un sasso, troviamo l’indicazione di un trivio:
nella direzione nella quale stiamo salendo sono indicate l’alpe
Arcoglio e la capanna Bosio, nella direzione dalla quale proveniamo
è indicato TR. (che sta per Triangia) ed infine nella direzione
alla nostra destra (dove si stacca un sentiero secondario) sono indicati
la bocchetta del Valdone ed il monte Canale. Proseguiamo
a salire verso sinistra, finché la traccia, sempre buona, volge
nuovamente a destra e, dopo un ultimo traverso, ci porta alla colma
di Arcoglio (m. 2313). Attaccando il sentierino sul crinale alla nostra sinistra,
che parte alle spalle di un paletto con una freccia in legno puntata
nella direzione dalla quale siamo saliti (procediamo verso ovest-nord-ovest,
ignorando una marcata traccia che corre, verso ovest, appena sopra quella
che abbiamo sfruttato salendo). Raggiungiamo, in breve, una prima elevazione erbosa, per poi scendere
ad una marcata sella sulla quale è posta un’antenna per
le trasmissioni della Protezione Civile. La salita riprende, in direzione
dell’ampio cupolone erboso che la carta IGM individua come monte
Arcoglio (m. 2368): nell’ultimo tratto la traccia di sentiero lascia il
crinale portandosi leggermente a sinistra, sul versante a monte dell’alpe
Morscenzo, e poi, piegando ancora leggermente a destra, descrive una
serie di ripidi tornantini, che ci portano ai 2459 metri della larga
cima erbosa del monte Arcoglio. Dalla sella appena oltre la cima scendiamo ora in direzione del visibile lago di Arcoglio, seguendo una traccia di sentiero assai incerta, su terreno smosso e ripido; con
molta attenzione ci portiamo, quindi, ad una lingua erbosa, che termina
ad una fascia di massi, non difficile da attraversare. Oltrepassata
questa fascia, procediamo su terreno più tranquillo, sempre in
direzione del lago di Arcoglio (ora non si vede più,
ma, se abbiamo prestato attenzione alla sua collocazione, ne raggiungiamo
facilmente la riva sud-orientale – di destra, m. 2234 – dopo aver
sormontato un dosso erboso). Continuando a scendere, verso est, seguendo i triangoli gialli dell'Alta Via della Valmalenco e raggiungiamo l'alpe di Arcoglio superiore (m. 2132). Ora, invece di proseguire la discesa all’alpe di Arcoglio
inferiore, portiamoci alla chiesetta che si trova, isolata dalle baite,
alla loro sinistra (m. 2123). Qui troviamo, su un sasso, l’indicazione
della partenza del sentierino, segnalato da segnavia bianco-rossi, per
il rifugio Bosio, che punta a nord, tagliando, in leggera salita, i
pascoli dell’alpe, fino a raggiungere il filo del crinale che
segna il confine sud-orientale della Val Torreggio (Val del Turéc') (croce in legno). Il sentiero, sempre ben marcato, piega ora a sinistra (ovest), e comincia
una graduale discesa che taglia il fianco ombroso della Val Torreggio (Val del Turéc')
e conduce alla già visibile alpe di Zana (m.
2089). Attraversati i prati dell’alpe da est ad ovest, troviamo
un bivio: il sentiero segnalato da segnavia bianco-rossi
è quello di destra, che comincia una discesa fino al rifugio
Bosio (m. 2089). |
Ecco, infine, il racconto della bellissima traversata Morscenzo-rifugio
Bosio, passando per i laghi di Arcoglio e Zana. La prima metà
l’abbiamo già vista: dalla sella fra le due cime di Arcoglio
siamo scesi al lago di Arcoglio e di qui all’alpe di Arcoglio
superiore. Ora, invece di proseguire la discesa all’alpe di Arcoglio
inferiore, portiamoci alla chiesetta che si trova, isolata dalle baite,
alla loro sinistra (m. 2123). Qui troviamo, su un sasso, l’indicazione
della partenza del sentierino, segnalato da segnavia bianco-rossi, per
il rifugio Bosio, che punta a nord, tagliando, in leggera salita, i
pascoli dell’alpe, fino a raggiungere il filo del crinale che
segna il confine sud-orientale della Val Torreggio (Val del Turéc').
Qui, in posizione panoramicissima, è posta, a 2168 metri di quota,
una croce di legno. Ottimo il colpo d’occhio: alla nostra sinistra
si apre, improvvisa e stupenda, la Val Torreggio (Val del Turéc'), incorniciata dai Corni
Bruciati e, alla loro destra, dalla cima del monte Disgrazia che occhieggia
alle spalle dei Corni di Airale e mostra, da qui, l’insolito profilo
di uno slanciato torrione. A destra, un ampio spaccato della Valmalenco,
incorniciata dalle cime più importanti della sua testata, dal
pizzo Roseg, ad ovest, al piz Varuna, ad est. Più a destra ancora,
la triade Scalino-Painale-Ron.
Il sentiero, sempre ben marcato, piega ora a sinistra (ovest), e comincia
una graduale discesa che taglia il fianco ombroso della Val Torreggio (Val del Turéc')
e conduce alla già visibile alpe di Zana (m.
2089). Attraversati i prati dell’alpe da est ad ovest, troviamo
un bivio: il sentiero segnalato da segnavia bianco-rossi
è quello di destra, che comincia una discesa fino al rifugio
Bosio.
Lago di Zana
Suggerisco, però, di prendere il sentiero di sinistra, che sale
in direzione sud-est, fino ad alcuni ruderi di baita, quotati 2143 metri.
Ci troviamo ora, in terreno aperto, nella parte bassa di un ampio canalone,
il cui solco sta alla nostra destra. Saliamo, quindi, a vista, in direzione
sud (senza portarci a sinistra), fino ad intercettare visivamente un
grande ometto posto su un sentiero che taglia, da sinistra a destra,
il versante, ad una quota approssimativa di 2300 metri. Seguendo la
traccia verso destra (ovest), dopo qualche saliscendi ci affacciamo
alla splendida conca che ospita il laghetto di Zana (m. 2280), una perla nascosta non facile da trovare fra le balze del
fianco meridionale della Val Torreggio (Val del Turéc'). Vi si specchia, superbo e compiaciuto,
il monte Disgrazia. Nei pressi del lato occidentale del laghetto ritroviamo
il sentiero che prosegue, verso ovest, perdendo gradualmente quota e
portando al baitone di quota 2191, dal quale, su sentiero segnalato
che piega a destra (nord-est) scendiamo, infine, al rifugio Bosio-Galli.
Questa stupenda traversata, che può essere considerato un modo
originale di percorrere la prima tappa dell’Alta Via della Valmalenco,
richiede circa 4 ore e mezza, e comporta un dislivello in salita abbastanza
contenuto (600 metri circa).
Rifugo Bosio-Galli
CARTE DEI PERCORSI sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line
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