Lo splendido altipiano sopra Buglio
CARTA DEL PERCORSO - ALTRE ESCURSIONI A BUGLIO IN MONTE - GOOGLE MAP - GALLERIA DI IMMAGINI L’alpe Scermendone è compresa nel territorio del comune di Buglio in Monte, e può essere agevolmente raggiunta partendo dall’alpe Granda.
La sua posizione eccezionalmente felice la rende, probabilmente, il più bel terrazzo panoramico d’alta quota dell’intera Valtellina. In passato, però, il valore di questa alpe consisteva nella sua ampiezza: vi si potevano caricare, infatti, 200 capi di bestiame.
Diverse sono le ipotesi sull'origine del nome: forse è da ricercarsi in un nome personale o soprannome, cui è premesso "Scer" da "ser" o "scior", cioè "signore". Alcuni ipotizzano, invece, una derivazione etrusca da "cer", "cerro", o dal germanico "schirm", che significa ricovero per il bestiame. Non è da escludere, poi, la voce del dialetto bergamasco "scérem", che significa soccida, un particolare contratto fra il proprietario di alpeggi ed un prestatore d'opera che vi conduceva anche alcuni capi di bestiame propri. Don Ezio Presazzi, già parroco di Buglio, sostiene, invece, che il nome derivi da Cermenate: da qui, infatti, già fin dal 1308, provenivano i pastori che caricavano l'alpe, con l'impegno di consegnare il latte di una giornata alla parrocchia di S. Fedele di Buglio. L'importanza storica di quest'alpeggio, infine, si riconduce anche ad una probabile antichissima via di comunicazione fra la bassa Valtellina e la Valmalenco, che passava dalla chiesetta di San Quirico, forse antichissimo xenodochio, la Val Terzana, il passo di Scermendone, l'alta Valle di Postalesio e la Val Torreggio (Val del Turéc').
Il percorso più breve per raggiungerla parte dal maggengo
di Our di cima (m. 1415), cui si può
salire in automobile da Buglio in Monte. Raggiunta Buglio in Monte, saliamo seguendo l'indicazione per i maggenghi, verso la parte alta di sinistra del paese, su una carozzabile che porta a Our di Fondo. La strada, dopo Nansegolo, propone un bivio, al quale stiamo a sinistra, proseguendo su una pista stretta e non protetta. Dopo alcuni tornanti siamo alle baite di Our di Fondo. Dopo un tornante sx, le lasciamo alle spalle e percorriamo un lungi traverso, fino al successivo tornante dx, dove troviamo una pista che se ne stacca sulla sinistra. Parcheggiata qui l'automobile (m. 1380), ci incamminiamo sulla pista sterrata che, dopo pochi tornanti, porta all'alpe Granda (m. 1688).
I suoi prati disegnano una lunga striscia, lungo la direttrice sud-ovest – nord-est, adagiata sul lungo e splendido crinale che, dalla cima di Vignone, passando per l’alpe Scermendone, l’alpe Granda, il Sas del Tii ed i prati di Lotto, scende a dividere l’imbocco della Val Masino dalla piana di Ardenno. Sul limite sud-occidentale dell’alpe si trovava anche il rifugio Alpe Granda (che ha subito due incendi), ora sostituito dal nuovo bivacco Baita degli Alpini all'Alpe Granda (m. 1630).
Sul suo limite settentrionale, all'imbocco del tratturo per Scermendone, è stato invece costruito il nuovo rifugio Alpe Granda, di fronte all'incantevole scenario delle cime del gruppo del Masino che si mostrano a nord (da sinistra, pizzo Porcellizzo, cima del Cavalcorto, pizzo Cengalo e pizzi del Ferro. Alla loro sinistra la selvaggia costiera Cavislone-Lobbia e la cima del Desenigo, mentre a destra il monte Arcanzo e la cima degli Alli. Se poi dal rifugio procediamo salendo al vicino cocuzzolo del monte Granda, per poi volgerci indietro, vedremo comparire sua maestà il monte Disgrazia ed alla sua destra anche i Corni Bruciati. Salendo verso il limite del bosco a nord, verso sinistra, noteremo una roccia sulla quale è stata scolpita una Madonna con Bambino.
La gestione dell'alpeggio, di decisiva importanza per l'economia dei secoli passati, era affidata ad una serie di figure fra le quali si istituiva una gerarchi netta. Al vertice stava il caricatore, cui le famiglie dei "lacée", cioè dei contadini che possedevano mucche, affidavano i capi di bestiame. Veniva, poi, il casaro, alla cui sapiente arte era affidata la confezione dei prodotti d'alpe, formaggi e burro. Seguivano il capo-pastore ed i pastori, che, coadiuvati anche da abili cani, sorvegliavano il bestiame e ne governavano gli spostamenti, stando attenti che nessuna mucca cadesse nei dirupi (il che rappresentava un vero e proprio dramma).
Infine, i più giovani fungevano da cavrèe (pastori di capre) e cascìn (garzoni d'alpe, cui erano affidati i compiti più umili, in genere ragazzini affidati dalle famiglie ai caricatori d'alpe nella stagione estiva). Nella vita d'alpeggio, che iniziava ai primi di giugno e durava 80-83 giorni, due momenti rivestivano un'importanza particolarissima: il ventottesimo ed il cinquantaseiesimo giorno si effettuava la pesa, cioè si pesava il latte prodotto da ciascuna mucca, alla presenza del proprietario, per pattuire, su tale base, il compenso che a questi andava corrisposto.
L'alpeggio costituisce oggi la meta di una facile e molto remunerativa escursione, per la sua posizione estremamente panoramica, sul confine fra Val Masimo, a nord, e bassa Valtellina, a sud. Gli appassionati della geologia vi potranno trovare più di un elemento di interesse. Passa di qui, infatti, nelle profondità della terra, la faglia che separa la falda Margna dalla falda Sella. Siamo sul limite settentrionale dellla falda paleoafricana. Tutto ciò, ovviaente, sfugge al nostro sguardo, come pure, probabilmente, sfugge la diversa natura delle rocce dell'alpe, antichissimi gneiss, micascisti e vene di quarzo, rispetto alle molto più giovani rocce del gruppo del Masino, il cosiddetto plutone Masino-Bregaglia, di cui vediamo un'interessante sezione a nord (testata della Val Porcellizzo, costiera Arcanzo-Remoluzza, monte Disgrazia).
Il valore panoramico dell'alpe è impreziosito da uno splendido colpo d'occhio sulla catena orobica, a sud, che mostra in tutta la sua bellezza un'ampia sezione della Val Gerola e, sul limite destro, il caratteristico corno del monte Legnone. Il rifugio Alpe Grande costituisce, infine, un possibile punto di appoggio o di ristoro.
Possiamo giungere fin qui anche con una via più breve e ripida,
che taglia fuori l’alpe Granda, staccandoci dal sentiero Our-Granda
ad una deviazione segnalata, sulla destra, per la Merla; dai prati dell’alpe
il sentiero riprende a salire ripido, fino a questa croce.
Torniamo al suo limite opposto. Proseguendo verso nord-est si giunge
sul crinale, dove si apre un panorama superbo, dominato dalla mole regale
del monte Disgrazia. Se abbiamo molto tempo a disposizione, possiamo
dirigerci verso sinistra, al limite estremo dell’alpe, dove si
trova un sentierino che corre sul versante valtellinese, appena sotto
il crinale. Dal primo tratto del sentierino possiamo facilmente salire
alla cima quotata 2127 (monte Scermendone), dalla quale il panorama è davvero incomparabile.
Se non abbiamo ambizioni avventuristiche, dal rudere di quota 2060 procediamo verso nord-est (destra). Il sentiero passa accanto alla casera dell’alpe (m. 2103), regalando un’ottima visuale anche sulla costiera Remoluzza-Arcanzo, dove spiccano, da sinistra, la cima di Arcanzo, la cima degli Alli (sciöma dei äl) e la punta Vicima. A destra della costiera, la piana di Preda Rossa, dominata dal monte Disgrazia. Verso sud-ovest si scorgono, invece, il monte Spluga, il pizzo Ligoncio, i pizzi dell’Oro e la punta del Barbacan. Bellissimo è anche il colpo d’occhio sulla Valtellina medio-bassa, fino al monte Legnone.
Il sentiero passa poi accanto ad un picco specchio
d’acqua, e ad una seconda baita, recentemente ristrutturata, per
poi puntare, aggirato a destra un dosso, alla chiesetta di san Quirico (m. 2131), piccola perla posta a protezione dell’alpe.
La sua campanella risuona quando, la seconda domenica di luglio, si festeggia il santo (san Cères), e la piana di Scermendone si riempie di tende e sacchi a pelo. Qualche parola su questa chiesetta merita di essere ancora spesa. Ci sono pochi altri esempi di chiesette alpine poste ad una quota così alta. La sua collocazione testimonia due cose: innanzitutto l'importanza di questo ampio alpeggio, in secondo luogo la sua posizione strategica come luogo di transito.
Molto probabilmente la chiesetta fu, in antico, uno xenodochio, cioè un luogo deputato al ricovero di pellegrini e viandanti che transitavano di qui. Non dovevano essere pochi: in tempi nei quali il passaggio sul fondovalle era disagevole e pericoloso, per l'alpe Scermendone passava, infatti, un'importante via che collegava la bassa Valtellina alla Valmalenco, lungo l'asse Ardenno - Buglio- Alpe Granda - Alpe Scermendone - Val Terzana - Valle di Postalesio - Val Torreggio (Val del Turéc'). Purtroppo questa via è oggi quasi dimenticata: anche il Sentiero Italia l'ha ignorata. Ma a chi la sa riscoprire regala un tesoro di emozioni e scenari insospettati.
Sostando presso la chiesetta, cerchiamo di saperne di più leggendo quanto scrive don Domenico Songini, nel bel volume “Storie di Traona – Terra Buona – II” (Sondrio, 2004): “Scermendone, toponimo inesplorato fino alle indagini di don Ezio Presazzi - prevosto di Baglio - che asserisce derivato dai primitivi pastori di Cermenate, che già nel 1308 caricavano l'alpe con l'impegno di consegnare il latte d'una giornata (una cagliata) alla parrocchia di san Fedele.
Scermendone rappresenta la tipica altura, a dossi e a pianori, a 2000 rn. sulla dorsale tra la Valtellina e la Valmasino, di proprietà della comunità di Buglio, che v'invia il bestiame per l'alpeggio estivo e che vi si dà convegno per una sagra popolare di gran prestigio: nel solito mese di luglio, dopo la metà, tempo delle feste dei nostri SS. Sette Fratelli.
Alle spalle della chiesetta raggiungiamo rapidamente la baita del bivacco Scermendone, recentemente attrezzata (1999) come punto di appoggio importantissimo sul tracciato del Sentiero Italia Lombardia nord. Il bivacco ha una parte sempre aperta, dove si può pernottare o trovare ricovero in caso di improvviso maltempo. Alle spalle del rifugio il Sentiero Italia prosegue verso il Dosso del Termine.
SCERMENDONE-CRUS DE L'OM-MONTE VIGNONE
Se ci si stacca dal sentiero Italia verso sinistra, seguendo una traccia all’inizio
molto evidente, si può salire sul crinale, verso la croce dell’Olmo,
posta a 2342 metri, su un poggio ben visibile dal basso, in una posizione estremamente suggestiva e panoramica.
Vicino alla nuova croce, che si illumina di notte, si trova un grande ometto, assai importante
come punto di riferimento in caso
di scarsa visibilità. La salita potrebbe agevolmente continuare
e concludersi alla cima di Vignone (m. 2608), nella quale culmina il
lungo dosso-crinale che separa la Val Masino dalla media Valtellina.
Da Our alla cima di Vignone sono necessarie quattro buone ore di cammino,
per superare i circa 1200 metri di dislivello.
Il ramo di destra, invece, si addentra in Val Terzana, e ci porta dapprima all’alpe Piano di Spini (m. 2198), poi al suggestivo laghetto di Scermendone (m. 2339), unico, insieme ai laghetti della valle di Spluga, nell’intera Val Masino. La Val Terzana ha una bellezza del tutto particolare: pochi la conoscono, ed è un peccato. Guardando in direzione della testata della valle, riconosciamo facilmente il passo di Scermendone (m. 2595), dal quale si scende nell’alta valle di Postalesio, percorrendo la quale e valicando il passo di Caldenno, ci si ritrova in Val Torreggio (Val del Turéc'), laterale della Valmalenco, e si può scendere al rifugio Bosio.
Ma è tempo di tornare. Per farlo, possiamo scegliere un interessante itinerario alternativo. Dal baitone posto poco sotto la chiesetta di san Quirico, un sentierino scende, con qualche zig-zag, al limite del bosco, dove ritroviamo la pista che parte dall’alpe Granda. Invece di imboccarla, scendiamo ancora, fino ad un bivio. Il ramo di sinistra scende all’alpe Oligna, quello di destra all’alpe Verdel. Percorriamo quest’ultimo e, raggiunta l’alpe Verdel (m. 1716), prendiamo il sentiero che, partendo dal suo limite occidentale, effettua una bella traversata, quasi in piano, fino all’alpe Merla. Si tratta di un sentiero molto riposante, con un fondo ottimo: pochissimi sono i sassi che disturbano il piede. Inoltre la traversata avviene nel cuore di un bosco stupendo. Dalla Merla, infine, possiamo tornare a l’Our, o per la via più diretta che scende ripida nel bosco. Se però la nostra base di partenza è l’alpe Granda, teniamo presente che dalla Merla parte anche un sentiero facilmente individuabile (direzione ovest), che raggiunge il limite nord-orientale dell’alpe Granda. La nuova e la vecchia Crus de l'Om CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line Mappa del percorso - particolare della carta tavola elaborata da Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere
ALTRE ESCURSIONI A BUGLIO IN MONTE
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Copyright © 2003 - 2024 Massimo Dei Cas La riproduzione della pagina o di sue parti è consentita previa indicazione della fonte e dell'autore (Massimo Dei Cas, www.paesidivaltellina.it)
Escursioni e camminate (consigli ed indicazioni; I miei canali su YouTube: paesi e campane, rifugi e vette, passi e poesie, poesie, musica) |
|||||||
Storia, tradizioni e leggende |
|||||||
Immagini, suoni e parole |
|||||||
Copyright © 2003 - 2024 Massimo Dei Cas Designed by David Kohout