CARTA DEL PERCORSO - ALTRE ESCURSIONI - CARTA DEL PERCORSO 2
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza
in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
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50 min. |
270 |
E |
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50 min. |
275 |
E |
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50 min. |
200 |
E |
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5 h |
520 |
E |
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6 h |
550 |
E |
Apri qui una fotomappa dei sentieri del versante retico da Ardenno a Berbenno
La
Val Primaverta, ricca di boschi che celano scorci dall’atmosfera
fiabesca, è la valle di Buglio: nasce, infatti, dalla confluenza
di numerosi valloni intagliati nel versante montuoso ai piedi del pizzo
Mercantelli, valloni che, a quota 1200 circa, originano il solco principale.
La valle separa i due grandi dossi che ospitano i più importanti
maggenghi sopra il paese, vale a dire, da ovest, il dosso di Our di
Fondo e di Cima e quello del Prà, del Mele e del Calèc.
Gli amanti delle camminate chiaroscurali nei boschi di conifere possono
sfruttare la rete di sentieri che la taglia, lungo 4 direttrici. La
più bassa è quella che dalla frazione di Oldino, poco
a monte di Buglio, porta al Prà, dove si trova l’agriturismo
Edelweiss. Più in alto, una pista forestale, a mezza strada fra
Oldino ed Our di Fondo, si inoltra nella valle e diventa un sentiero
che porta al Mele (o, biforcandosi, al Calec). Salendo ancora, da Our
di Fondo parte un terzo sentiero che si icontra, proprio nel cuore della
valle, con il precedente. Infine, da Our di Cima un quarto sentiero
sale in diagonale fino all’alpe Verdel, a monte del maggengo del
Calec.
Ma vediamo più da vicino queste diverse possibilità, partendo dalla direttrice più bassa.
Entrando
in Buglio, prima di raggiungere la piazza centrale del paese, troviamo
una deviazione, a destra, con l’indicazione per i maggenghi, deviazione
che, subito, si biforca: a sinistra si sale verso Our e l’alpe
Merla, a destra verso Prà, Calec e l’alpe Verdel.
Prendiamo a sinistra, salendo lungo una stretta stradina, che porta
alla parte alta del paese. Prendendo poi a sinistra, troviamo di partenza
della strada per il maggengo di Our (o, come si dovrebbe meglio scrivere,
l’Ur). Dopo una lunga diagonale verso nord-ovest, la strada volge
a destra (sulla curva si stacca una strada che permette di scendere
a Gaggio e di qui ad Ardenno. Nuova diagonale, questa volta verso nord-est,
prima del successivo tornante destrorso. Qui troviamo le baite di Oldino,
ed una strada che si stacca da quella principale sulla destra.
Lasciamo qui l’automobile, a 829 metri, ed incamminiamoci su questa
strada secondaria, passando a destra di un bar. Buono è il colpo
d’occhio, da qui, sulla media Valtellina fino ad Albosaggia. La
strada si restringe a pista, oltrepassa le ultime baite e diviene sentiero,
che si addentra nel bosco di faggi, in direzione nord-est, oltrepassando
un grande masso solitario. Superato un passaggio un po’ esposto,
troviamo, su una pianta, un primo cartello rosso, che segnala, nelle
due direzioni, il punto di partenza, Ure, e quello di arrivo, il Prato
(o Prà). Poi, proseguendo a salire molto gradualmente, troviamo
un punto nel quale il bosco si dirada e ci permette di raggiungere con
lo sguardo, in alto, l’intera valle, con il suo cuore verde cupo,
densa di abeti che sembrano serrarsi in un’antichissima e silente
comunità. Raggiungiamo, poi, il centro della valle, ad una quota
di 975 metri, e scavalchiamo il torrente su roccette che richiedono
un po’ di attenzione. Più avanti, sempre salendo molto
gradualmente, incontriamo un secondo cartello rosso con l’indicazione
Ure-Prato. Superato qualche passaggio in cui il sentiero si restringe
di molto, raggiungiamo un punto (a quota 1009) nel quale, sulla destra,
si stacca dal nostro sentiero un sentiero che scende deciso nel cuore
della valle.
Alla fine, il bosco si apre e raggiungiamo un gruppo di baite della
località Prà: fra queste, sulla destra, spicca l’edificio
dell’agriturismo Edelweiss (m. 1090). La traversata, che comporta
un dislivello di circa 270 metri, richiede approssimativamente 40-50
minuti di cammino. Se scegliamo di tornare a Buglio seguendo la carrozzabile
che troviamo poco oltre l’agriturismo, troveremo, scendendo, un
secondo agriturismo, il Lulòc.
Raccontiamo, ora, il secondo sentiero. Portiamoci con l’automobile,
questa volta, un po’ più in alto: superato Oldino, portiamoci
al successivo tornante destrorso, e poi a quello sinistrorso. Qui, sulla
destra, si stacca una pista sterrata. Lasciamo qui l’automobile,
a 975 metri, ed incamminiamoci su questa pista, che si addentra per
un buon tratto sul fianco occidentale della Val Primaverta, tagliando
un bel bosco di faggi. Poi la pista termina, lasciando il posto ad un
comodo sentiero che sale gradualmente, sempre circondato da grandi faggi,
che suscitano un’impressione di antichissima pacatezza e saggezza. Eccoci,
quindi, proprio nel cuore della valle, nel suo centro, a 1206 metri.
Il bosco si apre, in una radura immersa in un’atmosfera sospesa,
magica. Da un masso ricoperto di muschio sembra sgorgare una sorgente,
ed un grande masso solitario sembra messo lì per indicare qualcosa
di arcano, o forse solo il baricentro della valle, il suo punto d’equilibrio,
intorno al quale ruota tutto il suo incanto. Converge qui anche il sentiero
più alto che andremo fra poco a raccontare, e che proviene da
Our di Fondo.
Siamo nel mezzo del cammino: riprendiamo a salire con molta gradualità,
incontrando un bivio: un sentiero più alto si stacca dal nostro,
e conduce al Calec (m. 1400): nulla vieta, ovviamente, di seguirlo (ovviamente
possiamo sfruttare le due varianti per tornare, con un percorso ad anello,
al centro della valle). Se restiamo sul sentiero basso, concludiamo,
invece, la traversata al Mele (o Pra, m. 1250), dopo circa 40-50 minuti (il
dislivello approssimativo è di 275 metri). Da qui il colpo d’occhio
sulla bassa Valtellina è davvero bello, e propone, in primo piano,
la piana di Ardenno, poi i due bastioni del Crap del Mezzodì,
a sinistra, e del Culmine di Dazio, a destra, ed, infine, sulle Orobie
occidentali, con le cime del versante occidentale della Val Gerola (con
il pizzo Mellasc, il monte Rotondo, il monte Stavello, il monte Colombana,
i pizzi Olano e dei Galli), la testata della Val Lèsina e l’inconfondibile
corno del monte Legnone. Se ci portiamo sul lato opposto del Maggengo,
troviamo la pista che sale dal Prà: risalendola per un tratto,
si trova, a destra, la deviazione per il maggengo di Sessa, sul dosso
posto immediatamente ad oriente di quello
su cui siamo.
Vediamo, infine, la terza direttrice, che, nel cuore della valle, converge
con questa seconda.
La partenza è da Our di Fondo, a quota 1275,
in corrispondenza del tornante destrorso che si trova subito dopo il
tratto pianeggiante sul quale si affacciano alcune baite. Fino a qui
possiamo salire con l’automobile, ed un cartello segnala la partenza.
Questo sentiero, scendendo molto gradualmente, attraversa una fascia
di boschi in cui comincia a prevalere l’abete, superando alcuni
valloncelli, prima di raggiungere il baricentro della valle, di cui
sopra abbiamo detto. La sua naturale prosecuzione è, poi, la
variante alta già menzionata, che conduce, ad una quota di circa
1400 metri, alla parte bassa dei prati del Calèk. Anche in questo caso il tempo da calcolare
è di 40-50 minuti; il dislivello è di circa 200 metri.
Il sentiero più alto, infine, che non è segnato sulle
carte IGM né su quelle Kompass. Questa volta partiamo da un maggengo,
quello di Our di Cima, ed approdiamo ad un’alpe, quella del Verdel.
Saliamo con l’automobile ai 1400 metri di Our di cima, ed incamminiamoci
sul sentiero che conduce alle baite più alte orientali (ignorando
quello, sulla sinistra, che porta all’alpe Granda). Lasciata alle
spalle l’ultima baita, ci addentriamo nel bosco, fino a raggiungere
il cuore della valle, dove superiamo tre valloncelli. Poi il sentiero
comincia a salire più deciso, piegando a sinistra (nord-est),
e, dopo gli ultimi serrati tornantini, raggiunge la parte bassa dei
prati del Verdel (m. 1716), che raggiungiamo dopo circa 50 minuti di cammino
(300 metri è il dislivello da superare). Per tornare ad Our,
possiamo scegliere due possibilità.
La prima prevede la bella e riposante traversata all’alpe Merla,
verso ovest, sfruttando un sentiero dal fondo regolare e dall’andamento
pianeggiante. Dopo circa 45-50 minuti, siamo all’alpe Merla (m.
1279): cerchiamo, ora, a destra della baita collocata su un caratteristico
cocuzzolo erboso, sul limite basso dei prati, il sentiero che scende
ad intercettare la pista per l’alpe Granda (il sentiero si trova
a sinistra rispetto a quello che, pianeggiante, si dirige all’alpe
Granda ed all’omonimo rifugio). La discesa, ripida, ci porta,
dunque, alla pista che, percorsa in discesa (sinistra), conduce al punto
in cui la pista stessa tocca la carrozzabile che sale ad Our di Cima,
in corrispondenza dell’ultimo tornante prima del maggengo. Pochi
passi ancora, e siamo tornati all’automobile.
La seconda possibilità prevede la discesa dall’alpe Verdel
al maggengo del Calec, su un sentiero allargato a tratturo che si trova
sul lato sinistro (per chi scende, cioè quello orientale) dei
prati dell’alpe. Al Calec cerchiamo, portandoci sul lato opposto
del maggengo (quello occidentale), la partenza, segnalata da un cartello,
del sentiero che porta ad Our di Fondo, e che sopra abbiamo raccontato.
Una ventina di minuti di cammino ci riportano, alla fine, all’automobile.
Le possibilità di camminate ad anello non si esauriscono qui:
sta alla fantasia dell’escursionista trovarle. Fantasia
che sarà ripagata da questi luoghi nei quali antichissime fiabe
non sono ancora morte.
L'ANELLO DI VAL PRIMAVERTA
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza
in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
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5 h |
520 |
E |
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6 h |
550 |
E |
Panorama dal Calèk
Il più alto dei sentieri sopra descritti può essere prolungato per chiudere un bell'anello escursionistico che da Our traversa a Mele, sale al Verdel, traversa alla Merla e ridiscende ad Our. Vediamo come procedere.
Per percorrerlo saliamo con l’automobile a Buglio in Monte. Prima di raggiungere la piazza del Municipio, prendiamo a destra (indicazione per i maggenghi) ne poi subito a sinistra (indicazioni per Our e Merla), salendo su una stretta via che si porta alla parte alta del paese. Qui prendiamo a sinistra ed imbocchiamo la carrozzabile per Our e Merla. Proseguiamo diritti, ignorando una deviazione a sinistra ed una a destra. Dopo un lungo traverso a sinistra passiamo per le baite di Our di Fondo e, rientrati nel bosco, al primo tornante sx parcheggiamo l'automobile.
Imbocchiamo qui il sentiero che si stacca sulla destra dal tornante. Questo sentiero, scendendo molto gradualmente, attraversa una fascia
di boschi in cui comincia a prevalere l’abete, superando alcuni
valloncelli, prima di raggiungere solco centrale della valle, dove viene raggiunto da un sentiero che sale da destra. Proseguendo diritti ad un bivio stiamo a destra ed usciamo infine alla parte bassa dei prati del Calèk (m. 1290).
Da qui portiamoci al centro dei prati e cerchiamo il sentiero che sale verso sinistra. Qui il panorama abbraccia buona parte della sezione centro-occidentale delle Orobie, verso il maggengo di Calèk. Il dosso qui si restringe; guardando ad est, vediamo per intero il dosso gemello Dòs-Sessa, sul quale si articola la seconda parte dell'anello. In mezzo, i fitti boschi della Valle della Laresa (da “làres”, larice), che si stringe ad imbuto nella parte più bassa. Dopo aver incontrato una santella, troviamo un secondo cartello giallo della Comunità Montana di Sondrio segnala che il sentiero sale verso Verdel, dato a 45 minuti. Poco sopra, infatti, siamo al limite superiore dei prati (m. 1456).
Calèk
Un ultimo sguardo alla piana di Ardenno e ci immergiamo in un'ombrosa e fiabesca pecceta, uno degli scenari di cui questo versante non è certo avaro. Un largo sentiero comincia a salire non sul filo del dosso, ma sul fianco alla sua destra (est). Saliamo gradualmente fra alti abeti rossi, verso nord. Per un tratto il bosco si dirada, poi ci avvolge di nuovo nella sua ombra.
Alla fine sul tronco di un abete troviamo due cartelli rossi, che indicano nella direzione di sinistra Scermendone ed in quella di destra Olegna. In realtà non siamo ad un bivio, ma stiamo uscendo dal bosco sul limite basso di destra (orientale) dell'alpe Vèrdel. In breve siamo al bivio segnalato più in basso: il sentiero di destra procede quasi in piano verso nord-est ed inizia una lunga traversata verso Olegna (possiamo sfruttarlo per una versione più breve dell'anello rispetto a quella qui proposta: attraversa con saliscendi qualche valletta ed il vallone principale della Valle della Laresa, fra scenari selvaggi e qualche tratto esposto, ma non presenta particolari difficoltà).
Verdel
Traversiamo ora su traccia appena visibile verso ovest, per gettare un'occhiata all'alpe Verdel, costituita da due nuclei: vediamo il primo più in basso, in una curiosa conca (m. 1716) ai piedi di un caratteristico cocuzzolo boscoso, mentre il secondo è poco più in alto, al centro di un ampio prato. Guardano verso ovest, scorgiamo l'alpe gemella della Merla, annidata in una conca analoga. Alle sue spalle il corno di Colino e la cima del Desenigo. Uno splendido sentiero che corre in piano con fondo morbido e riposante lo raggiunge.
Sentiero singolare: non è segnato sulle carte, ma è ben marcato ed ha un fondo incredibilmente regolare e riposante, costituito da aghi di pino, senza sassi o irregolarità. Lo troviamo attraversando in piano verso ovest (sinistra per chi guarda a monte) ed ignorando il sentiero che scende a sinistra verso la parte bassa dei prati.
Riattraversiamo così tranquillamente la parte alta della Val Primaverta, sempre restando all’ombra della pecceta.
Alpe Merla
Dopo una quarantina di minuti il sentiero esce dalla pecceta sul limite orientale dell’alpe Merla (m. 1734), che assomiglia singolarmente al Verdel: anche qui i prati stanno appena a nord di un cocuzzolo boscoso. Passiamo appena sotto una baita isolata e siamo ad un trivio: alla nostra destra un sentiero rientra nella pecceta e sale ad intercettare il sentiero per Scermendone, davanti a noi un sentiero appena accennato procede in piano verso l’alpe Grande, alla nostra sinistra, infine, un sentiero scende al limite inferiore dei prati appena oltre il poggio boscoso e rientra nella pecceta.
Apri qui una panoramica verso sud dall'alpe Merla
Esclusa la prima possibilità, scegliamo fra le rimanenti: se procediamo diritti, verso ovest, ci portiamo in una quarantina di minuti, traversando in piano, su sentiero poco marcato, fra abeti e radure, all’alpe ed al rifugio Granda (m. 1680); poco più avanti, sulla sinistra, oltre una macchia di abeti, troviamo il punto di arrivo della pista sterrata che, seguita in discesa, ci porta all'ultimo tornante prima di Our di Cima. Scendendo sulla carrozzabile principale, in una decina di minuti torniamo all'automobile.
Più breve è la seconda possibilità: se imbocchiamo il sentiero che scende a sinistra, verso ovest-sud-ovest, sul ripido versante boscoso, in breve intercettiamo l’antica mulattiera Our-Granda. Seguendola verso sinistra (sud-est) torniamo infine al maggengo di Our di Cima, dal quale, seguendo la carrozzabile, ridiscendiamo all'ultimo tornante dx prima di Our di Fondo, presso il quale abbiamo parcheggiato l’automobile.
Clicca
qui per aprire una panoramica dall'alpe Granda
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