Poggio panoramico sopra Buglio
CARTA DEL PERCORSO; SU YOUTUBE: CIMA DI VIGNONE - ALTRE ESCURSIONI - GOOGLE MAP - GALLERIA DI IMMAGINI
C'è
un lungo crinale, probabilmente il più panoramico in Valtellina,
che scende dal pizzo Bello e dalla cima di Vignone, sopra Berbenno di
Valtellina, all'alpe Scermendone, all'alpe Granda e, infine, ai prati
di Lotto, sopra Ardenno. Questo crinale separa il tratto della bassa-media
Valtellina compreso fra questi due paesi dalla Val Màsino. La
sua parte orientale, quella compresa fra il pizzo Bello e la Croce dell'Olmo,
passa anche il confine fra i comuni di Berbenno, a sud, e di Buglio,
a nord (Val Terzana).
Saliti a Buglio in Monte, prima della piazza centrale prendiamo a destra e poi subito a sinistra (indicazione per i maggenghi di Our), salendo su una stradina alla parte alta del paese. Qui prendiamo a sinistra ed imbocchiamo la stradina che sale ad Our. Dopo Nansegolo, ad un bivio stiamo sulla sinistra salendo con un lungo traverso. Poi troviamo una serie di tornanti che ci portano ad Our di fondo. Dopo un tornante sx e lasciamo alle spalle le baite, raggiungendo, dopo un traverso, il successivo tornante dx, dove vediamo una pista che si stacca sulla sinistra (indicazioni rifugio Granda), Parcheggiamo qui (1380 m. circa) e ci incamminiamo sulla pista per Granda che, dopo una serie di tornanti dx-sx, effettua l'ultimo traverso in direzione dell'alpe Granda.
Dopo due tornanti dx-sx, lasciamo la pista quando incontriamo una deviazione segnalata, sulla destra, per l'alpeggio della Merla (m. 1734), che raggiungiamo dopo un tratto piuttosto ripido. Il tratto successivo, invece, è pressoché pianeggiante e molto rilassante (il fondo del sentiero è ottimo, tanto che d'estate, per buona parte, lo si potrebbe percorrere a piedi nudi): si tratta del sentiero che, dalla Merla, conduce, piegando verso est (destra) all'alpeggio di Verdel (m. 1716), con una bellissima traversata (non segnalata dalle carte) in pineta. Dal Verdel si riprende a salire, verso nord-est, fino ad incontrare, nel punto più alto del sentiero, un bivio: mentre il ramo di destra comincia a scendere verso l'alpeggio di Oligna, quello di sinistra sale per un lungo tratto, verso nord-ovest, uscendo poi dal bosco con ripidi tornanti, raggiungendo il limite orientale di Scermendone, in prossimità della chiesetta di san Quirico (m. 2131).
Sostando presso la chiesetta, cerchiamo di saperne di più ascoltando quanto scrive don Domenico Songini, nel bel volume “Storie di Traona – Terra Buona – II” (Sondrio, 2004): “Scermendone, toponimo inesplorato fino alle indagini di don Ezio Presazzi - prevosto di Baglio - che asserisce derivato dai primitivi pastori di Cermenate, che già nel 1308 caricavano l'alpe con l'impegno di consegnare il latte d'una giornata (una cagliata) alla parrocchia di san Fedele.
Il Santo venerato lassù, alla stessa altitudine di Sant'Esfrà (m 2010) è San Ceres, ritenuto uno dei Sette Fratelli. Realmente l'Oratorio è dedicato a San Quirico, il figlioletto di Santa Giuditta, ambedue martiri del IV secolo. Questa attribuzione sembra poco convincente: il martirologio infatti assegnava la festa al 9 dicembre, tempo in cui il monte è quasi inaccessibile. Allora perché San Ceres ?
A questo punto imbocchiamo un largo sentiero e, ad un bivio, ignoriamo i paletti del Sentiero Italia, che scende, a destra, verso l'alpe Vignone, e cominciamo a salire lungo il fianco meridionale del dosso, qui un po' ripido, verso nord-est, senza percorso obbligato, fino a raggiungerne la sommità. Nella salita incontreremo, a quota, 2342, la nuova croce dell'Olmo, vicino ad un grande ometto. Si tratta della croce posta in cima al grande dosso del Termine (o del Termen), denominato così perché segna il confine fra i comuni di Buglio e di Berbenno. Questo confine prosegue, in direzione nord-est, seguendo il filo del crinale, cioè seguendo il nostro stesso percorso, fino alla cima di Vignone.
Alla vecchia croce in legno (qualche anno fa ce n’era una ancora più modesta e malridotta, che però, nella sua povertà, con quel braccio orizzontale mestamente reclinato, sembrava perfetta per questo luogo ascetico), si è aggiunta dal 16 luglio 2017, grazie al Gruppo Alpini di Buglio, in collaborazione con la Pro Loro e l'Amministrazione comunale, una nuova spendida croce, che di notte si illumina con effetto di potente suggestione (un pannello fotovoltaico assicura l'alimentazione).
Nel suo nome nasconde un mistero: il riferimento diretto all’albero, data la quota, è da escludersi; c’entra, forse, un riferimento indiretto, in quanto l’olmo era rappresentato nello stemma della famiglia degli Olmo, che venne dalla bergamasca in Valtellina nei secoli scorsi, ed alla quale si riconduce anche il paesino di Olmo, in Valchiavenna. E', però, molto più plausibile spiegare il nome come deformazione di "om": si tratterebbe della croce presso un "om", un grande ometto. Ultimo mistero: una croce venne effettivamente posta in questo luogo solo nel secondo dopoguerra (recentemente ne è stata piantata una nuova): prima non c'era (o forse vi fu solo in tempi molto più antichi). La nuova e la vecchia Crus de l'Om Alla croce riemergiamo dall’abbraccio materno del corridoio che solca il versante ai più ampi spazi. Si riapre, amplissimo, l’orizzonte. Un orizzonte addirittura angosciante, per chi soffrisse di agorafobia. Sul fondo, ad ovest, le valli di Spluga, della Merdarola, Ligoncio e dell’Oro; poi, più a destra, è di nuovo la costiera Remoluzza-Arcanzo a negarci la visuale della splendida sequenza delle più nome cime del gruppo del Masino. Ai piedi di questo splendido scenario, il lungo serpente dell’alpe Scermendone (rivediamo san Quirico ed il baitone). A nord la cima meridionale dei Corni Bruciati (m. 3114) occhieggia appena alle spalle del crinale erboso che ci separa dalla Val Terzana. A sud, infine, le Orobie si distendono, nella fitta trama di cime che giochiamo volentieri a riconoscere, percorrendole una ad una fino all’inconfondibile corno del monte Legnone, vera colonna d’Ercole che segna il confine della Valtellina, alle soglie di altri monti ed altri mondi.
Poco oltre, un grazioso microlaghetto (d'inverno nascosto dalla neve). La presenza di questo specchio d'acqua proprio sul crinale non deve stupire: il crinale è, qui, molto largo, tanto che, nel suo punto centrale, ospita un'ampia conca. Avanzando ancora, d'estate scorgeremo, sulla destra, un piccolo ometto con un sasso che sporge, a mo' di lancia, ed un vicino cartello che segnala, poco distante, la partenza, sulla nostra destra, del sentiero che, dopo un traverso in direzione est, scende all'alpe Baric e, di qui, a quella di Vignone, da cui si può raggiungere facilmente Prato Maslino, sopra Berbenno. Il cartello segnala anche che, prendendo in direzione opposta, cioè verso sinistra, possiamo facilmente scollinare in Val Terzana, scendendo all'alpe Piano di Spini, dalla quale poi, prendendo a destra, raggiungiamo il bel laghetto di Scermendone.
Noi, invece, proseguiamo diritti, in direzione dell'arrotondata ed erbosa cima di Vignone (m. 2608). Un sentierino sale in direzione di un grande ometto, e prosegue poi serpeggiando in una fascia di massi. Superata questa fascia, percorriamo l'ultimo tratto in salita sul facile e largo crinale erboso, che ci porta alla cima, cui giungiamo, senza troppi problemi, dopo circa 4 ore di cammino (il dislivello è di 1300 metri circa). La cima è molto panoramica: dominiamo, da qui, la val Terzana,
il Corno Bruciato meridionale, la Valle dell'Oro e parte della testata
della Val Porcellizzo, in Val Masino, l'intera catena orobica, buona
parte della media e bassa Valtellina. Appare, infine, molto vicina,
ad est, la cima del pizzo Bello.
I più modesti pizzi Ratti (m. 2919) e della Vedretta (m. 2909) preparano l’arrotondata cima del pizzo Ligoncio (Ligunc’, m. 3038), che si innalza sopra una larga base di granito, nel catino glaciale che si apre sopra i Bagni di Masino (Val Ligoncio e Valle dell’Oro). Alla sua destra, la punta della Sfinge (m. 2802) precede la larga depressione sul cui è posto il passo Ligoncio (m. 2575), fra la valle omonima e la Valle d’Arnasca (Val Codera). A nord del passo si distinguono i modesti pizzi dell’Oro (meridionale, m. 2695, centrale, m. 2703 e settentrionale, m. 2576), seguiti dall’affilata punta Milano (m. 2610), che precede di poco la costiera del Barbacan, fra Valle dell’Oro e Val Porcellizzo, la quale culmina nella cima del Barbacan (m. 2738).
Le rimanenti cime del gruppo del Masino sono nascoste dalla costiera che separa la Val Terzana, che si apre, solitaria e bellissima, sotto di noi, e la Valle di Preda Rossa, che resta, invece, interamente nascosta ai nostri occhi. Su questa costiera, che si innalza gradualmente appena a destra del pizzo dell'Averta (sulla costiera Remoluzza-Arcanzo), dominata dalle tonalità rossastre, si distinguono, da sinistra, il Sasso Arso (m. 2314) e due delle tre punte dei Corni Bruciati, meridionale, m. 2958, e centrale, m. 3114: resta nascosta quella settentrionale (m. 3097). A destra della punta centrale si scorge un piccolissimo segmento del crinale terlinale del monte Disgrazia (m. 3678), seguito dal pizzo Cassandra (m. 3226: il nome rimanda alla profetessa che nell'antichità ebbe la triste sorte di preannunciare disgrazie - che poi sarebbero accadute - senza essere creduta da nessuno). In basso, fra i Corni Bruciati ed il monte Disgrazia, il passo di Scermendone (m. 2953).
Ad est, sul fondo, il gruppo dell'Adamello, mentre il panorama di sud-est, sud e sud-ovest è interamente occupato dalla catena orovica, che si mostra in tutta la sua ampiezza, chiusa, a destra, dall'inconfondibile corno del monte Legnone.
Superati
una baita ed un piccolo specchio d'acqua, giungiamo alla casera dell'alpe;
proseguendo ancora, eccoci ai resti di un'ultima baita, alla sommità
di un prato. Segnalo un'interessante variante, che parte proprio da
qui. Invece di scendere al prato, proseguiamo verso il lembo estremo
dell'alpe, dove il crinale si stringe, in corrispondenza della cima
quotata 2127 metri (il monte Scermendone). Un sentierino permette di salire facilmente da sud
alla cima, anch'essa estremamente panoramica. Lo stesso sentierino,
non sempre molto visibile, percorre poi il brullo crinale, fino al pizzo
Mercantelli (m. 2070), alla cui bandierina tricolore saliamo dopo essere
scesi ad una piccola sella erbosa. Il pizzo è, dopo la cima di
Granda, la seconda elevazione del lungo crinale Granda-Scermendone.
Se vogliamo pernottare qui, durante l'estate, dobbiamo proseguire verso
il limite sud-occidentale dell'alpe, dove si trova il rifugio Alpe Granda,
sul limite del bosco che occupa una parte del crinale residuo. In caso
contrario, torniamo dalla cima sui nostri passi, dirigendoci però
verso destra (sud-est) e raggiungendo una piccola baita solitaria. Proseguendo
verso sud-est, in direzione del limite del bosco, troveremo la partenza
di un marcato sentiero che, tagliando il fianco del monte, ci riporta
ad Our di Cima (si tratta dello stesso sentiero che, all'andata, abbiamo
ad un certo punto lasciato per salire all'alpe Merla).
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line
Mappa del percorso - particolare della carta tavola elaborata da Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere
| ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Copyright © 2003 - 2024 Massimo Dei Cas La riproduzione della pagina o di sue parti è consentita previa indicazione della fonte e dell'autore (Massimo Dei Cas, www.paesidivaltellina.it)
Escursioni e camminate (consigli ed indicazioni; I miei canali su YouTube: paesi e campane, rifugi e vette, passi e poesie, poesie, musica) |
|||||||
Storia, tradizioni e leggende |
|||||||
Immagini, suoni e parole |
|||||||
Copyright © 2003 - 2024 Massimo Dei Cas Designed by David Kohout