Camminando fra i superbi abeti del versante retico sopra Buglio in Monte
ALTRE ESCURSIONI A BUGLIO IN MONTE - GOOGLE MAP - CARTA DEL PERCORSO - GALLERIA DI IMMAGINI ANELLO OUR-VERDEL-MERLA
Le splendide peccete che ricoprono la parte alta del versante retico sopra Buglio in Monte sono un invito alla camminata, mai troppo impegnativa, mai troppo banale. I diritti abeti disegnano le note di una sinfonia accattivante, che tocca corde profonde nell’animo dell’escursionista. Fra i molteplici anelli che possono essere disegnati in questi scenari il più semplice è quello che unisce il maggengo di Our di Cima agli alpeggi del Verdel e della Merla.
Per percorrerlo saliamo con l’automobile a Buglio in Monte. Prima di raggiungere la piazza del Municipio, prendiamo a destra (indicazione per i maggenghi) ne poi subito a sinistra (indicazioni per Our e Merla), salendo su una stretta via che si porta alla parte alta del paese. Qui prendiamo a sinistra ed imbocchiamo la carrozzabile per Our e Merla. Proseguiamo diritti, ignorando una deviazione a sinistra ed una a destra. La strada, dopo Nansegolo, propone un bivio, al quale stiamo a sinistra, proseguendo su una pista stretta e non protetta. Dopo alcuni tornanti siamo alle baite di Our di Fondo. Dopo un tornante sx, le lasciamo alle spalle e percorriamo un lungi traverso, fino al successivo tornante dx, dove troviamo una pista che se ne stacca sulla sinistra. Parcheggiata qui l'automobile (m. 1380). Percorriamo poi l’ultimo tratto della strada fino ad Our di Cima a piedi (m. 1398). Seguendo il cartello "Verdel" imbocchiamo una stradella che va a destra, passando a valle di poche baite e restringendosi a sentiero che raggiunge il limite orientale del maggengo, sul limite della pecceta. Qui proseguiamo sul sentiero pianeggiante, non segnato sulle carte, ma ben marcato, che procede verso nord-ovest, in direzione del vallone centrale dell’alta Val Primaverta.
Nel primo tratto sale molto gradualmente, alternando tratti nel bosco a tratti all’aperto. Attraversa così tre valloncelli che più in basso si uniscono a formare il solco principale della Val Primaverta. Poi il sentiero si impenna e comincia a salire deciso sul fianco occidentale del lungo dosso che dai maggenghi di Melè e Calèc sale all’alpe Verdel. Procediamo nell’ombrosa e fiabesca pecceta, che finalmente si apre alla parte bassa dei prati del Verdel. Ne usciamo su lato sud-occidentale dei prati, e dobbiamo salire ancora per un tratto prima di raggiungere il ripiano con le baite, che si stende appena a nord di un caratteristico poggio boscoso.
Giunti all’alpe Verdel (m. 1716), godiamo del bel colpo d'occhio verso sud: si mostrano in primo piano la Val Tartano e la Val Gerola, ci troviamo ad un trivio: alla nostra destra (guardando a monte) partono un sentiero che sale verso Scermendone ed un sentiero che traversa in piano all’alpe Oligna, mentre alla nostra sinistra parte un sentiero che traversa in piano all’alpe gemella della Merla, che già distinguiamo più o meno alla nostra stessa altezza. Imbocchiamo quest’ultimo, seguendo un cartello: dopo una breve traversata in piano nei prati verso ovest, sul limite della pecceta troviamo un marcato sentiero che passa per un baitello e compie una lunga traversata verso ovest, mantenendosi su una quota approssimativa di 1710 metri. Sentiero singolare: non è segnato sulle carte, ma è ben marcato ed ha un fondo incredibilmente regolare e riposante, costituito da aghi di pino, senza sassi o irregolarità. Riattraversiamo così tranquillamente la parte alta della Val Primaverta, sempre restando all’ombra della pecceta.
Dopo una quarantina di minuti il sentiero esce dalla pecceta sul limite orientale dell’alpe Merla (m. 1734), che assomiglia singolarmente al Verdel: anche qui i prati stanno appena a nord di un cocuzzolo boscoso. Passiamo appena sotto una baita isolata e siamo ad un trivio: alla nostra destra un sentiero rientra nella pecceta e sale ad intercettare il sentiero per Scermendone, davanti a noi un sentiero appena accennato procede in piano verso l’alpe Grande, alla nostra sinistra, infine, un sentiero scende al limite inferiore dei prati appena oltre il poggio boscoso e rientra nella pecceta.
Esclusa la prima possibilità, scegliamo fra le rimanenti: se procediamo diritti, verso ovest, ci portiamo in una quarantina di minuti, sfruttando la nuova pista sterrata, fra abeti e radure, all’alpe ed al rifugio Alpe Granda (m. 1680); poco più avanti, sulla sinistra, oltre una macchia di abeti, troviamo il punto di arrivo della pista sterrata che, seguita in discesa, ci riporta all’automobile. L’alpe Granda ("alp grènda") è
l’alpe di Ardenno, ed il suo punto di massima elevazione è
la cima di Granda, quotata 1708 metri (o, secondo alcune carte, 1705
metri). Fino a qualche decennio fa era sfruttata intensamente, e permetteva di caricare 60 capi di bestiame.
I suoi prati disegnano una lunga striscia, lungo la direttrice sud-ovest – nord-est, adagiata sul lungo e splendido crinale che, dalla cima di Vignone, passando per l’alpe Scermendone, l’alpe Granda, il Sas del Tii ed i prati di Lotto, scende a dividere l’imbocco della Val Masino dalla piana di Ardenno. Sul limite sud-occidentale dell’alpe si trovava anche il rifugio Alpe Granda (che ha subito due incendi), ora sostituito dal nuovo bivacco Baita degli Alpini all'Alpe Granda (m. 1630).
Sul suo limite settentrionale, all'imbocco del tratturo per Scermendone, è stato invece costruito il nuovo rifugio Alpe Granda, di fronte all'incantevole scenario delle cime del gruppo del Masino che si mostrano a nord (da sinistra, pizzo Porcellizzo, cima del Cavalcorto, pizzo Cengalo e pizzi del Ferro. Alla loro sinistra la selvaggia costiera Cavislone-Lobbia e la cima del Desenigo, mentre a destra il monte Arcanzo e la cima degli Alli. Se poi dal rifugio procediamo salendo al vicino cocuzzolo del monte Granda, per poi volgerci indietro, vedremo comparire sua maestà il monte Disgrazia ed alla sua destra anche i Corni Bruciati. Salendo verso il limite del bosco a nord, verso sinistra, noteremo una roccia sulla quale è stata scolpita una Madonna con Bambino.
La gestione dell'alpeggio, di decisiva importanza per l'economia dei secoli passati, era affidata ad una serie di figure fra le quali si istituiva una gerarchi netta. Al vertice stava il caricatore, cui le famiglie dei "lacée", cioè dei contadini che possedevano mucche, affidavano i capi di bestiame. Veniva, poi, il casaro, alla cui sapiente arte era affidata la confezione dei prodotti d'alpe, formaggi e burro. Seguivano il capo-pastore ed i pastori, che, coadiuvati anche da abili cani, sorvegliavano il bestiame e ne governavano gli spostamenti, stando attenti che nessuna mucca cadesse nei dirupi (il che rappresentava un vero e proprio dramma).
Infine, i più giovani fungevano da cavrèe (pastori di capre) e cascìn (garzoni d'alpe, cui erano affidati i compiti più umili, in genere ragazzini affidati dalle famiglie ai caricatori d'alpe nella stagione estiva). Nella vita d'alpeggio, che iniziava ai primi di giugno e durava 80-83 giorni, due momenti rivestivano un'importanza particolarissima: il ventottesimo ed il cinquantaseiesimo giorno si effettuava la pesa, cioè si pesava il latte prodotto da ciascuna mucca, alla presenza del proprietario, per pattuire, su tale base, il compenso che a questi andava corrisposto.
L'alpeggio costituisce oggi la meta di una facile e molto remunerativa escursione, per la sua posizione estremamente panoramica, sul confine fra Val Masimo, a nord, e bassa Valtellina, a sud. Gli appassionati della geologia vi potranno trovare più di un elemento di interesse. Passa di qui, infatti, nelle profondità della terra, la faglia che separa la falda Margna dalla falda Sella. Siamo sul limite settentrionale dellla falda paleoafricana. Tutto ciò, ovviaente, sfugge al nostro sguardo, come pure, probabilmente, sfugge la diversa natura delle rocce dell'alpe, antichissimi gneiss, micascisti e vene di quarzo, rispetto alle molto più giovani rocce del gruppo del Masino, il cosiddetto plutone Masino-Bregaglia, di cui vediamo un'interessante sezione a nord (testata della Val Porcellizzo, costiera Arcanzo-Remoluzza, monte Disgrazia).
Il valore panoramico dell'alpe è impreziosito da uno splendido colpo d'occhio sulla catena orobica, a sud, che mostra in tutta la sua bellezza un'ampia sezione della Val Gerola e, sul limite destro, il caratteristico corno del monte Legnone. Il rifugio Alpe Grande costituisce, infine, un possibile punto di appoggio o di ristoro.
CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line Mappa del percorso - particolare della carta tavola elaborata da Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere ALTRE ESCURSIONI A BUGLIO IN MONTE
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Copyright © 2003 - 2024 Massimo Dei Cas La riproduzione della pagina o di sue parti è consentita previa indicazione della fonte e dell'autore (Massimo Dei Cas, www.paesidivaltellina.it)
Escursioni e camminate (consigli ed indicazioni; I miei canali su YouTube: paesi e campane, rifugi e vette, passi e poesie, poesie, musica) |
|||||||
Storia, tradizioni e leggende |
|||||||
Immagini, suoni e parole |
|||||||
Copyright © 2003 - 2024 Massimo Dei Cas Designed by David Kohout