Traversando la Valle della Làresa, sui dossi Prà-Calèk-Verdel e Dòs-Sessa-Oligna
CARTA DEL PERCORSO - ALTRE ESCURSIONI A BUGLIO IN MONTE - CARTA DEL PERCORSO 2 - GALLERIA DI IMMAGINI
Sul luminoso versante retico sopra Buglio in Monte spiccano tre lunghi dossi contrappuntati da un sistema di maggenghi l'uno sulla verticale dell'altro. Si tratta, da ovest, del dosso di Our o Ure (localmente “lür”), del dosso Prà-Calèk, separato dal primo dalla val Primaverta, e del dosso Dòs-Sessa, separato dal precedente dalla valle della Laresa. Possono essere scenari di interessanti escursioni ad anello, anche nella stagione invernale, considerata la felice esposizione.
Con l'automobile saliamo da Villapinta a Buglio in Monte e, prima della piazza centrale, prendiamo a destra seguendo le indicazioni per i maggenghi. Dopo pochi metri prendiamo a destra, seguendo le indicazioni per Pra e Calec. Procedendo diritti, su una stradina, attraversiamo la val Primaverta e proseguiamo attraversando un castagneto fino alla radura con la struttura utilizzata dal gruppo ANA degli Alpini di Buglio. Qui impegniamo un tornante a sinistra e cominciamo a salire sempre all'ombra di un fitto castagneto. Dopo il successivo tornante dx la stradina, piuttosto stretta e senza protezione a valle, effettua un lungo traverso portandosi sul limite opposto (orientale) del dosso. Segue una sequenza di tornanti sx-dx-sx. Al successivo tornante dx troviamo una stradina secondaria che si stacca sulla sinistra e scende al parcheggio dell'agriturismo Edelweiss. Al tornante si trova anche una piazzola dove parcheggiamo l'automobile, mettendoci in cammino da una quota di 1025 metri.
Troviamo subito un sentiero che ci permette di affacciarci, appena ad ovest, agli ampi prati del Gaggio (gac'). Inizia così la lunga salita di questi prati, seguendo il sentiero che ne segue approssimativamente il lato orientale (di destra), tagliando diverse piste di servizio che si staccano dalla carozzabile, che abbiamo lasciato alla nostra destra. Dopo il primo tratto di salita troviamo ad un primo punto panoramico con ottimo colpo d'occhio sul conoide di Talamona, il versante occidentale della Val Gerola ed il monte Legnone; qui troviamo anche una fontana.
Un ultimo sguardo alla piana di Ardenno e ci immergiamo in un'ombrosa e fiabesca pecceta, uno degli scenari di cui questo versante non è certo avaro. Un largo sentiero comincia a salire non sul filo del dosso, ma sul fianco alla sua destra (est). Saliamo gradualmente fra alti abeti rossi, verso nord. Per un tratto il bosco si dirada, poi ci avvolge di nuovo nella sua ombra.
Se vogliamo percorrere un lungo anello che tocchi gli splendidi scenari di Scermendone andiamo a sinistra, sul sentiero che ben presto piega anch'esso a destra ed entra nella pecceta, procedendo verso Scermendone. Prima però traversiamo su traccia appena visibile verso ovest, per gettare un'occhiata all'alpe Verdel, costituita da due nuclei: vediamo il primo più in basso, in una curiosa conca (m. 1716) ai piedi di un caratteristico cocuzzolo boscoso, mentre il secondo è poco più in alto, al centro di un ampio prato. Guardano verso ovest, scorgiamo l'alpe gemella della Merla, annidata in una conca analoga. Alle sue spalle il corno di Colino e la cima del Desenigo. Uno splendido sentiero che corre in piano con fondo morbido e riposante lo raggiunge.
Noi però procediamo in direzione diversa. Il largo sentiero per Scermendone sale molto gradualmente, nella fitta pecceta, con qualche radura, verso nord-nord-est. Raggiungiamo così una zona interessata dai lavori per la costruzione di una teleferica. Poco oltre il bosco si apre di nuovo rivelando una lunga striscia verticale disboscata. Qui dobbiamo stare attenti perché il sentiero si interrompe bruscamente, in corrispondenza di una piccola sorgente segnalata da una cornice di sassi. Ma a monte vediamo una debole traccia, protetta da tronchi deposti sul limite, che sale con ripide serpentine ad intercettare, qualche decina di metri più in alto, un marcato sentiero. Prendiamo a destra e riprendiamo la graduale salita, fra tratti nel bosco e radure. Superiamo un cartello che dà l'alpe Verdel, nella direzione dalla quale saliamo, a 45 minuti.
Pochi metri sopra, a quota 1900 metri circa, siamo ad un bivio: la traccia di destra scende verso la parte alta dell'alpe Oligna (possiamo sfruttarla per una variante mediana dell'anello: si tratta di una discesa diretta che supera il tratto alto della Valle della Laresa e procede priva di problemi), mentre quella di sinistra sale verso Scermendone, in direzione ovest. Il sentiero piega poi leggermente a destra ed esce dal bosco: abeti e larici si diradano, appare il limite basso dei prati di Scermendone, che il sentiero risdale con serrati tornantini, verso nord. Alla fine della salita intercettiamo il largo sentiero che sale verso la già visibile chiesetta di San Quirico. Una coppia di cartelli segnala l'alpe Verdel nella direzione dalla quale siamo saliti e, verso sinistra, l'alpe Granda.
Pochi metri alla nostra sinistra c'è la sorgente dell'acqua di öcc', legata alla celeberrima leggenda del monte Disgrazia o dei Corni Bruciati: un mendicante venne in Valle di Preda Rossa, anticamente scenario di alti e splendidi pascoli, cercando ospitalità, che gli venne negata da un fratello egoista, mentre il secondo ebbe pietà di lui; il mendicante esortò il pastore buono a lasciare l'alpe ed a salire verso Scermendone, senza voltarsi indietro, e questi così fece, ma quando si accorse di sinistri bagliori che si accendevano alle sue spalle, non resistette e guardò il rogo immane che bruciava l'intera valle, perché il mendicante era il Signore venuto a saggiare la bontà degli uomini; per questo perse la vista, ma ottenne dal Signore la grazia di riacquistarla bagnando gli occhi all'acqua della fonte che sta proprio davanti a noi anche se ormai quasi prosciugata). A sinistra della fonte il baitone dell'alpe Scermendone.
Noi procediamo invece verso il vicino bivacco Scermendone, del gruppo ANA deli Alpini di Buglio in Monte. Passando a lato del bivacco ci immettiamo su un sentiero che procede diritto verso est. In breve siamo ad un bivio: il sentiero più largo comincia a salire sul versante di pascoli alla nostra sinistra, mentre la traccia meno marcata procede quasi in piano. Si tratta del Sentiero Italia, che traversa il versante alto scendendo all'alpe Vignone. Per questo troviamo qualche segnavia su paletti o massi a terra. Lo seguiamo per un tratto, attraversando una valletta che costituisce la parte più alta della Valle della Laresa. Procedendo verso sud-est, raggiungiamo poi in leggera salita una specie di portina su un dosso; poco più avanti siamo ad un bivio appena segnalato da un segnavia su un sasso, che ci invita a stare a sinistra, sul Sentiero Italia.
Ora inizia una discesa che ci regala qualche brivido di avventura, perché non ci sono segnavia e neppure un sentiero continuo. Scendendo diritti passiamo a destra in un capanno di osservazione collocato dai cacciatori. Poi siamo nel bosco ed iniziamo la lunga discesa verso l'alpe di Oligna (ulègna), verso sud-sud-ovest. Dobbiamo stare attenti a rimanere nella parte centrale del dosso, senza appoggiarci a nessuno dei suoi fianchi. Dopo un primo tratto nel bosco, attraversiamo una breve radura, seguita da una nuova macchia e da una seconda e più ampia radura, un lungo corridoio erboso, davvero suggestivo, che scende diritto in mezzo al bosco. Procediamo su terreno un po' ripido, ma non difficile. Poi siamo di nuovo nel bosco, dove in parte vediamo, in parte indoviniamo una debole traccia, che procede un po' a zig-zag. In mezzo al sentiero troviamo anche una singolare pietra piatta, che reca una misteriosa impronta, forse di orso, forse di elfo, forse di qualche altra creatura di cui nulla sappiamo. Più volte intercettiamo un marcato sentiero che proviene da destra o da sinistra, ma noi restiamo il più possibile al centro del dosso. Più in basso la pecceta si fa a tratti più fitta, ma non ci sono eccessivi problemi.
La perseveranza viene infine premiata ed il bosco si apre alla parte alta dell'alpe di Oligna: ci ritroviamo sulla verticale della sua solitaria baita centrale (m. 1701), alla quale scendiamo su ripido prato. Alla nostra destra vediamo i due sentieri che giungono fin qui direttamente dall'alpe Verdel o dal bivio di quota 1900 sul sentiero Verdel-Scermendone (come abbiamo già detto, potrebbero essere sfruttati per percorrere varianti più brevi dell'anello).
Continuiamo a scendere diritti, verso un casello in cemento. Pochi metri sotto entriamo in una nuova pecceta, dove troviamo un marcato sentiero, che nel primo tratto scende verso sinistra, poi piega a destra e porta ad un cancelletto in legno: un cartello ci prega di tenerlo chiuso. Continuiamo a scender sul largo sentiero, fino alla parte alta dei prati del maggengo di Sessa (m. 1499).
Prendiamo a sinistra e scendiamo lungo questa pista, che serpeggia fra i nuclei dei maggenghi del Dòs, fino al suo limite inferiore (m. 1069), dove la pista volge a destra e si riporta alla Valle della Laresa, traversando al versante opposto, per poi salire ad intercettare la carozzabile Buglio-Maggenghi Dòs-Calèk. Seguiamo in discesa la carozzabile ed in breve torniamo all'automobile, dopo circa 8 ore di cammino (il dislivello approssimativo in salta è di 1120 metri). Se invece abbiamo percorso l'anello breve le ore si riducono a 5 e mezza (il dislivello approssimativo è di 790 metri). L'anello mediano, infine, richiede circa 6 ore e mezza (dislivello approssimativo: 900 metri). CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line Mappa del percorso - particolare della carta tavola elaborata da Regione Lombardia e CAI (copyright 2006) e disponibile per il download dal sito di CHARTA ITINERUM - Alpi senza frontiere
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