L'ameno poggio panoramico sopra Ardenno
Apri qui una panoramica da Ere
Gaggio
è un topònimo molto diffuso in Valtellina: tanto per non
andare troppo lontano dalla frazione ardennese, un po’ più
ad est, sul versante retico ed in comune di Berbenno, si trova il bel
maggengo di Gaggio di Monastero. Tuttavia la frazione di Ardenno merita,
probabilmente, la denominazione di Gaggio per eccellenza, sia per la
bellezza del luogo, sia per aver dato i natali, nel 1786, al genio poliedrico
di Pietro Ligari, considerato il più grande fra i pittori valtellinesi.
L'etimo è dal latino medievale "gajum", che significa bosco (dal medesimo termine derivano il tedesco "wald" ed i longobardi "waldum" e "gualdum").
Il suo nome originario della località, però, è Arsizio, che significa arso, bruciato,
mentre Gaggio era allora la denominazione della località più
in alto, S. Rocco: nessuno ricorda più, oggi, l'antico
nome, ma ne scrive, per esempio, ancora il vescovo di Como Feliciano Ninguarda, nel resoconto della sua visita pastorale in Valtellina del 1589: "Da un'altra parte c'è Arsizio, con otto famiglie, distante dalla matrice un miglio e mezzo... Nella parte più alta del monte c'è Gaggio, con 25 famiglie, con la chiesa di S. Rocco, distante dalla matrice quattro miglia".
Chiesa della Madonna del Buon Consiglio a Gaggio
Il nome Arsizio si riferisce forse all'attività di produzione del carbone che utilizzava il caratteristico metodo del puiàtt, rudimentale forno costituito da legna accatastata all'interno del quale la lenta combustione di altra legna generava il carbone. Veniva costruito con, tronchi di piante fogliate, una camera,
il forno, al cui interno veniva lasciata
una cavità di circa mezzo metro. Intorno al forno si appoggiavano,
poi, in posizione verticale, pezzi di legno lunghi non più
di un metro, avvolgendolo con due o tre giri e circondandolo interamente,
sopra e sotto, in modo da formare una specie di cupola. Al suo centro
doveva essere assicurata un’apertura, una sorta di caminetto,
collegata con la camera centrale. La cupola veniva, quindi, ricoperta
di terra, letale e foglie, in maniera tale che rimanessero alcuni
canali di sfiato.
Terminata la carbonaia (il “puiàtt”), si accendeva
il fuoco al suo interno, introducendo dal camino piccoli rami secchi
incendiati. Lo scopo era quello di produrre una lenta e costante combustione,
che andava sempre sorvegliata, per evitare che il fuoco ardesse troppo,
bruciando la carbonaia, o si spegnesse. Se necessario, si interveniva
anche con l’acqua per moderare la combustione: per questo i
puiàt venivano costruiti non lontano da corsi d’acqua.
Quando tutto andava bene, la lenta combustione, che durava giorni,
produceva il carbone. Al termine della combustione, annunciato dal
fumo più chiaro, il carbone veniva estratto, posto in sacchi,
pesato e venduto alle ferrovie per alimentare le locomotive. Le donne se lo caricavano in una gerla e ne ricavavano venti centesimi.
La comunità di Gaggio "ha origine tra il secolo XV e XVI. Nel '400 una famiglia oroginaria di Arsizio era quella degli Scigolini che sfruttava una cava di calce nei pressi dell'attuale chiesa della Madonna del Buon Consiglio (la sua costruzione fu favorita dalla stessa famiglia arricchitasi a Roma). Dagli Scigolini derivarono altri cognomi: il più antico venne da una famiglia di Valmala che lavorava presso di loro, tale Tommaso Ferré detto Faciendo da cui Fascendini che sposò nel 1484 una figlia ereditiera; dalla nuova famiglia, ingranditasi, derivò la contrada omonima. Più tardi si ebbero gli innocenti, cognome nato per distinguere i discendenti di due fratelli Scigolini uno dei quali si chiamava Innocente; le famiglie Zaccaria ebbero origine dall'ultimo discendente dei Parravicini Zaccaria che al principio dell'800 sposò un Fascendini. Altre famiglie, provenienti da Caspano e Mossini, colonizzarono la plaga di Arsizio: dal vicino paese della costiera dei Céch i Parravicini feudatari di Ardenno condussero nel 1450 un Matteo de Rebusti detto "Tromba"; da Mossini giunse invece una famiglia che in seguito alla peste del 1513 fuggì dalla contrada sondriese rifugiandosi ad Arsizio. Come capita sempre gli abitanti del posto nominarono i nuovi venuti col nome del luogo di provenienza, "quei del Mossino", ha così orogine il nuovo albero dei Mossini" (Ardenno, Strade e contrade, pubblicazione realizzata dalla cooperativa L'Involt di Sondrio).
La frazione fu, in passato, fra le più vive nel territorio del
comune di Ardenno: nel 1807 vi risultavano presenti 100 anime, un numero
sicuramente importante, se teniamo presente che la popolazione complessiva
del comune di Ardenno assommava allora a 1232 abitanti. Qualche anno prima, nel 1797, la bufera napoleonica aveva posto termine al dominio delle Tre Leghe Grigie sulla Valtellina; così il 18 giugno del 1797 si riunì il consiglio della comunità di Ardenno: "li Cittadini abitanti nella Comunità di Ardenno Giurisdizione di Traona nella Valtellina, ad istanza del Cittadino Giuseppe Folini fu Rocco, qual Console attuale della medesima", convocati con "il consueto segno dato colla campana Maggiore della Chiesa di Ardenno, e di fatti congregati nella Sala delle case Parrocchiali", chiesero di aderire alla Repubblica Cisalpina. La comunità risultava costituita da 1133 abitanti complessivi, distribuiti nelle squadre di Ardenno, Scheneno, Pioda, Piazzalunga, Gaggio, Cavallari, Camero e Ciampini di Biolo. Alla riunione parteciparono, per la Squadra di Gaggio, Francesco Bojani, Giuseppe Bojani per Antonio suo Padre, Giovanni Bojani detto Tognolatti, Antonio Bojani fu Antonio, Domenico Bojani fu Domenico, Giovanni Mossini fu Pietro, Pietro Scigolini, Giuseppe Scigolinj fu Giuseppe, Pietro Bianchini di Mossini, Giacomo Panizza per Antonio Scigolini, Sebastiano Folini, Francesco Gianoli detto Lanscetti, Antonio Folini, Giacomo Fascendini, Giovanni Fascendini, Lorenzo Folini, Giuseppe Mossini per il Sindico, Antonio Fascendini, Giuseppe Rizzi detto Folini, Cristoforo Capello detto Masa, Giuseppe Bojani.
Prati di Gaggio
DA ARDENNO A GAGGIO PER LA MULATTIERA DI SANT'ANTONIO
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Parcheggio di Calgheroli-Gaggio |
30 minuti |
170 |
T |
SINTESI. Dalla piazza del Municipio di Ardenno proseguiamo salendo verso destra. Oltrepassato l'Istituto San Lorenzo, andiamo avanti fino a trovare, in corrispondenza di una casa rossa, lo svincolo, sulla sinistra, della strada che sale a Gaggio. Dopo una sequenza di tornanti sx-dx-sx-dx, appena dopo una stretta ad una cappelletta troviamo, sul lato destro della strada, un parcheggio in località Cavallari (m. 400 circa). Ci incamminiamo salendo per breve tratto lungo la strada; appena oltre la deviazione a sinistra per la località Pesci, vediamo, sempre sul lato sinistro, la partenza di una mulattiera che sale alla chiesetta di Sant'Antonio e poco oltre intercetta di nuovo la carozzabile, per proseguire sul lato opposto passando le le Case Fascendini. Dopo breve salita, intercettiamo ancora la carozzabile ad un tornante sx, ma restiamo sulla sinistra ritrovando la mulattiera che traversa verso sinistra e sale alle case della Motta. Seguiamo per breve tratto la strada erso destra, poi al tornante sx ritroviamo la mulattiera che sale verso sinistra, poi iega a destra e ritorna sulla carozzabile. Sul lato opposto proseguiamo salendo fra le case. Tagliata di nuovo la carozzabile, la ritroviamo più in alto ad un tornante sx. Stando sempre sulla sinistra passiamo per al contrada Ere e dopo un ultimo tratto n salita ci ortiamo al sagrato della chiesa della Madonna del Buon Consiglio a Gaggio (m. 570). |
Apri qui una videomappa sul versante retico da Ardenno a Berbenno
A
Gaggio sale una comoda strada asfaltata che parte dalla via Visconti,
ma sarebbe un delitto non cogliere, almeno qualche volta, l’occasione
per raggiungerla a piedi, sfruttando la bella mulattiera che, in circa tre quarti d’ora, ci
porta dal centro di Ardenno alla chiesa della Madonna del Buon Consiglio.
Dalla piazza Roma di Ardenno proseguiamo, oltrepassando la scuola materna
e l’ingresso dell’Istituto san Lorenzo, tagliando poi a
sinistra e salendo lungo la via Guasto, prendendo a destra ad un bivio fino ad intercettare la strada
per Gaggio. Invece di seguirne il tracciato, possiamo sfruttare le brevi
scorciatoie che ci portano fino alla contrada Cavallari.
Qui, ignorata la deviazione sulla sinistra per la località Pesc,
proseguiamo per un breve tratto, fino ad incontrare la mulattiera che
sale al sacrario di S. Antonio Abate, oggi dedicato alla memoria dei soldati caduti nelle due guerre mondiali e restaurato a cura del Gruppo Alpini di Ardenno.
La chiesetta è già attestata nel 1454, venne ricostruita nel Seicento dai nobili Parravicini e ricevette una generosa donazione nel 1722.
Il culto di S. Antonio Abate era strettamente legato alla vita contadina: nella sua festa, il 17 gennaio, venivano portati sul sagrato della chiesetta gli animali perché ricevessero la benedizione. Tutti, ovviamente, non ci stavano: chi non poteva salire (o scendere dalle frazioni superiori) stava in attento ascolto e, non appena udiva il suono della campanella, che annunciava la benedizione, scuoteva con energia la porta della stalla, per trasmetterla alle proprie bestie. Nessuno mancava di farlo: la salute delle bestie era essenziale perché il precario equilibrio di un'economia di sussistenza non si incrinasse.
Sant'Antonio
Dal tranquillo sagrato del tempietto l’ottimo colpo d’occhio
sulla media Valtellina
accompagna le meditazioni che la mestizia del luogo suggerisce. Interessante è notare che già nel 1589 il vescovo di Como Feliciano Ninguarda menziona una chiesa dedicata a S. Antonio: "Distante mezzo miglio dalla matrice c'è Canaleri (sc. l'attuale frazione di Cavallari), con sedici famiglie, con la chiesa dedicata a S. Antonio".
Ecco quanto scrive su questa chiesetta, nel 1920, don Giacinto Turazza: "Chiesa isolata sulla via cavallara che sale a Motta e in Arsizio, nella località dei Cavallari su quella pendice che era denominata Raceno ed era fondo della Mensa Vescovile di Como. La primitiva Cappella di S. Antonio in quel luogo fu costruita dal popolo della contrada Cavallari o dai Feudatari?? Non si hanno mezzi di prova, né di induzione, soltanto risulta che esisteva già nel 1454 quando ai 29 di giugno le fu assegnata una pezza campiva col reddito di Quintali 1 di segale o castagne: ed il Ninguarda (1589) la nomina attribuendola alla contrada dei Cavaleri. Di questa antica cappella rimaneva forse il ricordo in una casupola vicinissima alla chiesa attuale.
L’anno passato quest’immagine è scomparsa sotto uno strato di intonaco quando fu rifatta e rialzata la casetta, né so da chi sia stata autorizzata quella soppressione. Ma giacché siamo sul parlare di conservazione, formolo l’augurio che siano salvati e rispettati altri dipinti quattrocenteschi, l’uno frescato sopra alla porta di una casa alla Motta e precisamente dove la strada ascendente si biforca, gli altri a Piazzalunga, dei quali dirò a suo tempo.
Mulattiera per Gaggio
Ma ritorniamo adesso alla chiesetta di San Antonio e la troviamo presso l’antica sopra un poggiarello; è orientata, vasta e vuota, viene ufficiata qualche volta all’anno; fu costruita nel secolo decimosettimo dal nob. Paravicini.
Di essa va ricordato un fatto degnodi note e che trovo in un avviso di concorso divulgato a stampa in tutta la Diocesi in data 8 agosto 1722 dal Can. Girolamo Durini, Vicario generale del Vescovo Oliati; e da questo avviso trascrivo ciò che interessa e si riassume il restante. “I signori chierici, Giovanni, Prospero, Antonio e Giovanni fratelli, figli del signor Conta questore Francesco Simone Paravicini del luogo di Ardenno, Diocesi di Como, come donatori della fu signora Donna Lucrezia Travers d’Ortenstein loro madre; e come proprietari e col consenso di detto loro padre, pensando di erigere e fondare un Beneficio perpetuo ecclesiastico – Titulo abatiae – nella chiesa di S. Antonio Abate della Prepositura di Ardenno, all’altare e sotto l’invocazione del medesimo santo, mediante l’assegnazione dei sottonotati beni, ragioni e effetti loro spettanti.”
Nella descrizione sono elencati fondi e case e rendite dei paesi della Baronessa di Ortenstein, in Sondrio (compreso il palazzo nella via omonima) Albosaggia, Caiolo, Berbenno, Morbegno, Talamona, Roncaglia, Traona, ecc. Nel solo comune di Ardenno si sono assegnati al detto beneficio 33 appezzamenti di terre livellate di famiglie del luogo: insomma un assegno ricchissimo. Domanderà qualcuno: come e dove andò a finire questo pingue beneficio abaziale?… La risposta è semplicissima: gli ordinamenti della Cisalpina, le leggi napoleoniche, gli uni e le altre creati dai nefasti principi dell’ ’89, che quelle istituzioni stabilirono. Da ciò i beni abaziali rivendicati ritornarono ai fondatori (dell’Abazia per il corso di quei ottant’anni furono sempre investiti chierici della famiglia Paravicini) e la chiesa privata di ogni rendita, per opera del prevosto, incontratosi con la buona volontà dell’abate Giuseppe Paravicini, fu salvata dalla profanazione e dalla distruzione, ma spogliata di tutto e ciò non per violenza delle leggi."
Dopo questo tuffo nel passato, torniamo alla nostra salita: la mulattiera prosegue verso destra, taglia
la strada per Gaggio e riprende a salire attraversando la contrada Fascendini,
fino a guadagnare la bella piana della Motta. È poi la volta
della contrada Ere, attraversata la quale rimane solo un ultimo breve
strappo prima di raggiungere Gaggio: superato un lavatoio, eccoci proprio
sul sagrato della chiesetta settecentesca dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, a 570 metri.
Venne costruita a partire dal 1784, grazie alla generosa donazione testamentaria di 400 scudi romani di Giovanni Scigolini, che era emigrato a Roma; Giovanni Mossini donò alla chiesa una casa nei suoi pressi, come dimora per il canonico. La prima Messa vi venne celebrata nel 1789 dall'arciprete di Traona Giovanni Parravicini.
Ma cediamo ancora la parola a don Turazza: "Tenuto conto del movimento demografico a discendere e dell’aumento della popolazione, sulla fine del settecento (testamento Borinelli 27 gennaio 1692) era in pensiero di costruire una nuova chiesa in Arsizio, dove, come altrove si è narrato, erano venute a stabilirsi molte famiglie. Arsizio che dista dalla Matrice quasi tre chilometri, da otto fuochi (1589) salì a 20 (1700) con progressivo aumento, volle dar consistenza all’annunciato pensiero e lo tradusse in atto per le generose disposizioni di Giovanni Sciolini col suo testamento fatto in Roma nel 1784. Il testatore legava 400 scudi romani con la condizione che fossero erogati nella costruzione della chiesa di Arsizio sotto l’invocazione di Maria SS. del Buon Consiglio e quattro anni dopo i Scigolini e i Boiani residenti in Roma mandarono un quadro dell’altare che la rappresenta. La costruzione del nuovo Oratorio fu cominciata nel 1786, ma al principio del 1789 non era ancora condotta a termine quando il Cav. Giuseppe Rossigni ammalò gravemente ed il giorno primo di marzo dettò il suo testamento al notaio Gian Battista Bigazzi residente in Ardenno, con cui lasciò ai suoi successori canonici, perché risiedessero in luogo, la sua casa poco lontana dalla nuova chiesa.
Il Mossini guarì e potè assistere alla benedizione del sacro edificio il 27 settembre 1789, celebrandovi la prima Messa il Protonotario Apostolico Giovanni Paravicini arciprete di Traona come ne testimonia la lapide murata nell’andito che dalla porta laterale immette nella detta chiesa. Per un secolo nulla di nuovo in questa chiesa e quando venne quassù canonico don Giovanni Cereghini di Croce (1898-1911) compì varie opere degne di nota, cioè provvide la sua chiesa dei banchi, di un paramento in terzo di drappo bianco, lastricò di nuovo pavimento il presbitero, e da ultimo nel 1909 fece costruire il campanile decorandolo con un concerto di tre armoniose campane.
Il successore don Michele della Morte da Campodolcino nel 1914 collocò il battistero e l’ultimo investito (1918-1922) potè compiere varie opere di decorazione della Chiesa della Madonna. Diede nuovo altare maggiore, opera di don Natale Fontana, canonico di Talamona; ottenne dalla benemerita famiglia Brambilla di Como vari Conopei alcuni dei quali ricamati, due tappeti per i gradini dell’altare e da ultimo il pregevole dono di una grande statua del Sacro Cuore. Nel 1920 le contrade di Arsizio e di S. Giuseppe furono rattristate dalle malattie Spagnole e Tifoide che rubarono all’affetto dei parenti 22 persone, dolore che porse occasione ad un’opera buona. L’altare per collocarvi la Statua del Sacro Cuore fu fatto a spese dei familiari delle giovinette morte di spagnola l’anno prima, pietoso e gentile modo di onorare i defunti, degno di imitazione."
D’inverno potremo godere qui, oltre che della bellezza e dell’armonia
del paesaggio, anche di una particolare mitezza del clima, che stempera
i rigori del piano. Gaggio può diventare punto di partenza per
interessanti escursioni che hanno come meta Piazzalunga ed Erbolo.
DA ARDENNO A GAGGIO PER LA "VIA DE VALENA"
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Parcheggio di Calgheroli-Gaggio |
30 minuti |
170 |
T |
SINTESI. Dalla piazza del Municipio di Ardenno proseguiamo salendo verso destra. Oltrepassato l'Istituto San Lorenzo, andiamo avanti fino a trovare, in corrispondenza di una casa rossa, lo svincolo, sulla sinistra, della strada che sale a Gaggio. Dopo una sequenza di tornanti sx-dx-sx-dx, appena dopo una stretta ad una cappelletta troviamo, sul lato destro della strada, un parcheggio in località Cavallari (m. 400 circa). Ci incamminiamo salendo per breve tratto lungo la strada, fino alla deviazione a sinistra per la località Pesci. Imbocchiamo questa strada, notando subito, sulla destra, la partenza di un sentierino, che si addentra all'ombra di una boscosa valletta, piegando poi a destra e salendo nella selva, fino ad una baita, oltrepassata la quale intercettiamo la carozzabile per Gaggio, ad un tornante dx. Poco oltre troviamo la ripartenza del sentiero, che sale diritto ad un gruppo di baite e, ad un bivio, va a sinistra, proseguendo nella boscaglia sul lato destro del solco della Val Valena. Saliamo diritti fino ad un bivio, al quale prendiamo a destra passando sotto il muraglione della strada ed infine salendo ad essa, un centinaio di metri prima chiesa della Madonna del Buon Consiglio a Gaggio (m. 570). |
Baita sulla Via de Valéna
Esiste una seconda possibilità di salire a Gaggio, che può essere combinata ad anello con la prima (in questo caso coviene salire per questa seconda via e ridiscendere per la mulattiera di sant'Antonio). Si tratta dellla "Via de Valéna", chiamata così, n tempo, perché passa quasi a ridosso del fianco destro (orientale) della Val Valena.
Dalla piazza del Municipio di Ardenno proseguiamo salendo verso destra. Oltrepassato l'Istituto San Lorenzo, andiamo avanti fino a trovare, in corrispondenza di una casa rossa, lo svincolo, sulla sinistra, della strada che sale a Gaggio. Dopo una sequenza di tornanti sx-dx-sx-dx, appena dopo una stretta ad una cappelletta troviamo, sul lato destro della strada, un parcheggio in località Cavallari (m. 400 circa). Ci incamminiamo salendo per breve tratto lungo la strada, fino alla deviazione a sinistra per la località Pesci (cattiva italianizzazione del toponimo Pesc', che tramuta il sgnificato originario di abete in quello un po' più esotico di pesce). Imbocchiamo questa strada, notando subito, sulla destra, la partenza di un sentierino, che nel primo tratto corre a ridosso di un muraglione e si addentra all'ombra di una boscosa valletta, piegando poi a destra e salendo nella selva, fino ad una baita, oltrepassata la quale intercettiamo la carozzabile per Gaggio, ad un tornante dx.
Poco oltre troviamo la ripartenza del sentiero, che sale diritto ad un gruppo di baite e ad un bivio prosegue verso sinistra, nella boscaglia, sul lato destro (per chi sale) del solco della Val Valena. Saliamo diritti fino ad un nuovo bivio, al quale prendiamo a destra passando sotto il muraglione della strada ed infine salendo ad essa, un centinaio di metri prima chiesa della Madonna del Buon Consiglio a Gaggio (m. 570).
L'ANELLO ARDENNO-GAGGIO-BUGLIO-ARDENNO
Punti di partenza ed arrivo |
Tempo necessario |
Dislivello in altezza in m. |
Difficoltà (T=turistica, E=escursionistica, EE=per escursionisti esperti) |
Ardenno-Gaggio-Cimitero di Buglio-Ardenno |
2 h e 30 min. (a piedi) |
410 |
E |
SINTESI. Parcheggiata l'automobile nella piazza del Municipio di Ardenno (piazza Roma, m. 290), ci incamminiamo salendo verso destra. Oltrepassato l'Istituto San Lorenzo, andiamo avanti fino a trovare, in corrispondenza di una casa rossa, lo svincolo, sulla sinistra, della strada che sale a Gaggio. Dopo una sequenza di tornanti sx-dx-sx-dx, appena dopo una stretta ad una cappelletta troviamo, sul lato destro della strada, un parcheggio in località Cavallari (m. 400 circa). Ci incamminiamo salendo per breve tratto lungo la strada; appena oltre la deviazione a sinistra per la località Pesci, vediamo, sempre sul lato sinistro, la partenza di una mulattiera che sale alla chiesetta di Sant'Antonio e poco oltre intercetta di nuovo la carozzabile, per proseguire sul lato opposto passando le le Case Fascendini. Dopo breve salita, intercettiamo ancora la carozzabile ad un tornante sx, ma restiamo sulla sinistra ritrovando la mulattiera che traversa verso sinistra e sale alle case della Motta. Seguiamo per breve tratto la strada erso destra, poi al tornante sx ritroviamo la mulattiera che sale verso sinistra, poi iega a destra e ritorna sulla carozzabile. Sul lato opposto proseguiamo salendo fra le case. Tagliata di nuovo la carozzabile, la ritroviamo più in alto ad un tornante sx. Stando sempre sulla sinistra passiamo per al contrada Ere e dopo un ultimo tratto n salita ci ortiamo al sagrato della chiesa della Madonna del Buon Consiglio a Gaggio (m. 570). Proseguiamo salendo per la carozzabile che porta a San Giuseppe. Nella successiva salita, dopo un tornante dx, passiamo sotto una galleria paramassi, oltre la quale la strada comincia a volgere a sinistra. Cerchiamo con attenzione sul lato destro la partenza di un sentierino che porta al centro del fosso del Gaggio, dove si trova il Mulino Vismara (m. 676). Il sentiero prosegue sul lato opposto della valle, passa a monte del cocuzzolo boscoso del Castello e si porta alle case alte di Buglio in Monte, dalle quali scendiamo alla chiesa di San Fedele (m. 577), per poi continuare la discesa, verso destra, fino al cimitero del paese. Qui troviamo una pista che scende alla località Bagnera, sul limite orientale di Ardenno. Percorrendo la via Visconti Venosta torniamo infine a piazza Roma. |
Il Mulino Vismara
C’è infine un' interessante possibilità, quella relativa
ad un anello che ci porta a toccare Buglio in Monte ed a tornare alla piazza di Ardenno. Un anello percorribile anche in mountain-bike. Saliti da Ardenno a Gaggio per la strada asfaltata o per la mulettiera, proseguiamo
sulla strada che, passando alle spalle del Ristorante Innocenti, raggiunge
la bella contrada di san Giuseppe, passa a monte dell’impressionante
fosso del torrente Gaggio e, effettuata una curva verso sinistra, si
addentra sul fianco occidentale della valle, fino a lambire il torrente.
Appena prima di questa curva dalla strada si stacca un sentirono, sulla
destra: bisogna prestare un po’ di attenzione per non perderlo.
Il sentierino porta alla riva del torrente Gaggio, in corrispondenza
del Mulino Vismara (m. 676), il cui edificio è stato circondato
da materiale alluvionale dopo le eccezionali piogge del novembre 2002,
senza però riportare lesioni. Da qui è possibile osservare
il fronte dello smottamento che, partito dai sovrastanti prati, ha interessato
il letto del torrente. Siamo vicini ai confini del territorio del comune
di Ardenno: un centinaio di metri più ad est, infatti, inizia
quello del comune di Buglio in Monte.
Non
c’è alcun ponte, ma, se il torrente non è ingrossato
da piogge recenti, non è difficile guadarlo. Sul lato opposto
il sentierino riprende e conduce a monte di un caratteristico ed interessantissimo
sperone boscoso, posto ad oriente della parte terminale della valle
del Gaggio.
Lo sperone è denominato “Il Castello”, ed è
assai interessante anche dal punto di vista naturalistico. Se abbiamo
tempo, lasciamo per un po’ il sentiero e scendiamo nell’ampia
sella che lo separa il fianco montuoso dalla cima boscosa del Castello,
per poi raggiungerla, seguendo una traccia di sentiero. Il versante
meridionale dello sperone è occupato da una bellissima selva:
siamo ancora nel territorio del comune di Ardenno. Un esperto di questi
luoghi potrebbe scendere (con molta cautela ed affrontando qualche passaggio insidioso) fino
a trovare una traccia di sentiero che sale da Bagnera e che, volgendo
a destra (nord-ovest), taglia il ripido versante dello sperone a cala
proprio nel cuore dell’ombrosa ed inquietante valle del Gaggio,
ai piedi del grande fosso.
Il Castello
Qui giunto, potrebbe attraversare il torrente
e trovare un sentiero che, risalendo il versante opposto, raggiunge
la strada per Gaggio, in località Motta. Questa variante è
però sconsigliabile non solo in caso di scarsa conoscenza dei
luoghi, ma anche in caso di abbondanti precipitazioni. A chi fosse interessato
a questi luoghi conviene esplorare questo percorso in senso contrario,
cioè scendendo per il più tranquillo sentiero che parte
dalla Motta (ma che si può raggiungere anche partendo dalla parte
più orientale delle case di Gaggio) fino al torrente, per poi
esplorare l’agibilità del più pericoloso sentierino
sul versante del Castello.
Torniamo,
però, ora al sentierino che abbiamo lasciato: proseguendo tranquillamente
verso sud-est, diventa una pista che, in breve, ci porta al limite di
nord-ovest di Buglio in Monte. Possiamo raggiungere Buglio da Gaggio
anche con una leggera variante.
Invece di imboccare il sentierino che porta al mulino Vismara, possiamo
proseguire sulla strada per Erbolo fino al successivo e vicino brusco
tornante sinistrorso. Qui è stato recentemente costruito un ponte
sul torrente, che conduce ad una pista sul lato opposto della valle.
La pista ci porta ad intercettare la strada che da Buglio sale verso
Oldino ed i maggenghi di Our di Fondo ed Our di Cima. Percorrendo la
strada in discesa, raggiungiamo il centro di Buglio.
Dopo una visita al centro del paese (m. 577), scendiamo nella sua parte
bassa, dove troviamo la strada che, in direzione sud-ovest, porta al
suo cimitero (m. 500). Sotto
il cimitero troviamo una pista che, con qualche tornante, cala nella
parte terminale valle del Gaggio. Qui prosegue sulla sinistra del torrente,
attraversa un bel prato ed una selva dove si trovano i ruderi di una
baita, e passa da sinistra a destra del torrente Gaggio, scendendo infine alla località Bagnera. La pista porta in breve ad una strada
asfaltata che, percorsa verso destra, ci permette di raggiungere la
via Visconti, in corrispondenza della curva a gomito che la fa piegare
verso il centro del paese. Percorrendola, possiamo tornare in Piazza
Roma.
Bagnera
ANELLO DI MOUNTAIN-BIKE: ARDENNO-GAGGIO-OUR-ERBOLO-GAGGIO-ARDENNO
Gaggio
Questo interessante anello, che richiede, complessivamente, due-tre
ore di cammino (con un dislivello di circa 400 metri), può essere
effettuato anche in mountain-bike: in tal caso, però,
l’attraversamento del torrente Gaggio risulta molto più
agevole sfruttando il ponte a monte del Mulino Vismara (seguiamo le indicazioni per il rifugio Granda).
Gli
amanti della mountain-bike possono scegliere Gaggio come base per un
secondo interessante anello, che sfrutta la recente pista tracciata
dai prati di Erbolo, sopra Gaggio, fino al limite dell'alpe Granda,
nei pressi dell'omonimo rifugio.
Dalla piazza Roma al centro di Ardenno saliamo passando davanti all'Istituto San Lorenzo e proseguiamo fino ad una casa rossa, preso la quale, sulla sinistra, parte la strada per Gaggio. Dopo 3 km di salita siamo al sagrato della chiesa di Gaggio. Da qui imbocchiamo la pista per Erbolo saliamo alla frazione di San Giuseppe costruita probabilmente dopo l'epidemia di peste del 1629-30 e restaurata nel secolo scorso.
Proseguendo la salita, passiamo sotto una breve galleria paravalanghe e portiamoci nei pressi del torrente Gaggio, alla brusca curva sinistrorsa
in corrispondenza della quale la pista torna ad allontanarsi dal torrente
stesso.
Siamo ad una quota approssimativa di 700 metri, e dobbiamo staccarci
sulla destra dalla pista, per imboccare quella recente che, dopo un
breve tratto, ci porta al ponte in cemento che scavalca il torrente,
per poi proseguire sul lato opposto della valle del Gaggio, fino ad
intercettare la strada che da Buglio sale ai maggenghi di Our. Ci troviamo,
così, al tornante destrorso (per chi sale) di quota 750, ed iniziamo
la salita verso Our, incontrando, a quota 960, un bivio, al quale dobbiamo
prendere a sinistra.
Al fondo in asfalto si sostituisce quello in cemento, nel lungo traverso
in direzione nord, che
ci riavvicina all'alta valle del Gaggio, prima di piegare di nuovo a
destra e raggiungere, dopo quattro tornanti, le belle baite di Our di
Fondo (m. 1262). Oltrepassate le baite, la pista piega di nuovo a sinistra,
e prosegue per un buon tratto, fino ad un tornante destrorso, a quota
1364: qui tocca la pista gemella, in terra battuta, che congiunge Erbolo
all'alpe Granda. Lasciamo, quindi, alla nostra destra la pista che prosegue
per Our di Cima e, se non vogliamo approfittare della situazione per
proseguire salendo all'alpe Granda (m. 1700), cominciamo subito a scendere
verso sinistra, sulla nuova pista, in direzione di Erbolo, che raggiungiamo dopo alcuni
tornanti ed un lungo traverso in direzione sud-ovest (il fondo della pista può essere in cattive condizioni).
Dalla parte alta di Erbolo (m. 1150) inizia la facile discesa conclusiva
che ci riconduce a Gaggio e da qui ad Ardenno, dove l'anello, che comporta un dislivello
in salita di circa 1250 metri ed un tempo approssimativo di 3 ore, si
chiude.
Gaggio può costituire la base per un'interessante passeggiata,
che ha come meta la suggestiva formazione montuosa denominata "Il
Castello". Si tratta di uno sperone di rocce e boscaglia delimitato,
ad ovest, dalla parte terminale della valle del torrente Gaggio, e ad
est da un valloncello minore. Il
nome rimanda all'edificazione, nel 1049, sulla sua sommità, di
un castello dei potenti feudatari della famiglia De Capitanei. Il castello
venne poi distrutto nel 1249, a duecento anni esatti dalla sua edificazione,
e di esso restò solo il nome. Ma il luogo conserva intatto il
fascino dei luoghi che evocano un passato arcano ed eroico. La sua stessa
forma ricorda una fortezza naturale, cui sembra difficile accedere.
Pochi, in effetti, vi si recano, nonostante basti una modesta passeggiata per raggiungerlo da Gaggio. Per visitarlo, dobbiamo salire per un buon
tratto sulla pista per Erbolo e, superata la località di San
Giuseppe, proseguire fino al primo tornante destrorso, poco oltre il
quale la pista passa a monte dell'impressionante fosso del Gaggio. Prima
di imboccare una curva poco accentuata a sinistra, cerchiamo il sentierino
che se ne stacca. Non è di immediata visibilità,, ma con
un po' di attenzione non mancheremo di trovarlo. Si tratta del medesimo
sentierino descritto sopra, che consente di effettuare l'anello escursionistico
Morano-Gaggio-Buglio-Morano. Dopo
un primo tratto, ci porta al torrente Gaggio, che dobbiamo guadare,
portandoci nei pressi del mulino Vismara.
Proseguendo verso est, cioè in direzione di Buglio, troviamo
ben presto, alla nostra destra, cioè a sud, un'evidente sella
boscosa, alla quale scende una traccia di sentiero che si stacca sulla
destra dal sentiero che stiamo percorrendo. Seguendola, ci troviamo
subito sul fondo della sella, circondati da una splendida cornice di
castagni. Ora il sentierino torna a salire, e ci porta ad una piccola
raduna che costituisce la sommità del Castello, a 674 metri.
Il luogo è di grande fascino: circondati dal silenzio, siamo
presi dalle onde del tempo, che sembrano condurci ad una deriva ignota.
Possiamo, poi, scendere per un tratto sul largo crinale che guarda a
sud. Il sentierino è, in questo tratto, seminascosto dagli arbusti,
ma non fatichiamo a trovarlo. Il primo tratto della discesa, abbastanza
ripido, passa sullo stretto crinale circondato da due movimenti franosi,
per poi approdare ad una fascia di castagni e betulle, dove si perde.
Chi conosce bene questi luoghi, può scendere fino ad intercettare
il sentierino che, proseguendo a destra, porta nel cuore del fosso del
Gaggio (superando, però, un tratto esposto), mentre verso sinistra
porta alla selva di Bagnera. Noi,
invece, dopo essere scesi per un tratto a vista, torniamo sui nostri
passi, in direzione di Gaggio. La passeggiata richiede poco più
di un'ora di cammino, fra andata e ritorno.
Chi, però volesse scendere nel cuore del fosso del Gaggio può
farlo agevolmente sfruttando un sentiero che si stacca, sulla destra,
dalla strada Ardenno-Gaggio. Salendo verso Gaggio, infatti, troviamo,
sul tornante sinistrorso dopo la frazione Motta, la partenza di una
prima larga mulattiera, che scende alla selva di Bagnera, e, più
in alto, sempre sulla destra, il sentiero che, passando alle spalle
(est) di alcune case, dopo un primo tratto in salita comincia a scendere
fino al cuore ombroso del torrente.
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