Il più classico anello di mountain-bike sul versante retico mediovaltellinese
Triangia
Le montagne di Valtellina offrono innumerevoli occasioni
di escursioni a tutti i livelli, ma, sempre più, si propongono
anche come luoghi particolarmente adatti all'esercizio di uno sport
che acquista gradualmente popolarità fra i giovani e non solo,
la mountain bike. Il più classico percorso della media Valtellina
è quello che ha come punto di partenza e di arrivo Sondrio (oppure,
con una variante più breve, ma non meno bella, Triangia), e tocca
le località di Ligari e Forcola, le alpi Poverzone, Prato Secondo,
Marscenzo e Colina ed infine i paesi di Postalesio e Castione. Si tratta
di un percorso lungo ed impegnativo, che però ha il pregio di
essere estremamente panoramico (nelle giornate belle ci permette di
dominare l'intera catena orobica e di godere di ottimi scorci sulla
media Valtellina) ed interamente servito da un tracciato su strada (asfaltata
o sterrata).
Immaginiamo, dunque, di partire dalla località di Triangia. Raggiungerla
è molto semplice: imbocchiamo, dalla rotonda all'ingresso ovest
di Sondrio, la strada per la Valmalenco e, al secondo ampio tornante
verso destra, lasciamola, seguendo, sulla sinistra, la segnalata deviazione
per Triangia. Raggiungiamo così la frazione, dopo aver superato
la località Moroni. Dagli 800 metri di Triangia, posta in una
bella conca a ridosso del grande sperone roccioso che domina da ovest
Sondrio, inizia una lunga salita, su una strada nel primo tratto asfaltata,
poi sterrata.
Non
mancano le occasioni per rompere, con interessanti soste, il ritmo della
salita. Innanzitutto il bel laghetto di Triangia, assai conosciuto dai
pescatori, che si trova a poca distanza dalla strada, poco sotto i 900
metri, in un'area di sosta attrezzata. Poi l'interessante frazione di Ligari (m. 1092), al cui ingresso troviamo una suggestiva chiesetta
collocata in una posizione dalla quale il colpo d'occhio sulla media
e bassa Valtellina, fino all'inconfondibile piramide del monte Legnone,
è già assai buono. Infine gli alpeggi di Forcola (m. 1518) e Poverzone (m. 1908). I prati di Forcola rappresentano un momento di
sosta obbligata, non solo per riprendere fiato, ma anche per ammirare
l'inatteso scorcio che da qui si apre sull'intera testata della Valmalenco.
L'alpe Poverzone, invece, è caratterizzata da una grande croce,
posta sul dosso erboso a sinistra della strada: anche qui vale la pena
di scendere di sella per ammirare lo scenario orobico che si dispiega
di fronte ai nostri occhi: da questo osservatorio, infatti, possiamo
dominarlo interamente, godendo di una visuale particolarmente felice
sulle valli delle Orobie centrali (Val Cervia, Valle del Livrio e valli
di Venina, Ambria e Caronno).
La
parte più dura del percorso è alle nostre spalle: ci attendono
ora circa cinque chilometri che si snodano sul bel terrazzo del versante
retico, fra Castione e Postalesio, con una strada che sale molto più
gradualmente e dolcemente. Aggirato il grande dosso che scende dal fianco
occidentale del monte Rolla (m. 2277), raggiungiamo il piede di un ampio
vallone, che scende dalla bel visibile sella della bocchetta del Valdone
(m. 2176). Non sarebbe una cattiva idea quella di lasciare qui per circa
mezzora la bicicletta, il tempo di raggiungere la bocchetta e tornare.
Dalla bocchetta, infatti, possiamo ammirare il gruppo dello Scalino-Painale,
posto fra Valmalenco, Val di Togno e Val Fontana. La bocchetta dà
sulla val Valdone, la prima laterale che si incontra sulla propria sinistra
salendo in Valmalenco. Dalla bocchetta si sale facilmente, seguendo
il crinale che parte alla nostra sinistra, alla vetta del monte Canale (m. 2522), in circa un'ora: potrebbe essere un'ottima idea per un'escursione
mista, dato che il monte è un eccellente osservatorio sulle grandi
cime della Valmalenco, dal monte Disgrazia al pizzo Scalino, oltre che
dell'intera catena orobica.
Se invece preferiamo proseguire lungo l'anello, rimettiamoci in sella
e, oltrepassata l'alpe Marscenzo (m. 2009), proseguiamo verso nord-ovest,
fino a raggiungere l'ampia conca dell'alpe Colina. E' questo il punto
più suggestivo dell'anello: gli ampi prati dell'alpe, in una
bella giornata, restituiscono un grandioso effetto di luminosità
meridiana. Data la felice esposizione a sud, inoltre, queste zone sono
sgombre dalla neve per gran parte dell'anno, per cui possiamo salire
all'alpe anche per scoprire la solarità dell'autunno avanzato
o di un inverno che attende la prima decisa nevicata (eventualità
non infrequente).
Questi
luoghi rappresentano un punto di passaggio anche per chi percorre, a
piedi, un'interessante variante della prima tappa dell'Alta Via della
Valmalenco: dall'ultima baita dell'alpe, infatti, posta a circa 2200
metri, possiamo imboccare un poco evidente sentiero che, con una diagonale
verso nord-est, raggiunge la colma di Zana, piccola porta che introduce
all'alta Val Torreggio (Val del Turéc'), consentendo di intercettare il sentiero dell'Alta
Via che, dal Sasso Bianco, scende verso il rifugio Bosio. Ma torniamo
al nostro percorso di mountain bike: il suo punto più alto può
essere rappresentato dai 2076 metri del laghetto di Colina, che non
vediamo subito, perché è posto in una conca che lo nasconde
allo sguardo. Il laghetto si trova sul lato occidentale dell'alpe, poco
più di cento metri più in alto rispetto al nucleo più
consistente di baite. Le sue acque, in una giornata limpida, regalano
un suggestivo gioco di riflessi e specchi. Teniamo però presente
che già a novembre probabilmente lo troveremo, almeno in parte,
ghiacciato.
Per illustrare meglio le caratteristiche di questo lago e dell'ambiente che lo ospita riportiamo le informazioni che ci vengono offerte dal bel volume "Laghi alpini di Valtellina e Valchiavenna", di Riccardo De Bernardi, Ivan Fassin, Rosario Mosello ed Enrico Pelucchi, edito dal CAI, sez. di Sondrio, nel 1993:
“Il toponimo, abbastanza diffuso, allude forse alla forma del bacino che accoglie il laghetto. Questo lago sta annidato su un'alta conca sotto le pendici del Monte Caldenno, affacciato sulla Valtellina, in cima a una valletta
minore (Valle del Bosco, un imbuto boscoso, infatti, sopra Castione). Una meta ieri assai scomoda, dovendosi partire appunto da Castione: oggi facilmente raggiungibile, per una strada sterrata che sale da Triangia sulle pendici del Monte Rolla; percorribile in auto fino all'Alpe Forcola, in fuoristrada anche fino al lago. Con i non lontani laghi di Arcoglio e Zana costituisce una triade, che si può toccare in un'unica gita che scavalca i crinali non difficili su bei sentieri molto panoramici, sia verso il fondovalle valtellinese e le Orobie, sia verso l'Alta Val Malenco e il Gruppo del Disgrazia, un interessante approccio al mondo dei pianori retici tra i 2000 e i 2500 m, ai loro vastissimi orizzonti, a una cultura del pascolo purtroppo in rapido declino.” Una precisazione: la Valle del Bosco (tale denominazione è riportata nella carta IGM) si chiama, in realtà, valle del Boco, o del Bocco.
Se abbiamo un'ora a disposizione, possiamo salire a piedi,
seguendo un sentiero che parte poco sotto il laghetto e taglia il fianco
occidentale della valle verso sud-ovest, per poi piegare verso ovest-nord-ovest,
alla croce Capin, piccola croce di legno posta a 2278 metri, poco sopra
la sommità dell'imponente dirupo franoso che scende fino alla
riserva naturale delle Piramidi di Postalesio, sul lato orientale della
valle di Postalesio. E' del tutto sconsigliabile salire però
fin qui con la bicicletta, e soprattutto tentare la discesa sul versante
opposto, cioè verso la valle di Postalesio e l'alpe Caldenno
(il sentiero è infatti, su questo versante, esposto e difficile
da trovare). Questo tentativo è costato la vita, alcuni anni
fa, ad un appassionato della mountain bike. Dopo aver gustato l'ampio
panorama che dalla croce si gode sulla media e bassa Valtellina, ma
anche un interessante scorcio sui Corni Bruciati, torniamo al laghetto
e da qui scendiamo alle numerose baite dell'alpe (m. 1947), sul cui
limite occidentale è collocata una bella fontana.
Questo
può essere il luogo ideale per guardare con attenzione le cime
che dominano l'ampio terrazzo retico che abbiamo percorso dall'alpe
Poverzone fino a qui, vale a dire, da est, il monte Canale (m. 2522),
il Sasso Bianco (m. 2490, riconoscibile per il caratteristico colore
delle sue roccette terminali) ed il monte Caldenno (m. 2669), che chiude,
a nord-nord-ovest, la testata del versante.
Ci attende ora una lunga discesa, anch'essa interamente servita da una
carrozzabile. Ci portiamo sul lato occidentale della valle che dall'alpe
scende a Castione (cioè della Valle del Boco,o Bocco, percorsa dal torrente
Vendolo) e perdiamo rapidamente quota, inanellando tornante su tornante
sull'ampio dosso che separa la Valle del Bosco dalla Valle di Postalesio,
raggiungendo il bel maggengo di Pra' Lone (m. 1028) e, più in
basso, il parcheggio dove parte il sentiero che percorre la riserva
naturale delle Piramidi di Postalesio. Qualche tornante ancora e siamo
al centro di Postalesio (m. 516). All'uscita del paese, invece di proseguire
verso la piana della Media Valtellina, imbocchiamo la strada panoramica
che giunge da Polaggia di Berbenno e prosegue, verso est, in direzione
di Castione Andevenno, che raggiungiamo dopo aver di nuovo attraversato
il torrente Vendolo (termine che deriva da una voce preariana che significa “frana”). Da Castione la panoramica prosegue, oltre la frazione
Grigioni, verso oriente, toccando altre caratteristiche frazioni (Moroni e Piatta), fino a Triangia, dove l'anello si chiude.
Questo percorso è particolarmente consigliabile a primavera avanzata
ed in autunno, ma anche in estate ed all'inizio dell'inverno, prima
che consistenti nevicate lo rendano impraticabile, riserva grandi soddisfazioni.
Panorama occidentale dal colle di Triangia
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