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I motivi di interesse legati ad
una visita a Tirano e dintorni sono molteplici, e quelli qui citati
non sono che un esempio. Il "punt di sass", innanzitutto, che si
trova staccandosi dalla ss. 38 sulla destra, all'altezza della
stazione ferroviaria di Villa di Tirano. Si tratta di un ponte di
origine medievale, che serviva a collegare Villa a Stazzona, prima
che eventi alluvionali deviassero il corso del fiume Adda. |
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La chiesa di S. Antonio da
Padova, che si incontra entrando nell'abitato di Villa di Tirano
(cioè staccandosi dalla ss. 38 sulla sinistra), edificata fra il
1667 ed il 1671, uno dei segni dell'importanza storica di Villa,
punto d'intersezione di molteplici strade e commerci. |
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La chiesa parrocchiale di Villa,
cioè la collegiata di S. Lorenzo, edificata prima del secolo XII,
ricostruita fra il 1632 ed il 1648 e modificata fra il 1875 ed il
1880, chiesa che, sopra il portale del lato sud, datato 1592, |
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ospita una meridiana che, come
accade spesso, ci regala una pillola di saggezza di cui faremmo,
probabilmente, volentieri a meno, perché ci riporta all'ineludibile
considerazione della finitezza cui è consegnata la condizione umana. |
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L'elegante edificio che ospita la
sede comunale di Villa di Tirano |
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ed i suggestivi scorci panoramici
di cui si può godere portandosi sul lato orientale del centro del
comune. |
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Venendo al comune di Tirano, il
celeberrimo santuario della Madonna, iniziato nel 1505 (e completato
nel 1703) nel luogo in cui, il 29 settembre del 1504, la Vergine
apparve al beato Mario Omodeo, ed oggi centro della devozione
mariana in terra di Valtellina. |
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La porta milanese, aperta nelle
mura sforzesche, così denominata in quanto da qui partiva la strada
che lasciava Tirano alla volta della bassa Valtellina, del lago di
Como e del milanese. |
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Il Castello di S. Maria, o
"Castellaccio", fortificazione eretta sul lato meridionale, nei
pressi della strada per Trivigno, di importanza strategica per la
difesa del comune. |
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La torre Torelli, edificata nel
secolo XIX, nei pressi dell'omonimo palazzo, in cui visse lo
statista Luigi Torelli (1810- 1887). |
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Lo xenodochio di S. Perpetua, che
si raggiunge portandosi nella contrada Ragno (m. 463) di Villa di Tirano (la
troviamo staccandoci dalla ss. 38, se veniamo da Sondrio, appena
prima della centrale idroelettrica, quando ormai siamo in vista del
santuario della Madonna) ed imboccando la strada che sale verso
nord: al primo bivio, dobbiamo prendere a destra, percorrendo uno
stretto tratturo con fondo in cemento (conviene salire a piedi). |
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Alla chiesa, il cui campanile
risale al secolo XI, era annesso un locale che ospitava i pellegrini
in transito fra Val Poschiavo e Valtellina (xenodochio significa,
appunto, rifugio per gli stranieri o i viandanti). |
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Proprio da S. Perpetua, ottimo
terrazzo panoramico sull'abitato di Tirano, |
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possono partire alcuni itinerari
escursionistici di grande interesse. |
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La prima possibilità prevede una
salita, a piedi o in mountain-bike, all'alpe Lughina, sfruttando una
strada che, con una sede un po' stretta, ma con pendenza regolare e
priva di strappi, termina proprio all'alpe. Per imboccarla, dobbiamo
tornare sui nostri passi, scendendo lungo la pista in cemento e, al
bivio, prendere a sinistra, seguendo un segnavia del Sentiero Italia
(che, proprio sfruttando questa strada, scende dall'alpe a Tirano). |
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Si tratta di una strada che,
oltretutto, regala diversi scorci molto panoramici. |
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Dopo qualche tornante, |
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troviamo, a lato della strada,
sulla sinistra, la chiesetta di san Sebastiano (m. 735). |
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Proseguendo, |
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raggiungiamo la bella piana di Novaglia |
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(m. 893, a 3 km dalla partenza
della strada), |
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dove si trova anche una croce
che, illuminata di notte, è bel visibile da Tirano). |
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La piana merita una sosta, anche
per la sua grande panoramicità. |
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Prima di lasciarla, non manchiamo
di osservare, sull'ultima baita, |
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un'interessante meridiana, che, a
differenza di quella di Villa, non ci elargisce pillole di saggezza. |
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Il successivo nucleo di baite è
quello di Romaione, a 1109 ed a 4 km dalla partenza della strada. |
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Superata anche Piatta (m. 1223),
giungiamo alle soglie dell'alpe (m. 1464), dove troviamo un bivio: i
cartelli segnalano che la strada di destra porta ai prati dell'alpe
e permette di proseguire in territorio svizzero, mentre quella di
sinistra porta alla località Sasso (ma da essa si stacca subito il
sentiero che sale all'alpe Frantelone - si tratta del Sentiero
Italia, come è testimoniato dai segnavia bianco-rossi, che recano
talora la sigla S.I.). In alto, una ex-caserma della guardia di
finanza sembra sorvegliare chiunque transiti. |
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Possiamo, ora prendere a
sinistra, raggiungendo, in breve, il limite dei prati dell'alpe sul
versante italiano: un piccolo specchio d'acqua, al centro, regala un
riflesso suggestivo. |
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L'alpe non è molto estesa, ma
rappresenta un'oasi bucolica che si apre, quasi inaspettata, in un
versante montuoso piuttosto aspro. |
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Pochi passi ancora, e ci troviamo
ad un bivio: il sentiero che si stacca sulla destra dalla pista e
sale con serrati tornantini conduce all'alpe Frantelone, ed effettua
una lunga traversata del versante retico più alto, poco al di sotto
del confine italo-svizzero, fino a raggiungere Prato Valentino,
sopra Teglio: si tratta del Sentiero Italia, nel tratto Prato
Valentino-Tirano. |
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Noi, però, se non vogliamo
tornare al Ragno per la medesima via di salita, possiamo proseguire
sulla pista, che, in un punto, si affaccia panoramicamente su
Tirano. |
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In breve, raggiungiamo i prati
della località Sasso (m. 1442), una sorta di alpe gemella rispetto
all'alpe Lughina, ma più appartata e solitaria. |
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Poco prima che la pista termini,
dobbiamo cercare, sulla sinistra (cioè verso il limite inferiore dei
prati), una traccia di sentiero che si dirige verso la boscaglia,
diventando, poi, un sentiero più marcato, che scende diritto per un
breve tratto, per poi piegare a destra quando giunge quasi sul
ciglio di un dirupo (dove si trova anche una croce in legno). Ad un
bel tratto verso destra, ne segue uno verso sinistra, |
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finché il sentiero giunge ad
intercettare il punto conclusivo di una pista in terra battuta, in
località Stavello (m. 1252). |
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Possiamo, ora, seguire la pista
fino al fondovalle, oppure |
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scendere per alcuni tornanti,
fino a trovare una deviazione, sulla destra: |
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una pista minore ci porta, in
breve, alle baite della contrada Canova (900 metri circa). |
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Dalle baite parte una mulattiera,
che scende, con tratti talora ripidi, fino alla fascia di vigneti
sopra Villa di Tirano, rimanendo sul lato sinistro (per chi scende)
della valle Maggiore. |
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Raggiunta Villa, possiamo
prendere a sinistra, imboccando la strada che porta alla contrada
Ragno e chiudendo, dopo circa 5 ore di cammino e 1000 metri di
dislivello superati in salita, un anello di sicura soddisfazione
escursionistica. |
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Ma torniamo all'alpe Lughina, per
raccontare una seconda possibilità, che però richiede che si salga
fin qui in automobile, oppure che si utilizzi una mountain-bike. |
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Questa volta dobbiamo imboccare
la pista di destra, |
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raggiungendo il termine della
pista, in territorio svizzero: un cartello segnala la partenza di
due sentieri. Imbocchiamo quello più marcato, e pianeggiante, per la
Piana, Rossat e Cavaione. |
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Il sentiero taglia, con diversi
saliscendi, il fianco orientale del bosco della Salarsa (che scende dalle pendici della vetta Salarsa,
m. 2279), perdendo circa un centinaio di metri di quota |
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e raggiungendo, a 1350 metri, la
carrozzabile che sale ai prati della Piana. Se utilizziamo una
mountain-bike, teniamo presente che nel primo tratto della
traversata il fondo regolare permette di pedalare, seppure con
cautela: poi dobbiamo condurre per una ventina di minuti la
bicicletta a mano. |
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Risalendo verso sinistra
l'ultimo tratto della carrozzabile, ne raggiungiamo in breve la
piazzola terminale, |
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dalla quale parte una pista più
stretta, che, percorso un lungo traverso sul fianco meridionale
della val Saiento, porta al ponte di
Rossat (m. 1484). In un punto un piccolo smottamento dà l'impressione
che la pista termini, ma riprende pochi metri più a monte. |
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Il ponte ci permette di passare |
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sul lato opposto della valle, |
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dove troviamo un ripido sentiero
che ci impone di scendere di nuovo di sella, ma ci fa ben presto
guadagnare un centinaio di metri, fino ad intercettare Attraversando
il torrentello su un piccolo ponte, raggiungiamo, poi, il lato destro
idrografico della valle e, percorso un breve tratto su un sentiero,
raggiungiamo il rifugio Anzana, a 2050 metri. |
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la bella strada sterrata che, da Cavaione, sale verso l’alpe di Pescia bassa. Inizia così
una rilassante e panoramica pedalata: dalla strada, infatti, si domina
il fianco orientale della bassa valle di Poschiavo. |
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Ignorata una deviazione sulla
destra, per la Brattascia, raggiungiamo, così, i prati
dell’alpe Pescia bassa (m. 1832). Dall’alpe di Pescia bassa,
sempre seguendo la pista e portandoci di nuovo sul lato sinistro
(per noi) della valle, |
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raggiungiamo facilmente il
rifugio Anzana, posto a 2050 metri di quota, ottimo punto d'appoggio
per una sosta ristoratrice. |
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Poco più avanti, passando
per la terza volta su un ponticello il torrente, ci tirtoviamo
all'alpe di Pescia alta (m. 2054). |
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Inizia ora la seconda parte
dell'anello: se abbiamo la mountain-bike, |
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la dobbiamo porta nella risalita
del facile crinale che porta al passo del Colle o Collo d'Anzana. |
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Il passo è collocato a 2224
metri di quota, |
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e sorvegliato da una statua
della Madonnina, che saluta il nostro ritorno in territorio
italiano. |
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Lo scenario dal
passo è veramente suggestivo: verso nord-nord-ovest si impongo
i pizzi Malgina (m. 2877), Sareggio (m. 2779) e |
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Còmbolo (m. 2900),,
mentre verso sud la visuale sulla parte orientale della catena orobica
è superba. Scendiamo ora di qualche decina di metri, fino ad
intercettare il sentiero Italia e, saliti in sella, percorrerlo verso
sinistra, |
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(alcuni tratti irregolari
impongono però di scendere dalla bicicletta), |
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effettuando un lungo e
panoramico traverso, fino alle baite dell'alpe Frantelone (m. 1786), |
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dalle quali, con ripidi
tornanti, |
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si torna, |
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dopo aver salutato la croce posta
sul dirupo che guarda a Tirano, |
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all'alpe Lughina, percorrendo il
Sentiero Italia |
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(il tratto dalla croce dell’alpe
Frantelone all’alpe Lughina va percorso scendendo di sella). |
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Chiudiamo così, in circa 5 ore
di pedalata (se partiamo da Tirano, 3 se partiamo
da Lughina) un anello intorno ai fianchi della vetta Salarsa (che fra l’altro,
al ritorno, possiamo facilmente guadagnare, se ne abbiamo il tempo,
a piedi, salendo a vista: saremo ripagati della fatica supplementare
dal superbo panorama che ci offre). L'anello percorso a piedi partendo
dall'alpe Lughina richiede anch'esso circa 5 ore di cammino.
Una variante importante di questo anello, che lo allunga di molto ma
permette di salire con pendenze meno severe, è la seguente: entriamo
in territorio svizzero dal confine di Piattamala, che raggiungiamo in
breve da Tirano, proseguiamo fino a Campascio, imbocchiamo qui la strada
per Cavaione e seguiamola fino alle alpi di Pescia bassa ed alta. Questa
variante permette anche un ulteriore originale anello: se non vogliamo
passare per il colle d’Anzana, torniamo per la medesima strada,
fino alle baite della Remita (m. 1550 circa), dove un cartello indica
il sentierino che scende ripido al ponte di Rossat. Da qui, percorrendo
in senso inverso l’itinerario sopra descritto, guadagniamo l’alpe
Lughina, per poi scendere alla Madonna di Tirano. Questo secondo anello
potrebbe essere denominato “Anello di Lughina”.
Ma le possibili varianti non finiscono qui. Scesi dal colled’Anzana,
invece di percorrere il sentiero Italia in discesa, verso sinistra,
possiamo dirigerci a destra, aggirando il fianco meridionale del pizzo
Cancano e portandoci appena sotto la sella del passo del Meden. Di qui,
salendo in sella, possiamo effettuare una bella traversata in direzione
sud-ovest, fino a giungere ad intercettare la pista che da Prato Valentino
sale verso la parte terminale degli impianti di risalita. Scesi a Prato
Valentino, caliamo comodamente su Teglio seguendo la strada asfaltata,
per poi scendere alla ss 38 e tornare a Tirano. Quest’ultima variante,
però, è riservata a coloro che abbiano un ottimo allenamento
ed altrettanto ottime capacità di resistenza. |
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