Fra Italia e Svizzera, un anello che parte da Tirano e percorre l'alta val Saiento (valle di Poschiavo)
ALTRE ESCURSIONI A VILLA DI TIRANO
Villa di Tirano
rappresentare un punto di riferimento importante per i cultori della
mountain-bike: da qui, infatti, possono partire un paio di circuiti
di grande interesse. Il primo, più breve, rimane interamente
in territorio italiano, parte da Tirano, sale all’alpe Lughina,
effettua una traversata ai prati del Sasso e scende a Villa di Tirano;
il secondo, molto più lungo, ci porta, invece, in territorio
svizzero, e precisamente in val Saiento, la prima laterale che incontriamo,
sulla sinistra, entrando in valle di Poschiavo.
Ma procediamo con ordine. Chi proviene da Sondrio e giunge in vista
della Madonna di Tirano, se presta attenzione sul lato sinistro della
strada vedrà, prima della centrale idroelettrica, un cartello
che indica lo svincolo per la frazione Ragno (m. 463).
Possiamo cercare
qui il parcheggio per l’automobile, iniziando poi la salita verso
l’alpe Lughina. Seguendo le indicazioni ed ignorando la stradina
che si stacca, sulla destra, alla volta dello xenodochio di santa Perpetua,
cominciamo, infatti, a salire su una strada asfaltata che ha una pendenza
molto regolare e che porta, in successione, alla chiesetta di san Sebastiano (m. 735), alla bella piana di Novaglia (dove si trova anche
una croce che, illuminata di notte, è bel visibile da Tirano),
alle località Romaione e Piatta (m. 1223) ed, infine, ai prati dell’alpe
Lughina, quasi nascosti dai boschi circostanti (m. 1464).
All’alpe
si può giungere anche per un diverso tracciato, partendo da Villa
di Tirano. Raggiungiamo
la piazza del paese, dove troviamo la chiesa parrocchiale di san Lorenzo
(m. 406), sul cui lato di sud-est una bella meridiana ci ricorda l’inesorabilità
dello scorrere del tempo. Oltrepassati la chiesa ed il cimitero, raggiungiamo,
dopo una breve salita, una piazzola, dove possiamo lasciare l’automobile,
per incamminarci su un ripido tratturo con fondo in cemento, la via
per la Valle Maggiore. Seguendo il tratturo, incontriamo una passerella
che ci permette di passare sul lato opposto (destro, per noi) del torrentello,
dove troviamo subito la partenza di una mulattiera, dalla pendenza severa,
che raggiunge il limite della selva sopra Villa e la risale con diversi
tornanti, raggiungendo, a quota 844 metri, le baite della località Case Piazzi.
Fin qui abbiamo dovuto condurre a mano la bicicletta. Dalle
Case Piazzi, seguendo una stradina che se ne stacca sulla destra, saliamo
ad intercettare una carrozzabile che proviene dalla contrada Ragno (possiamo,
quindi, iniziare la salita anche da qui, senza mai scendere dalla bicicletta)
e raggiunge le baite di Stavello (m. 1157), poco oltre le quali termina,
lasciando il posto ad un sentiero che, con un paio di tornanti, guadagna
i 1452 metri dei prati della località Sasso. Anche questo tratto
(mezzora di cammino circa) va percorso conducendo la bicicletta a mano. Dal
Sasso imbocchiamo, sulla destra, una nuova pista che, in breve, ci porta,
ignorata un sentiero che se ne stacca sulla sinistra (con segnavia bianco-rossi:
si tratta del sentiero Italia che sale a Frantelone e che utilizzeremo
nella seconda parte dell’anello), ai prati dell’alpe Lughina.
I due percorsi possono, quindi, essere combinati ad anello, scegliendo
il senso preferito (se si scende dal Sasso, però, si badi a trovare
il sentiero, che parte poco più ad ovest e più in basso
rispetto ad una baita in legno).
Torniamo all’alpe Lughina, punto
di partenza del secondo anello (possiamo raggiungerla in bicicletta,
ma anche, se abbiamo poco tempo, in automobile). L’alpe regala
alcuni scorci incantevoli, ed è ingentilita da un piccolo specchio
d’acqua al centro dei prati. Il limite opposto, rispetto a quello
raggiunto dal Sasso, è già in territorio svizzero. A questo
limite possiamo giungere staccandoci sulla destra dalla strada appena
sotto l’alpe, seguendo il cartello per Pescia bassa e passando
sotto il severo rudere dell’ex caserma della Guardia di Finanza.
Raggiunto, così, il lato settentrionale dell’alpe, dove
la strada termina, troviamo, nei pressi dell’ultima baita, già
in territorio svizzero, un cartello che segnala due sentieri: uno scende,
sulla destra, alla località Scala (m. 938), mentre il secondo,
che percorreremo, taglia, con diversi saliscendi, il fianco orientale
del bosco della Salarsa (che scende dalle pendici della vetta Salarsa,
m. 2279), perdendo
circa un centinaio di metri di quota e raggiungendo, a 1350 metri, la
carrozzabile che sale ai prati della Piana. Solo nel primo tratto della
traversata il fondo regolare permette di pedalare, seppure con cautela:
poi dobbiamo condurre per una ventina di minuti la bicicletta a mano.
Risalendo verso sinistra l’ultimo tratto della carrozzabile, ne
raggiungiamo in breve la piazzola terminale, dalla quale parte una pista
più stretta, che, percorso un lungo traverso sul fianco meridionale
della val Saiento, porta al ponte di Rossat (m. 1484).
Passati sul lato opposto della valle, troviamo un ripido sentiero che
ci impone di scendere di nuovo di sella, ma ci fa ben presto guadagnare
un centinaio di metri, fino ad intercettare la bella strada sterrata
che, da Cavaione, sale verso l’alpe di Pescia bassa. Inizia così
una rilassante e panoramica pedalata: dalla strada, infatti, si domina
il fianco orientale della bassa valle di Poschiavo. Ignorata una deviazione
sulla destra, per la Brattascia, raggiungiamo, così, i prati
dell’alpe Pescia bassa (m. 1832). Dall’alpe di Pescia bassa,
ci portiamo facilmente a quella di Pescia alta (m. 2054). Attraversando
il torrentello su un piccolo ponte, raggiungiamo, poi, il lato destro
idrografico della valle e, percorso un breve tratto su un sentiero,
raggiungiamo il rifugio Anzana, a 2050 metri.
Dobbiamo ora, con un ultimo sforzo, guadagnare, spingendo la bicicletta,
il passo del colle (o collo) d’Anzana, posto, a sud del rifugio,
a 2224 metri di quota, e sorvegliato da una statua della Madonnina,
che saluta il nostro ritorno in territorio italiano. Lo
scenario dal passo è veramente suggestivo: verso nord-nord-ovest
si impongo i pizzi Còmbolo (m. 2900), Malgina (m. 2877) e Sareggio
(m. 2779), mentre verso sud la visuale sulla parte orientale della catena
orobica è superba. Scendiamo ora di qualche decina di metri,
fino ad intercettare il sentiero Italia e, saliti in sella, percorrerlo
verso sinistra, (alcuni tratti irregolari impongono però di scendere
dalla bicicletta), effettuando un lungo e panoramico traverso, fino
alle baite dell’alpe Frantelone (m. 1786), dalle quali, con ripidi
tornanti, si torna all’alpe Lughina (il tratto dalla croce dell’alpe
Frantelone, o Croce dei Finanzieri, all’alpe Lughina va percorso con grande attenzione).
Chiudiamo così, in circa 5 ore (se partiamo da Tirano, 3 se partiamo
da qui) un anello intorno ai fianchi della vetta Salarsa (che fra l’altro,
al ritorno, possiamo facilmente guadagnare, se ne abbiamo il tempo,
a piedi, salendo a vista: saremo ripagati della fatica supplementare
dal superbo panorama che ci offre).
Una variante importante di questo anello, che lo allunga di molto ma
permette di salire con pendenze meno severe, è la seguente: entriamo
in territorio svizzero dal confine di Piattamala, che raggiungiamo in
breve da Tirano, proseguiamo fino a Campascio, imbocchiamo qui la strada
per Cavaione e seguiamola fino alle alpi di Pescia bassa ed alta. Questa
variante permette anche un ulteriore originale anello: se non vogliamo
passare per il colle d’Anzana, torniamo per la medesima strada,
fino alle baite della Remita (m. 1550 circa), dove un cartello indica
il sentierino che scende ripido al ponte di Rossat. Da qui, percorrendo
in senso inverso l’itinerario sopra descritto, guadagniamo l’alpe
Lughina, per poi scendere alla Madonna di Tirano. Questo secondo anello
potrebbe essere denominato “Anello di Lughina”.
Ma le possibili varianti non finiscono qui. Scesi dal colled’Anzana,
invece di percorrere il sentiero Italia in discesa, verso sinistra,
possiamo dirigerci a destra, aggirando il fianco meridionale del pizzo
Cancano e portandoci appena sotto la sella del passo del Meden. Di qui,
salendo in sella, possiamo effettuare una bella traversata in direzione
sud-ovest, fino a giungere ad intercettare la pista che da Prato Valentino
sale verso la parte terminale degli impianti di risalita. Scesi a Prato
Valentino, caliamo comodamente su Teglio seguendo la strada asfaltata,
per poi scendere alla ss 38 e tornare a Tirano. Quest’ultima variante,
però, è riservata a coloro che abbiano un ottimo allenamento
ed altrettanto ottime capacità di resistenza.
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